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Giro D'Italia 2018 - 101th Edition - 9th stage Pesco Sannita - Gran Sasso d'Italia 224 km - 13/05/2018 - Scenery - photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2018

CICLISMO ANNO ZERO: IL PASTICCIO DELLE WILD CARD


La Riforma dell’Uci rivoluzionerà nel 2020 i criteri di partecipazione ai grandi Giri, penalizzando in particolare le formazioni italiane. Che futuro attende i nostri team? Ne abbiamo parlato con Pelosi, Savio, Reverberi e Citracca.

Il 2020 sarà una sorta di “anno zero” per il ciclismo professionistico. Dal prossimo anno, infatti, entrerà in vigore la Riforma voluta dall’Unione Ciclistica Internazionale approvata a Innsbruck, nel corso degli ultimi mondiali.

La Riforma prevede dei cambiamenti davvero importanti e, a prima vista, è quasi paragonabile – per il modo in cui verrà inteso e cambiato il ciclismo professionistico – alla svolta epocale del World Tour.

A grandi linee, la Riforma del ciclismo mondiale prevede un cambiamento nel calendario, che sarà suddiviso in tre divisioni: UCI WorldTour, UCI ProSeries e UCI Continental Circuits. Nell’UCI WorldTour rientreranno i tre grandi giri, altre importanti corse e le classiche (con queste ultime che rientreranno, a loro volta, anche in un’altra challenge).

Il sostanziale cambiamento riguarderà soprattutto le squadre, che avranno un unico ranking (non ci sarà più la distinzione tra ranking World Tour e le altre classifiche). I punteggi arriveranno sulla base dei 10 migliori atleti per ogni formazione.

Ma non c’è solo questo. Le 18 formazioni World Tour avranno una licenza triennale, che sarà rilasciata su cinque criteri: etico, amministrativo, finanziario, organizzativo e sportivo. Questi criteri consentiranno di fare un paragone tra i World Team e nuovi candidati per lo status di World Team.

La cosa che più fa discutere è la regola di partecipazione alle gare: i tre migliori Pro Teams avranno il diritto di partecipare agli eventi delle UCI Classics Series e agli altri eventi dell’UCI WorldTour, mentre le due migliori formazioni Professional avranno il diritto di partecipare ai grandi giri, quindi gli organizzatori potranno assegnare meno Wild Card rispetto al passato.

In buona sostanza, sembra quasi che questa riforma dell’UCI voglia rendere sempre più forte la competizione tra i team Professional che, dal 2020, potranno partecipare alle grandi corse a tappe non solo attraverso l’invito, ma anche in base al merito. E’ chiaro però che, in questa maniera, qualche formazione potrebbe essere penalizzata.

Alla fine del 2018, i due migliori team Professional mondiali sono stati la Cofidis e la Wanty Groupe Gobert: queste due squadre hanno superato nel ranking Europe Tour l’Androni Giocattoli Sidermec, che ha chiuso in terza posizione.

photo Roberto Bettini/BettiniPhoto©2018

Sembra davvero che dal 2020 i team Professional possano avere due opportunità: continuare a lavorare nella speranza di ricevere una Wild Card oppure competere con le migliori squadre del mondo per cercare di conquistare sul campo inviti a corse molto prestigiose.

Il problema è però a monte: nelle categorie del ciclismo i budget sono molto diversi tra squadra e squadra. Ce ne rendiamo conto già quando analizziamo il World Tour: il Team Sky ha un budget che ammonta a quasi il doppio rispetto ad altre formazioni della medesima categoria. La Katusha-Alpecin, il Team Jumbo e la Dimension Data – per fare un esempio – hanno un budget molto importante, che permette loro di restare nella categoria World Tour, ma è ben lontano dai 40 milioni del Team Sky.

Venendo al mondo delle Professional, il budget dell’Androni è molto diverso da quello della Cofidis, in quanto quest’ultima ha a disposizione 8 milioni di euro per poter affrontare la stagione. Non è un caso, infatti, che la squadra francese prenda ogni anno parte sia al Tour de France che alla Vuelta, e che abbia in organico corridori davvero molto forti, che potrebbero tranquillamente essere capitani in una World Tour.

Alla luce di questi dati, come possono competere le Professional italiane? La maggior parte delle nostre formazioni ha sempre ambito ad ottenere l’invito al Giro d’Italia e proprio per questa ragione è stata rivolta una particolare attenzione alle gare della Ciclismo Cup, che offre la possibilità alla squadra vincitrice di prendere parte di diritto alla corsa rosa.

Alla luce della Riforma 2020, RCS dovrà invitare le due migliori Professional del ranking mondiale e la vincitrice della Ciclismo Cup. Di 4 Professional che si possono invitare, resta solo una Wild Card da assegnare. E le altre squadre non invitate cosa faranno?

Francesco Pelosi, team manager della Nippo Vini Fantini Faizanè,

Francesco Pelosi, team manager della Nippo Vini Fantini Faizanè, solleva una serie di problemi molto importanti che, a suo modo di vedere, verranno alla luce in seguito alla Riforma: “I team World Tour dovranno avere sia una squadra femminile che una squadra Continental che permetta la crescita dei giovani. Per le Professional l’unica grande opportunità è quella di allestire una squadra di grande valore per ottenere il primo e secondo posto nel ranking, ma questo significa avere un budget maggiore. Posto che dovresti essere tra quelle due, adesso chi dispone di un budget minore ha ancora più insicurezze rispetto al passato. Esiste poi un altro grande problema: bisogna portare a 20 il numero minimo dei corridori, quindi la voce degli stipendi aumenterà ancora di più. Avendo più corridori, devo anche avere più persone come staff. Insomma, i costi lievitano notevolmente. Non dobbiamo poi dimenticare che la riforma del calendario delle corse spingerà gli organizzatori a spendere un budget importante per assicurarsi la presenza delle squadre World Tour. Questo si traduce nel fatto che le Professional dovranno pagarsi tutte le spese vive per andare alle corse e questo significa che per fare attività bisognerà chiedere almeno un milione di euro in più agli sponsor per fare la squadra. E cosa possiamo offrire agli sponsor? Nulla, perché ottenere gli inviti sarà sempre più difficile. La sensazione è che si voglia snellire la categoria Professional e aumentare le squadre Continental per arrivare a un circuito di 30-35 squadre”.

Da esperto di comunicazione, Pelosi fa anche notare un altro problema: “Se una squadra come la Quick Step, una delle più grandi al mondo, fa fatica a trovare il budget, vuol dire che bisogna cambiare il modello di business. Non si può vivere più di sole sponsorizzazioni, anche perché il mercato è cambiato radicalmente negli ultimi anni con l’avvento del digitale terrestre e il boom dei social network. Nel ciclismo ci sono sempre meno investimenti da parte di aziende, ma cresce il numero delle nazioni che investono. Tutto questo deve spingere a una riflessione”.

Gianni Savio (ITA – General Manager – Androni Giocattoli – Sidermec) – photo Roberto Bettini/BettiniPhoto©2018

 

Al parere di Pelosi si accoda Gianni Savio, team manager dell’Androni Giocattoli Sidermec, il quale rincara la dose spiegando che “in origine, la bozza presentava solo 15 squadre World Tour, contro le 18 attuali. Devo dire la verità, io non sono mai stato un fautore delle squadre definite piccole, ma ritengo di dirigere una squadra media, in quanto abbiamo vinto 36 corse, record nella categoria Professional, abbiamo vinto la Ciclismo Cup e abbiamo ottenuto la terza posizione nella classifica dell’UCI Europe Tour, ma il mio discorso è realistico e obiettivo quando affermo che il ciclismo professionistico non può permettersi 18 grandi squadre. Queste formazioni sono grandi solo nel budget, non nello spessore tecnico. Alcune di queste squadre sono dei team fantasma, come è stato spiegato anche da tanti giornali e da tante televisioni, in quanto spesso si presentano al via con corridori che riescono a malapena a finire le tappe. Le 18 formazioni World Tour non sono state diminuite di numero su pressione dell’Associazione Gruppi Sportivi, che ha fatto il gioco dei team con un grande budget. Insomma, l’UCI aveva dato un indirizzo valido inizialmente, ma poi è cambiato tutto”.

Giro d’Italia 2018 – 101th Edition – 12th stage Osimo – Imola 213 km – – 17/05/2018 – Trek – Segafredo – photo Dario Belingheri/BettiniPhoto©2018

Gianni Savio, che abbiamo contattato telefonicamente mentre era in Venezuela nel giorno del colpo di Stato che ha creato tanti disordini nel Paese, utilizza delle parole molto forti: “Il ciclismo non può trasformarsi in una finanziaria. Le squadre dovrebbero mantenere una base sportiva, il lato sportivo non può essere emarginato. Questa riforma elimina completamente le squadre Professional dal panorama mondiale. Prima c’erano 4 Wild Card a disposizione dei grandi giri, ora si riducono a due con il problema che le due che si piazzano nella migliore posizione della graduatoria mondiale non hanno un organico in grado di prendere parte a tutti grandi giri e alle grandi corse del World Tour. Insomma, io credo che questa Riforma del ciclismo non si basi su dei parametri sportivi. Il mio motto è ‘sopravvivere con dignità’, e continuerò a portarlo avanti”.

L’unica ancora di salvezza per le Professional italiane, secondo Savio, “è la Ciclismo Cup, soprattutto se viene rinnovato l’accordo che permette alla squadra vincitrice di partecipare al Giro d’Italia. Ancora una volta mi baso sui fatti: quando non eravamo stati invitati per due anni consecutivi al Giro d’Italia, Mario Androni voleva uscire dal ciclismo, ma gli ho chiesto ulteriore fiducia perché sapevo che saremmo tornati al Giro. Ho allestito una squadra con dei giovani molto promettenti – su tutti un nome, quello di Egan Bernal – e abbiamo vinto la Ciclismo Cup, che ci ha permesso di tornare alla corsa rosa”.

Roberto Reverberi (ITA – Team Manager – Bardiani – CSF) – photo Dario Belingheri/BettiniPhoto©2018

Più sintetico, ma altrettanto incisivo, è il parere di Roberto Reverberi, team manager della Bardiani-CSF: “Questa Riforma penalizza tutte le squadre. Se avessimo la garanzia di poter fare il Giro d’Italia non staremmo nemmeno a pensarci. Il problema è che ci sono tre Professional superiori a tutte le altre, che sono la Wanty, la Cofidis e la Direct Energie, che potrebbero fare una World Tour, ma non la fanno perché con lo status di Professional si hanno dei costi di gran lunga inferiori e a loro viene sempre offerta la possibilità di gareggiare al Tour de France. Noi squadre italiane quali certezze abbiamo? Il problema dei grandi giri esiste solo in Italia, in Francia e in Spagna, nelle altre nazioni non esiste. Prendiamo, per esempio, le squadre belghe: loro sono sempre invitate al loro Giro, sono invitate anche le Continental. E comunque le Professional belghe riescono a fare tutte le classiche, sono invitate da ASO a fare la Freccia Vallone e la Liegi: pur volendo, non hanno l’esigenza di sostenere un grande giro. Insomma, vedo uno scenario preoccupante davanti a noi, anche perché in Italia ci sono poche corse di un giorno che riescono ad assegnare tanti punti”.

Angelo Citracca team manager della Neri-Selle Italia-KTM

Angelo Citracca, team manager della Neri-Selle Italia-KTM, esprime un punto di vista leggermente diverso rispetto ai propri colleghi: “Da un lato sono favorevole a questa riforma, dall’altro no. Sono favorevole perché secondo me una classifica andava fatta, però questo non è il modo migliore perché penalizza molti di noi. Il problema è un altro ed è nato quando hanno deciso di limitare il numero di corridori per gara. Per una vita si è corso con tantissimi corridori in gruppo, di gran lunga superiore a quello previsto dai regolamenti attuali. Con 24 o 25 squadre al via non ci sarebbe questo problema perché si potrebbero diramare molti più inviti. Noi, per il 2019, non siamo stati invitati al Giro d’Italia: in qualità di squadra italiana con sponsor italiani è un danno, ma è anche vero che alcuni nostri partner americani non hanno dato peso a questo mancato invito, bensì sono rimasti felici per la Wild Card alla Strade Bianche. Insomma, i punti di vista sono differenti anche in base alla posizione geografica”.

 

a cura di Carlo Gugliotta Copyright © INBICI MAGAZINE

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