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Altopack, soluzioni per il packaging



ESPERIENZA, SALUTE ED UN PIZZICO DI FORTUNA PER UN’AZIENDA CHE HA SAPUTO PUNTARE IN ALTO E RAGGIUNGERE AGEVOLMENTE I PIÙ IMPORTANTI MERCATI ESTERI. NELLA SUA CAVALCATA DI SUCCESSO, NON HA DIMENTICATO LE SUE ORIGINI ED IL PROPRIO TERRITORIO: ED ECCO CHE GUARDA AL CICLISMO 

 

La sede di Altopack è ad Altopascio, nella zona residenziale della provincia di Lucca, in via Roma, 136. Idee innovative, passione e capacità di riconoscere le esigenze del mercato che richiede soluzioni su misura per ciascun cliente, sono fattori che hanno determinato la crescita dell’azienda, che negli anni ha ottenuto risultati prestigiosi. Al fine di assistere i clienti in tutto il mondo e di soddisfare anche le esigenze più complesse, l’azienda ha realizzato una strategia industriale basata su ricerca tecnologica continua che implica innovazione, efficienza e flessibilità nelle soluzioni di confezionamento. Una realtà che nella sua crescita non ha però dimenticato di dare un contributo al proprio territorio e ciò mediante lo sport. Ecco come nasce il legame con Cicli Franceschi.

 

Che cos’è Altopack e quando nasce?

 

«L’attività – spiega Giuseppe Vezzani, direttore generale – è nata 14 anni fa, nel 1999, è una realtà giovane, ma non siamo più dei bambini. L’idea di fondo è nata sulle rovine di un’azienda che, nel cambio generazionale, ha avuto delle difficoltà ed io mi sono trovato in cassa integrazione. Dopo 27 anni di lavoro nella stessa azienda, ci si rende conto di quali siano le cose che contano veramente: nella vita ci vogliono la salute e la fortuna, io le ho avute tutte e due e mi definisco l’uomo più fortunato del mondo. Altopack realizza e fornisce linee complete e macchinari di confezionamento per una vasta gamma di prodotti di vari settori come snacks, dolciumi e prodotti da forno, pasta, riso o altri prodotti granulari, legumi, frutta essiccata,surgelati ed anche per prodotti non alimentari come cibo per animali, sementi e detersivi.»

 

Qual è stato il suo sviluppo negli anni, anche a livello di distribuzione delle macchine?

 

«Siamo partiti alla grande, non abbiamo avuto difficoltà ad inserirci in mercati esteri. Posso dire di essere stato avvantaggiato dal fatto che essendo del settore e conosciuto da quasi 30 anni in questo campo, mi è stato tutto più semplice. La fortuna, in ogni caso, aiuta gli audaci, noi abbiamo rischiato ed è andata bene. Oggi il 70 per cento del prodotto di Altopack è stoccato nel mondo, dall’Australia al Medio Oriente, dal Nord Africa, ad una parte d’Europa e di ex Urss, e, ancora, in Canada, Stati Uniti, resta fuori solo la Cina. Per il resto, insomma, siamo presenti pressoché ovunque con le nostre filiali. Il mercato ci ha premiati e sono i nostri clienti a sceglierci.»

 

Una delle qualità che ha saputo dimostrare nella sua storia aziendale, Altopack, è stata quella di riconoscere le esigenze di mercato ed evolversi in tali direzioni. Che benefici ha portato questa capacità?

 

«Credo sia una qualità che fa parte delle capacità imprenditoriali che devono essere proprie di chi fa questo lavoro. C’è evidentemente quel quid in più che ci ha permesso di raggiungere gli obiettivi con una certa facilità perché ci eravamo portati. L’intuizione dei mercati che sono cambiati è stata vincente e ci ha dato la possibilità di muoverci per tempo per affrontare i cambiamenti.»

 

Quali sono le sfide da affrontare in questo 2013?

 

«Il 2013 per noi è già superato, anche il 2014 a livello di commesse è già pressoché concluso, siamo invece in fase di organizzazione per il 2015 che sarà un anno che coinciderà – ci auguriamo – con l’Expò di Milano. A febbraio parteciperemo ad una fiera settoriale nell’ambito della quale presenteremo ulteriori novità, proiettate sempre più avanti. Riteniamo sia necessario essere audaci e cercare di stuzzicare i clienti: il proiettarci in avanti fa sì che si diano indicazioni al cliente circa il fatto che l’azienda pensa al futuro e non solo alle glorie del passato.»

 

Come si lega Altopack al ciclismo e, in particolare, a Cicli Franceschi, realtà sportiva lucchese?

 

«Non possiamo non tenere conto del territorio in cui viviamo, ecco perché con Franceschi abbiamo creato una scuola di ciclismo per bambini. Credo sia fondamentale dare un contributo a queste realtà sportive e sociali. Oggi poi viene fatto tutto grazie a chi riesce a mettere insieme un po’ di ricchezza e, dal momento che noi, con un po’ di fortuna ci siamo riusciti, perché non si può donare una parte di quella ricchezza e condividerla con altri, magari con coloro che, visti i tempi e nonostante le difficoltà, si impegnano per organizzare una gara o consentire ai bambini di iniziare a praticare questo splendido sport che è il ciclismo? Vogliamo essere vicini alle realtà del territorio e permettere a chi vuole vivere bene, di farlo, potendo contare su mezzi adeguati. Con Cicli Franceschi è nata questa bella avventura coronata dalla scuola di ciclismo per bambini e posso dire che si tratti di un’esperienza davvero splendida.»

 

Lei va in bicicletta?

 

 

«Ho corso in bicicletta da giovane, con risultati piuttosto deludenti, ma ciò non mi ha impedito di continuare a praticare questo sport anche oggi che non ho più 20 anni. Vado ancora quando ne ho la possibilità e il tempo. Credo sia una questione di dna: nel sangue devi avere una predisposizione alle attività sportiva, tanto che non mi fermo al solo ciclismo. Mi trovo spesso all’estero e non riesco a trattenermi dal cercare una palestra o comunque un modo, anche lontano da casa, per tenermi in forma. Dopo tutto il lavoro, lo sport mi permette di scaricarmi e ricaricarmi di energia positiva. Fa stare bene.»

 

Fonte  NICOLETTA BRINA

 

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