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Credit photo: pagina Facebook Giro E

GIRO DI COMMENTI – NON LAVORATE, PASSA IL GIRO E!


Le giornate al Giro d’Italia sono lunghe e spesso bisogna avere tanta pazienza, ma a volte è davvero difficile restare tranquilli quando bisogna lavorare. In questa edizione della corsa rosa, rispetto ad altre che si sono svolte in passato, non ci sono dei trasferimenti lunghissimi, ma oggi è stata una di quelle giornate infinite, dove davvero bisogna dare fondo a tutta la propria pazienza.

La sveglia, a Ponte di Legno, suona presto, e così mi infilo di corsa in macchina con ancora mezza fetta biscottata in bocca per raggiungere il più velocemente possibile Anterselva. Ci vogliono quasi 3 ore. Va bene, partiamo. Il viaggio va bene e mi concedo anche il lusso di una sosta fisiologica, in fondo sono le ore 12:30 e la corsa è appena partita: tra mezz’ora sarò in cima ad Anterselva, quindi non farò la fine che hanno fatto quelli dell’ammiraglia della Jumbo-Visma.

Passano un bel po’ di chilometri infiniti e, circondati da un paesaggio bucolico, davanti a me trovo un traffico che potrebbe quasi fare invidia a Roma, la mia città. Tutti fermi, incolonnati, non si muove nessuno. Insieme a me ci sono tanti altri mezzi con il pass “stampa” attaccato al parabrezza della macchina: proviamo a suonare, ma la coda è talmente lunga che non ne vediamo la fine.

Per fare gli ultimi 25 km che ci dividono da Anterselva, trascorre un’ora e mezza. Se fossi andato in bicicletta, penso, ci avrei messo meno tempo. Però, in effetti, la salita di Anterselva è complicata per me che non sono proprio uno scalatore, e allora mi viene da pensare che forse, con la bici elettrica, ce l’avrei fatta.

Veniamo poi a scoprire che tutto quel traffico, così stridente con le montagne che ci circondano, si era creato a causa del passaggio del Giro E. Il Giro d’Italia delle e-bike. Sia chiaro, io non ce l’ho con loro, anzi: la tecnologia va avanti, è necessario promuovere le e-bike e il Giro E aggiunge ulteriore colore alla corsa rosa. Mi domando però: perché chiudere completamente la strada già un’ora prima del loro passaggio, anche ai mezzi accreditati?

Per carità, in sala stampa vedo tanti giornalisti che vengono portati in giro dal loro autista personale. ma noi, che facciamo parte di quella generazione nata molti anni dopo di loro, dobbiamo già ringraziare il Signore che abbiamo la possibilità di seguire la corsa rosa dal vivo. Altrimenti sarebbe stato facile: uno guida e io scrivo al computer. La sala stampa me la faccio in macchina. Ma se bisogna anche guidare, non si può anche scrivere. A meno che non entriamo a far parte della categoria degli scroccatori dei passaggi in macchina, quelli che vanno in giro con il pass al collo chiedendo disperatamente passaggi ai colleghi. A loro va bene anche arrivare 5 minuti prima dell’arrivo, l’importante è arrivare. Sono un po’ come il gruppetto dei velocisti nelle tappe di montagna.

Dopo che il nostro viaggio di tre ore si è trasformato in un trasferimento di 5 ore, mi chiedo solo se non possa esserci un po’ di elasticità in più – da parte di chi controlla il percorso – verso chi lavora. Non chiediamo di passare durante il Giro E o durante la corsa, ma semplicemente arrivare al traguardo ad un orario decente. Qualora non fosse proprio possibile, ci muniremo di bici elettrica: non è il caso di oggi, ma in ogni tappa è necessario farsi in media 2 o 3 km a piedi per raggiungere i bus. Bel modo di tenersi in forma.

 

Da Anterselva, Carlo Gugliotta per InBici Magazine

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