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50MILA EURO SE SEI SQUALIFICATO ALLA GRANFONDO? SONO POCHI, FACCIAMO 200MILA


La Granfondo Sportful Dolomiti Race ha reso nota la propria presa di posizione in seguito alla positività del vincitore dell’edizione 2019. Come si legge nel comunicato stampa emesso dal comitato organizzatore della manifestazione di Feltre, se la sospensione in via cautelare dovesse trasformarsi in squalifica, il corridore dovrà versare la somma di 50.000 euro a titolo di risarcimento del grave danno arrecato all’immagine dell’evento.

Ivan Piol, presidente del comitato organizzatore, afferma: “Una somma che, sempre da regolamento, sarà devoluta a favore della pratica sportiva giovanile. Vorrà dire che, se la sospensione verrà trasformata in squalifica, potremo comprare finalmente un pulmino nuovo ai giovanissimi della nostra scuola di mountain bike”.

Questa del risarcimento economico è una regola condivisa da alcune delle manifestazioni amatoriali più importanti in Italia. Il mese scorso, anche la Nove Colli ha chiesto un indennizzo di 50mila euro a un corridore risultato positivo. Anche lì, in caso di squalifica, la somma versata verrà devoluta all’attività giovanile.

Sicuramente, l’inserimento delle multe con delle somme alte possono essere un buon deterrente per far sì che dei semplici amatori possano non ricorrere al doping. A nostro modo di vedere, però, la cifra non è sufficientemente alta. La mia proposta, verso gli organizzatori di tutte le Granfondo di tutta Italia, è quella di chiedere almeno la somma di 200.000 euro come risarcimento danni. Vi sembra una cifra troppo elevata? Io dico di no. E vi spiego il perché.

1 – Partiamo da un presupposto. Purtroppo, il ciclismo amatoriale è profondamente cambiato nel corso degli ultimi anni. Ormai, la maggior parte delle persone che partecipano a una Granfondo sono paragonabili a dei professionisti, in quanto hanno dei benefit molto importanti, a cominciare dalle iscrizioni alle manifestazioni, che non vengono pagate dal portafogli del corridore, fino al materiale tecnico e – nei casi più importanti – anche ai viaggi per raggiungere la gara.

2 – In questo sistema, l’amatore non paga nulla. Di conseguenza, non è più definibile un cicloamatore, ovvero una persona che ama la bicicletta e per questo motivo decide di pedalare a una gara. Come si può definire questo tipo di persona? Un semi-professionista?

3 – Un ciclista amatore positivo all’antidoping non fa un danno solo agli organizzatori, ma lo fa anche a tutti coloro che hanno partecipato alla gara. Tutti coloro che hanno pedalato nelle retrovie, con il vero spirito amatoriale, hanno tutto il diritto di sentirsi presi in giro.

4 – Si dice spesso che il ciclismo amatoriale debba essere di aiuto quello giovanile. In passato si è parlato tante volte del fatto che bisognerebbe devolvere due euro per ogni iscritto alle granfondo all’attività giovanile. A volte si è fatto, altre volte no. Se si pagassero queste somme ogni qualvolta che un corridore viene trovato positivo a una manifestazione amatoriale, veramente il ciclismo giovanile italiano potrebbe rilanciarsi.

5 – La normativa che prevede che tutti i cicloamatori trovati positivi all’antidoping non possano più prendere parte a vita alle manifestazioni ciclistiche, non è un deterrente sufficiente, purtroppo. Di conseguenza, facciamo mettere mano al portafogli. E facciamo anche in modo tale che queste persone non risultino come nullatenenti: ma qui entriamo nell’ambito prettamente legale.

Dal Regolamento della Sportful Dolomiti Race 2019 (approvato dalla FCI), paragrafo “Requisito Etico”, ultimo comma: “In caso di positività ai controlli antidoping effettuati alla Sportful Dolomiti Race, ovvero di positività accertata nei 6 (sei) mesi successivi la Granfondo il concorrente è tenuto a corrispondere al Comitato Organizzatore, a titolo di risarcimento del grave danno arrecato all’immagine dell’evento, la somma di € 50.000,00 (euro cinquantamila/00). Ove appartenente ad una associazione sportiva, quest’ultima sarà solidalmente obbligata al pagamento di tale sanzione. La somma sarà devoluta a favore della pratica sportiva giovanile”.

 

A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine

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2 Commenti

  1. Non sono d’accordo con la frase “Ormai, la maggior parte delle persone che partecipano a una Granfondo sono paragonabili a dei professionisti”.
    Nella mia esperienza gli pseudo-professionisti sono una minoranza. La maggior parte dei granfondisti (tra cui me) corre per migliorare il proprio tempo o sfidare gli amici (il trionfo dello sport amatoriale per come lo intendo io) e spesso prende l’occasione della gara per farsi un week end fuori porta con la famiglia.
    Piuttosto il mio dubbio è come mai certi personaggi lasciano il ciclismo pro per dedicarsi alle Gf. Dove sta la loro convenienza?

    • Federico Filippi

      La convenienza sta che alcuni ex non trovando nuovi contratti,passano nel mondo amatoriale,essendo stipendiati e spesati,una cosa vorrei dire i controlli e multe li farei anche nelle gare a circuito.buona giornata

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