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ANDREA VENDRAME



Una brutta caduta lo scorso aprile ha rischiato di chiudere anzitempo una carriera promettente. E invece, Andrea è tornato più forte di prima. Oggi il corridore veneto ha firmato il suo primo contratto da professionista e, dopo un 2016 complicato (ma comunque ricco di risultati), prepara la prossima stagione con grande ottimismo

 

Andrea, come e quando ha incominciato a pedalare?

Ho iniziato da piccolo nelle categorie giovanili. Precisamente da G1; nacque tutto per gioco perché il postino del paese, quando mi consegnava la posta, mi vedeva pedalare nel cortile di mia nonna. Essendo lui allenatore della squadra locale, mi chiese di provare a correre. Io risposi immediatamente di sì. Poi arrivò la prima gara, che vinsi. Ricevere la coppa mi rese il bambino più felice al mondo, fu così che continuai.

 

Il 2016 è stato incredibile per lei: l’incidente ad aprile aveva messo seriamente in pericolo la sua carriera: cosa ricorda di quel giorno terribile?

Solo brevi spezzoni. Ricordo il mio DS Luciano Rui che, subito dopo l’impatto, si precipitò da me e mi disse di star tranquillo. Fu lui a togliermi le scarpe. Da corridore l’istinto è quello di rialzarsi subito, fu così anche per me, ma non è stato semplice. Ricordo i vari famigliari e la mia ragazza nella sala dell’ospedale prima della operazione; non smetterò mai di ringraziare tutte le persone che, in quei momenti, mi sono state vicine.

 

La sua squadra, la Zalf, uno dei vivai più prestigiosi al mondo, non l’ha mai lasciato solo…

La Zalf non la definisco una squadra, è una famiglia. E le famiglie non abbandonano nessuno.

 

Le è mai passato per la testa di dire “basta”, magari dopo l’incidente?

Beh, in ospedale, appena ho visto la mia ragazza, ho detto “basta, non risalgo più in bici”, però gli amici e i colleghi, anche di altre squadre, mi hanno spinto a risalire in sella. Ero consapevole che risalire in bici e vincere sarebbe stata una cosa impossibile, però grazie a Gianni Faresin e Luciano Rui sono tornato a divertirmi e a far divertire.

 

Prima di quell’incidente uno degli “squilli” da ricordare era stata la vittoria al Giro del Belvedere. E’ la vittoria più bella della carriera sinora?

Diciamo che “vanto” un’altra vittoria più bella: quella di esser qui oggi e di correre ancora. Invece, ciclisticamente, sì è quella di Villa la vittoria più bella, sia per come l’ho vinta, sia perché correvo vicino casa sia perché il pubblico era speciale quel giorno.

 

 

Andrea sul podio hai Campionati Europei – Plumelec – Strada Under 23 – 2016 (foto by Bettiniphoto)

 

La sua seconda parte di stagione è stata incredibile, una serie di piazzamenti nei primi 5 praticamente ad ogni gara. Tutto questo per rincorrere il sogno di passare professionista. Un sogno che si è realizzato, ma non è stato facile, vero?

Il sogno di passare professionista al giorno d’oggi è molto difficile da realizzare, io dopo l’incidente non ci credevo più, però poi questi risultati e questa costanza hanno ripagato. Bisogna lavorare duro per ottenere qualcosa. 

 

Del terzo posto all’Europeo di Plumelec e del secondo posto al Piccolo Giro di Lombardia cosa ci dice?

All’Europeo ero arrivato con una buona condizione, volevo farmi conoscere, ci sono riuscito con una medaglia di bronzo che, però, per me vale oro. Dopotutto chi se l’aspettava di esser nel podio ad un Europeo dopo quell’incidente? Del Piccolo Lombardia al giorno d’oggi tanti mi chiedono se ho sbagliato qualcosa, ma io rispondo con un bel no. Perché tatticamente ho corso come dovevo, visto che ero in minoranza (a livello di numeri) rispetto ai corridori di BMC e Lotto. Mi è dispiaciuto un sacco arrivare a pochi passi da una vittoria prestigiosa come il Lombardia. Volevo fare un bel regalo ai miei compagni e ai direttori sportivi.

 

 

PHOTO by GF

 

La firma con Savio, come detto sopra, è arrivata in autunno inoltrato. Cosa si aspetta dal 2017 ciclistico?

Savio quest’anno ha rivoluzionato l’organico con l’innesto di molti giovani, è un ottimo progetto per crescere bene. Per il 2017 mi aspetto di apprendere il più possibile, poi se arriva qualche occasione, cercheremo di sfruttarla. Sarebbe fantastico fare il centenario del Giro, visto che ci sono diverse tappe nelle mie zone.

 

Non abbiamo ancora parlato delle sue caratteristiche tecniche: che corridore è Andrea Vendrame?

Le mie caratteristiche sono quelle di scalatore. Prediligo i muri o le salite non molto lunghe, inoltre sono anche abbastanza veloce: se arrivo con un gruppetto di 30/50 unità posso dire la mia.

 

Ed ora, chiudiamo con il sogno nel cassetto. Qual è la corsa dei sogni per lei?

Il sogno nel cassetto sarebbe l’Amstel Gold Race!

 

 

Nella foto di testa, Andrea Vendrame in azione al Piccolo Lombardia 2016 ( credit foto by SOLOWATTAGGIO)

 

a cura di Paolo Mei Copyright © INBICI MAGAZINE

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