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COME NUTRIRSI



Bifidobacterium longum ES1: quando il probiotico ci viene in soccorso

 

Avete mai sofferto di disturbi come inappetenza, gonfiore addominale o diarrea? Disturbi in taluni casi aggravati da una maggior predisposizione alle fratture, dolore articolare e anemia, a cui spesso è associata stanchezza cronica? Vi siete mai trovati durante un allenamento o in corso di una gara a dovere rinunciare ai vostri obiettivi per un drastico calo energetico legato a malessere del sistema digerente per una mancata o corretta digestione dei carboidrati ingeriti? Questi sintomi – apparentemente dissociati fra loro – potrebbero avere un’origine comune: il glutine.

Il glutine è una miscela proteica che si origina da due componenti: le gluteline e le prolammine, proteine presenti nei semi di alcuni cereali tra cui frumento, farro, kamut, orzo, segale ed avena.

Quando la farina ottenuta dai cereali viene impastata all’acqua, si forma un reticolo caratterizzato da elevata viscosità ed elasticità che è per l’appunto il glutine.

Come ben sappiamo, il glutine dà struttura ai prodotti da forno e ne migliora lievitazione ed elasticità degli impasti. Per questo, nel tempo, grani dotati di una maggior “forza” sono stati sempre più utilizzati; ma le prolammine di cui è costituito (quelle contenute nel frumento si chiamano gliadine) risultano la causa delle patologie poi ad esso associate, in particolare quelle su base autoimmunitaria (celiachia vera e propria dove sia ha la produzione da parte dell’organismo di anticorpi IgA e IgG anti-transglutaminasi tissutale e anti-endomisio) o quelle non su base autoimmunitaria e neppure allergica: la Gluten Sensitivity.

Nella “sensibilità al glutine” ai disturbi intestinali si possono aggiungere le più svariate manifestazioni apparentemente per nulla correlate: dall’alterazione del sonno, dell’umore, alle mestruazioni, la produzione ormonale e, come conseguenza, il calo delle vostre performance.

Il problema nasce dall’incapacità di degradare completamente i filamenti proteici di gliadina nei singoli amminoacidi (poi riutilizzati dal nostro organismo in base alle necessità), perciò rimangono dei segmenti di catena amminoacidica detti peptidi oppioidi. I peptidi scatenano una risposta immunitaria generando uno stato infiammatorio a livello della mucosa intestinale con compromissione della barriera epiteliale che diviene permeabile all’ingresso di molecole che generano a loro volta ulteriore infiammazione e risposta immunitaria. A questo poi si associa un quadro di disequilibrio della flora microbica intestinale dove antigeni alimentari con cui veniamo in contatto quotidianamente possono indebolire ulteriormente l’organismo già fortemente depauperato.

 

Foto by Bettiniphoto

 

Nella cura alle patologie correlate al glutine, oltre ad adottare una dieta agglutinata, secondo le modalità definite con il vostro nutrizionista sportivo o dal vostro specialista di fiducia, recentemente sta suscitando molto interesse ilBifidobacterium longum ES1.

Questo ceppo probiotico, normalmente presente negli individui sani, è in grado di degradare completamente i peptidi di gliadina nei singoli amminoacidi e quindi agire alla base del problema. In aggiunta in uno studio condotto su soggetti con diagnosi di celiachia si è osservata una proprietà immunomodulante con riduzione di TNF-α sierico e presenza linfocitaria con risultati interessanti come l’aumento dell’altezza percentile che spesso caratterizza la celiachia nei più piccoli. Oltre a questo, il Bifidobacterium longum ES1 ha mostrato favorire l’eubiosi, infatti negli individui sottoposti a dieta priva di glutine si riscontra un’alterazione del microbiota intestinale, nel gruppo trattato conBifidobacterium longum ES1 si è osservata una significativa riduzione della presenza del Bacteroides fragilis ed una minore alterazione degli altri ceppi. Inoltre nelle feci si è riscontrata una minor presenza di immunoglobuline A, il che dimostra un minor depauperamento del sistema immunitario. Nella sperimentazione su modelli animali (8,9,10), si è visto come la somministrazione di B.Longum ES1, riduca l’infiammazione intestinale nei soggetti con sensibilità al glutine e il malassorbimento di alcuni nutrienti fondamentali, come per esempio il ferro, importantissimo nell’endurance.

In conclusione risulta evidente come il Bifidobacterium longum ES, sia un interessante alleato alla lotta contro i disturbi legati al glutine, contrastando la risposta linfocitaria ed esercitando quindi un’immunomodulazione, riducendo la sintesi delle citochine coinvolte nell’infiammazione ed aumentando quelle dall’effetto anti-infiammatorio.

A questo si associa una minor espressione di IgA ed un recupero del corretto microbiota intestinale in soggetti sottoposti a dieta priva di glutine.

Se è vero che l’intestino è il nostro secondo cervello, è bene per tutti, atleti e non atleti, mantenerlo in buono stato. Per cui l’impiego di questo ceppo può essere utile nella fase acuta per contrastare l’infiammazione, ma anche nella fase cronica per il mantenimento del microbiota intestinale nei casi di celiachia propriamente detta, nei soggetti sensibilizzati al glutine o in tutte le malattie infiammatorie intestinali .

 

A CURA DEL  dott. Alexander Bertuccioli e Dott Michele Moretti (Farmacista preparatore, Esperto in nutraceutica e Atleta di Endurance) Copyright © INBICI MAGAZINE

 

 

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