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Graziano Beltrami titolare di Beltrami Tsa

BELTRAMI: “COSÌ LO STATO HA DIMENTICATO LA SMART-MOBILITY”


“Dopo questa emergenza epidemiologica la smart-mobility, per tante ragioni, potrebbe diventare un punto centrale delle nostre comunità. Peccato che, in questa fase, l’intera filiera della bicicletta sia stata inspiegabilmente emarginata e penalizzata”.

Il punto di vista di Graziano Beltrami, uno dei più importanti imprenditori italiani delle due ruote, non è mai banale. E così, per esempio, in queste settimane di lockdown, a lui non è sfuggita la disparità di trattamento fra meccanici di auto e officine di biciclette. Ai primi, infatti, ritenuti un servizio essenziale per la comunità, è stata consentita la regolare apertura; ai secondi invece è stata proibita: “Difficile capire il senso di questa diversità di trattamento – spiega – perché c’è tanta gente che va a lavorare in auto, ma ce n’è altrettanta che raggiunge il luogo di lavoro o fa la spesa in bicicletta.

E, allora, perché alle auto viene garantita l’assistenza di un meccanico, mentre alle biciclette no? Se un ciclista che usa la bicicletta per andare in farmacia fora una gomma o ha un problema con i freni, a chi dovrebbe rivolgersi?”.

Domande legittime che, con ogni probabilità, nessuno si è posto: “A primavera, di solito, si tirano fuori le biciclette dal garage – prosegue ancora Beltrami – e, dopo mesi di inutilizzo, la messa a punto diventa essenziale. Sia che si tratti di una bicicletta da corsa così come di una normalissima bici da città. I freni vanno testati, i pneumatici gonfiati, i dispositivi luminosi controllati. E’ una questione soprattutto di sicurezza. Ma, poiché le officine delle biciclette non possono lavorare, il rischio è quello di mettere su strada mezzi non perfettamente sicuri”.

Il problema riguarda soprattutto le bicicletta a pedalata assistita che ha dispositivi d’alimentazione più complessi e dunque necessita di una manutenzione periodica: “Ignorando il mondo della smart-mobility – prosegue Beltrami – è come se il Ministero dei Trasporti avesse voluto penalizzare chi si sposta con la bicicletta privilegiando soltanto i proprietari di automobili. Ma questo, anche in prospettiva, è un grave errore perché, finita questa pandemia, la bicicletta potrebbe avere un ruolo ancora più importante in una società verosimilmente molto diversa. Con la riorganizzazione dei mezzi pubblici e la necessità di mantenere la distanza sociale fra utenti, quanta gente potrà mai salire sui nostri autobus o nelle metropolitane delle città? E’ probabile che, soprattutto nella fase 2, la gente privilegi l’uso della bicicletta, anche perché, con un’Italia presumibilmente più povera, non sarà facile per nessuno continuare a permettersi i costi di un’auto”.

Insomma, sembra che i vari decreti ministeriali, così prodighi di consigli, abbiamo davvero dimenticato il mondo della bike-economy, lasciando i produttori a macerarsi in un vuoto normativo: “Da una parte si autorizza la vendita a domicilio, dall’altra si vieta alle persone di raggiungere il luogo di lavoro. E allora, se io ricevo un ordine di un telaio, in quale modo posso raggiungere il mio stabilimento per spedire quel prodotto? L’unico modo è quello di inventarsi un espediente, ma noi abbiamo bisogno di regole chiare non delle solite scorciatoie”.

Beltrami sottolinea anche la problematica legata all’immagine del ciclismo amatoriale che, più di altre categorie, ha faticato a capire fino in fondo la responsabilità di certi atteggiamenti: “Per evitare nuovi fraintendimenti – suggerisce – si potrebbe utilizzare un dispositivo identificativo, più immediato di un’autocertificazione.

Penso magari a dei gillette gialli che identifichino soltanto chi sta utilizzando quel mezzo per andare a lavorare. Sarebbe un modo per arginare l’insofferenza sociale verso la categoria e per porre una distinzione precisa tra chi sta andando a divertirsi e chi, invece, sta semplicemente raggiungendo il posto di lavoro”.

E’un periodo drammatico per l’economia mondiale – conclude Beltrami – ma, dopo ogni crisi, il mercato offre sempre delle opportunità. La sfida è quella di saperle cogliere e di trasformare un momento difficile in un’occasione per ripartire con nuove regole. Più uniti e più forti di prima“.

a cura della redazione

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