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6 BUONE RAGIONI PER FARSI PORTARE IN GIRO DALLA HUSQVARNA GRAN GRAVEL 6


Per quelli della mia generazione cresciuti a pane, burro e regolarità (ora noto ai più come Enduro), evocare il nome di Husqvarna era come invocare il nome di Dio invano. Avevamo una sorta di adorazione estatica per quelle creature che venivano dalle brughiere svedesi sfocate dalla scighera, così eteree che le dee cantate dalle saghe norrene al confronto erano delle Majorettes (con tutto il rispetto per quest’ultime) . Insomma le abbiamo sognate, desiderate e spesso anche guidate: il fascino delle svedesi non si fermava solo ai lidi romagnoli, quelle erano il sogno dei ragazzi che facevano le vasche sul Viale Ceccarini a Riccione, noi  portavamo quelle fatte di metallo a ballare con una boccetta di Castrol al profumo di ricinato su e giù per le mulattiere.

Poi i tempi non sono immobili e dalle moto siamo passati a tritare le stesse mulattiere con le biciclette e così abbiamo messo nell’archivio ricordi le cavalcate sulle Husqvarna. Questo fino all’anno scorso, visto che il marchio è ritornato sul mercato Ebike con una collezione corposa e giustamente votata al fuoristrada dato il lascito storico del marchio senza tralasciare essendo nordica modelli per un uso trekking, city e Gravel. Giustappunto della Gran Gravel 6 mi sono preso cura in questo periodo di fine estate, per valutare l’indole fuoristradistica e tuttofare che Husqvarna tiene a catalogo.

Devo dire che la foto sul sito non rende onore al prodotto: né al colore cachi che dal vivo ricorda il verde ovviamente opaco utilizzato dalle biciclette militari, con un tocco di arancio sbarazzino a sottolineare che comunque per strada ci sa andare nè al telaio piacevolmente slooping che mi porta alla mente un aereo da combattimento svedese ( guarda caso)  il SAAB 37 Viggen apoteosi del triangolo isoscele. Insomma fascino ne ha, indubbiamente fuori dal coro del gravel: non passa inosservata anche se qualche detrattore potrebbe contestare la batteria semi-integrata, forse ritenuta non più idonea ai moderni stilemi. questo fatto non mi disturba e mi ricorda un serbatoio supplementare di un caccia in missione…

Il tutto è ben realizzato, le saldature del telaio in alluminio ben eseguite all’insegna della sobrietà nordica sostenute dalla scelta di un
pacchetto motore/freni/trasmissione Shimano che come sempre garantisce un funzionamento senza alcun intoppo. il motore supportato da una batteria come ho detto semi-integrata da 504 W è l’unità STePS DU-E7000, 250W, 60Nm: parco nei consumi e sufficientemente potente per questo genere di Ebike: ho raggiunto picchi di autonomia impensabili, tanto che mi sarei fermato prima io… il display è SC-E7000, LED-Display, ANT+ & Bluetooth ad oggi un riferimento per ingombri e posizionamento al manubrio. Le informazioni sono esaustive, si leggono  bene anche in condizioni di luce balorda, cosa desiderare di più? Quello che ho apprezzato tantissimo per il funzionamento per la precisione, la silenziosità e la rapidità di azionamento è il GRX ST-RX815 Dual Control: con la leva sinistra si comanda l’assistenza motore e con la destra il deragliatore.

Puro controllo in ogni situazione, non devi togliere la mano dal manubrio Chapeau! un dettaglio che nelle situazioni fuoristradistiche più hardcore fa la differenza. il pacchetto ruote/pneumatici è stato affidato con giudizio a due colossi del settore: DT Swiss G1800 Spline, Centerlock, 12×100/12x142mm e Schwalbe G-One Bite, Performance, Race Guard, 40-622, 28×1.50, l’asse elvetico – germanico vince a mani basse. Dimenticavo che ogni tanto i freni li usiamo… gli Shimano BRX810 sono di corredo nel pacchetto e non ti tradiscono nonostante non abbiano un diametro monstre. Piacevolmente di impronta brutalista la piastra paracolpi a protezione del motore che sottolinea l’amore della Gran Gravel per il fuoristrada anche cattivo. Il tutto gestito dall’app E-TUBE che dal nostro smartphone ci permette di impostare l’assistenza motore dando ai tre livelli la potenza che riteniamo la più corretta per la nostra gamba e la velocità di cambiata a nostro piacimento. Ordunque,  è tempo di salire in sella. Batteria carica,  appoggi e pressione gomme ok sono pronto per una gita di due giorni dove percorrerò più di 320 chilometri. Da tempo mi batteva in capo l’idea di fare dal Lago Maggiore al lago di Lecco senza toccare statali e provinciali, cercando di stare il più possibile fuoristrada ed utilizzando ciclabili negli attraversamenti, inevitabili, delle città.

Quindi ho preparato le borse da bikepacking con tutto il minimo necessario per il viaggio. La nostra Gran Gravel 6 si dimostra accogliente grazie al suo telaio slooping ed alla denigrata batteria semi integrata che non dava per nulla impiccio alla borsa da telaio. La borsa sotto sella è capiente come il gonnellino di Eta Beta (l’amico alieno di Topolino) a momenti ci sarebbe stato lo smoking… il mio timore malcelato era legato all’autonomia: quanti chilometri avrei percorso con la prima ricarica? Ho impostato il livello Eco in modalità Low, Trail in medium e Boost in High, visto che di dislivello avrei avuto solo un migliaio di metri o poco più perché a parte i primi chilometri  che mi sarei giocato nel parco dei Lagoni di Mercurago, il resto sarebbe stato pianeggiante fino ad Inzago dove avrei affrontato il percorso della Maresana Van Vlaanderen, bellissimo raduno gravel che ha lasciato orfani gli appassionati lombardi poiché quest’anno è stato cancellato.

Avrei seguito il corso di due fiumi importanti del nostro paese, il Ticino e l’Adda e corsi d’acqua costruiti dall’ingegno dell’uomo il canale Villoresi, il Naviglio Grande ed il Naviglio Martesana dove avrei affrontato i Muur dell’Adda. Al ritorno avrei invece fatto un giro nella una volta verde Brianza Lecchese sulle tracce della Maratona della Brianza per scender poi nel parco di Montevecchia e del Curone, perdermi (metaforicamente) nella valle del Lambro attraversando il parco di Villa Reale a Monza e rischiando la vita sulle ciclabili (?) milanesi per riprendere il Naviglio Grande e come una trota marmorata risalire il corso del ticino.

Una due giorni intensa dove avrei avuto modo di trovare tutte le condizioni per esprimere un giudizio il più oggettivo possibile.

Così ho fatto, un viaggio . Due giorni che mi hanno dato ottimi spunti di riflessione oltre che una adeguata stanchezza, mitigata da una soddisfazione malcelata da un sorriso che proprio non se ne voleva andare. Ho così pensato a sei buone ragioni per fare della Gran Gravel 6 la compagna di merende.

Prima buona ragione

Ottima posizione in sella: tutto sotto controllo e un confort ed una capacità di carico pari a quella di una Volvo 240 SW GLE MY 1980 giusto appunto per rimanere nel regno di Svezia, per fortuna la Gran Gravel 6 è agli antipodi per consumi.

Mi sono trovato a mio agio immediatamente dai primi metri che ho affrontato fuoristrada. Di per sé non è un peso piuma e con il bagaglio ho aggiunto ancora peso. Il primo giorno sono stato in sella per più di otto ore e il giorno dopo oltre le nove: non ho avuto danni collaterali al soprasella né tantomeno a collo e schiena che se sollecitati da una posizione poco comoda per farli zittire ti tocca un bagno nell’arnica.

Seconda buona ragione

Buon rapporto qualità/prezzo: a listino la Gran Gravel 6 per portarla a casa sono necessari 4.799 € e visto il montaggio di livello non lo trovo fuori luogo. Tutti i componenti sono di buona qualità, non hanno lesinato nemmeno su quelli marchiati Husqvarna, robusti e affidabili.

Terza buona ragione

Precisione di guida: la forcella si è dimostrata precisa e complici le ruote da 700 si opera per rendere le asperità del percorso meno sensibili alle nostre mani. Piacevolmente stabile in ogni condizione e avendo un reach pronunciato, un carro di 440mm la rendono una mangiaostacoli in salita degna di una skyrunner. Anche sui sentieri votati al trail in discesa ti permette evoluzioni da caccia intercettore ovviamente stando accorti sui comandi e sui pneumatici che sono il punto sensibile della Ebike: a quando dei bei salsicciotti dedicati così che potremo abbassare le pressioni e salvare i cerchi visto le prestazioni dei pneumatici G-One di Schwalbe?

Quarta buona ragione

La drive unit: il pacchetto Shimano non ha controindicazioni. L’unità E 7000 a parte un simpatico ronzio quando lo mettete alla frusta sulle assistenze elevate, non tradisce. Fa ciò che dichiara: i 60nm ci sono tutti e grazie alla spaziatura del cambio azzeccata ne avrete a sufficienza.  Unico appunto ridurrei la corona di un paio di denti: in tal modo Il GRX ottimo prodotto efficace in tutte le situazioni, anche nel fango si difende benissimo, permetterebbe di sfruttare al meglio l’assistenza offerta dall’unità. Considerato che smette di spingere oltre i fatidici 25Km orari, opterei per un aiutino sui tratti più ripidi nelle assistenze basse, quando magari abbiamo le borse da bike packing piene quasi da scoppiare. nota di merito: i freni sono quanto di meglio si possa avere e lo dico dai miei novanta chili di peso.

Quinta buona ragione

Nata per viaggiare: quando penso ad una gravel penso ad un mezzo che mi porti in giro e mi faccia perdere lungo strade e tratturi sconosciuti, facendomi assaporare la bellezza che la velocità ci nasconde; una compagna di viaggio deve essere affidabile e curiosa esattamente come lei.

Per cui è una vera multitasking, potrebbe essere anche un mezzo da utilizzo a trecentosessanta gradi: buona per il tragitto casa lavoro, bastano solo le luci che comunque ogni viaggiatore ha nel corredo visto che il kit di borse da bikepacking vanno di default essendo meno invasive delle borse laterali sul portapacchi. Ottima per una sgroppata nel fine settimana alla volta di nuovi itinerari. La mia visione del Gravel è più orientata verso un cocktail di XC/trail con una spruzzata di strade bianche e un poco di asfalto come se fosse la scorza di limone a decoro, la Gran Gravel 6 è lo shaker perfetto per ogni E-Graveltender che si rispetti. visto che di eGravel si tratta, la batteria da 504W offre un autonomia superiore ad ogni ragionevole dubbio. Il primo giorno ho percorso 163 km con 1250 m di dislivello positivo mantenendo una media di 27,3 km/H ed avevo ancora il 40% rimanente, il giorno seguente ho sfiorato i 160 km percorsi con 1870m di dislivello e sono arrivato davanti al portone di casa con il 25% perché ho messo in boost per digerire l’ultima salita. Sono finito io prima della batteria… Come avrebbe detto Forrest Gump “sono un poco stanchino”.

Sesta buon ragione

Una sana critica costruttiva: nessuno visto da vicino è perfetto e la Gran Gravel 6 un paio di pecche le ha. Non sono previsti attacchi per i portaborracce e su un prodotto di questo tipo sono obbligatori. In verità di posizioni utili non ne abbiamo molte quindi potrebbero essere previsti sui foderi della forcella, visto che sulla batteria semi-integrata non mi sembra il caso. Io ho ovviato con una borsa bud  al manubrio che può contenere una borraccia da 66cl. Per fortuna le fontane si trovano abbastanza facilmente…

Avrei in ogni caso previsto una luce posteriore ed una anteriore rimovibile di serie. Aggiungerebbe un qualcosina in più che al Egraveller nostrano non spiacerebbe, a onor di cronaca nel corredo oltre manuali esaustivi e molto chiari ci sono catarifrangenti per ruote e telaio.

Ultima richiesta , la più difficile. La farei dimagrire un poco, capisco che essendo in alluminio non si possa limare molto ma un chiletto in meno la renderebbe fantastica come una sfogliatella napoletana.

L’ho rimessa nella scatola con dispiacere, mi ha divertito molto e mi ha assecondato sempre su tutti i terreni dove si è fatta portare. Mi è piaciuta dal punto di vista estetico, una livrea azzeccatissima fintamente minimale che non stanca l’occhio del proprietario. Ripartirei domattina con lei per un altro viaggio.

scheda tecnica Gran gravel 6

INFO: www.husqvarna-bycicles.com

di Ezio Freakrider Baggioli –  Copyright © Inbici Magazine

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