Sei anni dopo le confessioni di Lance Armstrong, il suo storico direttore sportivo Johan Bruyneel ha accettato di parlare dei metodi di doping adottati durante il dominio del texano al Tour de France, tra il 1999 e il 2005, con la US Postal Service e la Discovery Channel.
Bannato a vita dall’UCI da tutte le competizioni sportive, il direttore sportivo belga ha voluto esprimere la sua opinione sul periodo da lui vissuto. “Come corridore, ho corso negli anni in cui si faceva uso di EPO. L’affaire Festina non ha cambiato le abitudini nel gruppo: un mese dopo che la squadra aveva abbandonato il Tour, nel 1998, tutti noi eravamo al Giro di Spagna e ci siamo subito resi conto che nulla era cambiato in gruppo”.
Bruyneel spiega anche che “l’uso dell’EPO non era un tabù, era un prodotto non rilevabile e facilmente disponibile. Tutti i vincitori del Tour hanno utilizzato metodi non tracciabili che erano disponibili per loro nel momento in cui stavano gareggiando. Il nostro obiettivo, come staff, era quello di mantenere i corridori sani, in modo tale che nessun corridore possa essere trovato positivo, e l’unico dottore in grado di mantenere basso il loro ematocrito era Michele Ferrari”.
Bruyneel ha poi parlato del fatto che uno dei suoi ex corridori, David Zabriskie, ha dichiarato di essere stato costretto a prendere l’EPO: “è una grande bugia, erano sempre i corridori a chiedere sostanze. All’epoca c’erano giovani corridori che ci imploravano di far parte del nostro programma medico”.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine