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15 ANNI SENZA PANTANI: IL RICORDO DI MARIO CHIESA


A quindici anni dalla scomparsa di Marco Pantani abbiamo chiesto a Mario Chiesa, per quattro anni compagno di squadra del Pirata, di condividere con noi i suoi ricordi.

Professionista per dieci stagioni, nove delle quali alla Carrera, fu un prezioso gregario e dal 1992 al 1996 ebbe la fortuna di assistere agli esordi dell’astro nascente Pantani:“Marco è arrivato in punta di piedi. Vedevi chiaramente che era uno che aspirava ad arrivare ai vertici e già al Giro d’Italia del 1993, abbandonato a causa di una tendinite, aveva dimostrato di poter essere lì con i migliori al mondo. Era uno che sapeva benissimo quello che desiderava ed era sempre pronto a scommettere su se stesso. Aveva l’agonismo nel sangue tanto da voler essere il migliore in tutto. In merito a questo mi è rimasto in mente un episodio. Marco ogni tanto ci invitava a pescare a Cesenatico su una barca, tra l’altro mi pare nominata pirata, e una volta sono riuscito a pescare più pesci di lui. Marco si era arrabbiato perché voleva primeggiare anche in questa piccola sfida”.

“Alcune volte però – continua Chiesa – era una persona molto insicura e dovevi continuamente ripetergli le cose. Ricordo ancora ad esempio che durante la tappa con arrivo al Alpe d’Huez andai più volte davanti per tirare e cercar di contenere il distacco dalla fuga, in modo che Marco potesse giocarsi le sue carte sull’ascesa finale ma lui, magari anche per il rispetto nei confronti degli altri campioni presenti, era incerto e alla fine ha perso l’attimo giusto. Alla sera ci siamo confrontati anche con il direttore sportivo e gli abbiamo fatto capire che quel giorno avrebbe potuto tranquillamente vincere. Noi suoi compagni vedevamo come andava ma lui molto probabilmente non si era ancora reso conto di chi era”.

Con le prime vittorie però arrivò anche per Marco più consapevolezza nei propri mezzi: “Dal 1994 in poi è diventato più sicuro di se e alcune volte era quasi spavaldo. Nonostante avesse acquisto questa certezza di essere un campione con noi si mostrava una persona molto brillante e molto di compagnia. Aveva doti fuori dal comune ma era anche molto pignolo nella preparazione della bicicletta e molte volte andava in giro con la sua chiavetta nella tasca della maglia”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mario Chiesa

a cura di Davide Pegurri – Copyright © INBICI MAGAZINE

 

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