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CONSIGLI & RIFLESSIONI



C’è chi strepita e suda sul divano e, al termine della corsa, è stremato come il campione dall’altra parte dello schermo. Proviamo a spiegare l’esperienza “mistica” dell’identificazione

 

 

Secondo Peter Brook, lo spettatore è una delle tre ‘corde’ che l’attore deve sempre mantenere equilibrate. Sbilanciarsi a favore dello spettatore rende infatti preponderante l’aspetto di ‘esibizione’ della rappresentazione teatrale, mentre una scarsa attenzione al destinatario del racconto può far diventare il racconto stesso debole e privo di senso, se non nella elaborazione privata di chi lo esegue.

 

Lo sport moderno corrisponde in toto alle modalità descritte dal drammaturgo Brook. Basti pensare alla pura esibizione di Vale Rossi dopo una vittoria, oppure alle gags scenografiche di Bolt prima e dopo la gara… E come rinunciare ai balletti studiati dai calciatori dopo aver segnato un gol (ormai al limite della demenza). 

La differenza (se proprio ce ne fosse una) tra lo spettatore “classico” e quello sportivo é la partecipazione.

Per il secondo tipo guardare un evento sportivo significa viverlo, ovvero significa fare sport! il coinvolgimento é a livelli talmente alti che anche fisicamente si manifestano tutte le caratteristiche dell’attività fisica completa.

Il processo psicologico che interviene é l’identificazione e aumenta in maniera esponenziale soprattutto negli ex-atleti, specie se l’evento é direttamente legato alla sua esperienza empirica. L’identificazione é il processo col quale un soggetto introietta dei tratti della personalità di un altro e modella le proprie azioni su di esso.

 

L’identificarsi permette di aumentare la propria autostima e avvertire un senso di benessere fisico effettivo.

Ogni volta che guardo una gara di ciclismo in TV, mi succede la stessa cosa. Momenti cruciali come uno sprint mi fanno letteralmente saltare dalla poltrona! Del resto, ancora oggi sento persone che mi hanno visto vincere la tappa al Tour de France nel 1999 e mi dicono: “Mi ricordo ancora! Spingevo anch’io con te!”. Pensate che memoria!

Lo stesso vale per la maggior parte degli sportivi “attivi”. Il grado di partecipazione e identificazione permette alla maggior parte di essere più oggettivi e meno critici nei confronti degli “attori”.

 

 

 

Infatti lo sportivo classico o “da bar” é colui che ama criticare, deridere e sminuire le imprese degli atleti professionisti. Riesce ad essere anche molto duro e caustico nelle sue analisi, addirittura contraddicendo quello che lui stesso aveva sostenuto qualche giorno prima.

La causa di questo comportamento può essere il rimpianto per non essere riusciti ad emergere nello sport (o nella vita); infatti si manifestano molti casi di persone che evitano qualsiasi tipo di esercizio fisico per non riaprire una “ferita mai del tutto guarita”.

 

Poi ci sono i dubbiosi. Quelli che mettono in dubbio tutto e pensano alle più strane alchimie: doping, combine… nel caso di tempi record nell’atletica danno il merito al vento, al materiale della pista, ma mai all’atleta!

Insomma vi invito a riflettere sul vostro “essere spettatore sportivo” e di cercare di mettere da parte le critiche e i dubbi sulle prestazioni degli atleti e di godervi le imprese e le fatiche, come l’esaltazione dei vincenti o la disperazione degli sconfitti, ricordando che il processo di preparazione che ogni atleta ha fatto per arrivare alla competizione che state osservando é parte di un percorso difficile e doloroso.

Buon divertimento

 

Fonte  GIAN PAOLO MONDINI Copyright © INBICI MAGAZINE

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