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Tour de France 2018 - 105th Edition - 11th stage Albertville - La Rosiere Espace San Bernardo 108 km - 18/07/2018 - BettiniPhoto©2018

“BRAVO LES COUREURS”


Sembrava di essere alla finestra in attesa dell’arrivo di qualcosa, come quando lo sposo aspetta di scorgere l’ombra della sposa dalla sua posizione vicino all’altare. E tutti noi, come uno sposo agitato, scrutavamo ogni piccolo segno, ogni singola pedalata, per poter, finalmente, veder decollare questo Tour de France. Ieri l’antipasto, con Greg Van Avermaet, una Maglia Gialla perla rara, che ha attaccato per immagazzinare più secondi possibili e difendere quel simbolo che tanto lo faceva sentire bene. Oggi un altro assaggio di spettacolo, dove Greg la maglia l’ha persa e Geraint Thomas l’ha messa addosso.

Quindi “Bravo les coureurs”, come recitava uno striscione imponente che primeggiava nell’alto di una curva lungo l’ultima ascesa.

 

Bravò, per accentarlo alla francese.

Bravò, a Mikel Nieve, in fuga sin dal mattino, ripreso nell’ultimo centinaio di metri. Lo sguardo si è improvvisamente spento, quando lo sguardo ha incrociato la livrea bianca di un corridore che stava sopraggiungendo a doppia velocità. “E’ finita” avrà pensato scorgendo i cartelli che scandiscono lo spazio sempre più ravvicinati. “E’ fatta” avrà creduto, nel momento esatto in cui ha visto il traguardo proprio lì davanti. “E’ andata” avrà pensato, piangendo dentro e lasciandosi scivolare malinconicamente in fondo al gruppetto che si trovava alle sue spalle. Però, bravò, Mikel.

E bravò a Damiano Caruso, che è andato vicinissimo alla vittoria, resistendo sino all’ultimo. Arriverà l’occasione, Damiano. Arriverà anche qualcosa di più.

Bravò, ad Alejandro Valverde, che ha tentato l’impresa, partendo, da solo, nel bel mezzo della tappa, sperando di poter mettere via minuti preziosi. Ha trovato il supporto di Marc Soler, che lo ha scortato, come gregario fedele, fino a che le gambe glielo hanno permesso. Poi lo ha salutato, affidandogli il suo sudore e la sua fatica, augurandosi che gli sarebbero stati utili. Per qualche chilometro ancora, poi basta, perché le gambe di Alejandro sono diventate di legno e la strada sembrava non finire più. Ha chiuso a più di tre minuti di ritardo. Ma lo chiamano “Enbatido” e qualcosa vorrà pur dire.

Bravò, a Tom Dumoulin, arrivato secondo al Giro, voglioso di rivincita al Tour de France. Ha allungato in discesa, assieme a Soren Kragh Andrsen, che come in una cronometro a coppie, hanno cercato di raggiungere e superare Valverde, innescando un inseguimento degno di una sceneggiatura hollywoodiana. Ci sono riusciti, li hanno staccati, Tom è poi arrivato secondo, di orgoglio e potenza.

E poi c’è Fabio, eterno spirito giovane. E in questa triste data, che ricorda il giorno a partire dal quale non possiamo vederlo in corsa, lo stringiamo forte in mezzo a noi.

 

a cura di Giulia Scala Marchiano per iNBiCi magazine

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