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Richard Carapaz

COSA RESTERÀ…GIRO D’ITALIA, LE 10 PERLE DA RICORDARE


Dalla prima vittoria dell’Ecuador ai baby emergenti del nostro ciclismo ecco le cartoline più belle dell’ultima corsa rosa.

Il Giro d’Italia 2019 resterà a lungo nella memoria degli appassionati per i tanti spunti che hanno portato a delle riflessioni che porteremo avanti anche in futuro. Proponiamo qui 10 momenti che hanno reso questa edizione della corsa rosa indimenticabile.

 

 

1 – Il primo vincitore dell’Ecuador

Il Giro d’Italia 2019 resterà nella storia per aver visto il primo trionfo di un ciclista proveniente dall’Ecuador. Richard Carapaz è ben consapevole dell’impresa da lui portata avanti: il suo auspicio è che sulla scia della sua impresa possano nascere delle scuole di ciclismo in Ecuador, visto che lui, per inseguire il suo sogno di diventare un ciclista professionista, è dovuto emigrare prima in Colombia e poi in Spagna. “Era molto difficile fare ciclismo in Ecuador, ma ora le cose stanno cambiando. A 16 anni sono andato in Colombia, poi in Spagna, dove sono finito sul podio di gare molto importanti, poi nel 2015 ho vinto il Giro della Colombia per giovani e questo mi ha permesso di arrivare alla Movistar. Ora le cose stanno cambiando da noi, però è sempre difficile entrare a far parte di una formazione che ti permetta di correre in Europa. Vado in bici da quando avevo 15 anni – spiega il vincitore della tappa di Courmayeur, vittoria che gli ha permesso di conquistare la maglia rosa – e seguivo il Giro d’Italia attraverso internet. Vedevo le imprese di Marco Pantani e sognavo di andare forte come lui”. 

2 – L’undicesimo podio di Nibali in un GT 

Considerando anche le vittorie: 6 piazzamenti sul podio al Giro d’Italia, 2 al Tour de France e 3 alla Vuelta, per un totale di 11. Con il secondo posto in classifica generale ottenuto quest’anno, Vincenzo Nibali dimostra ancora una volta tutta la propria regolarità: quando affronta un grande giro, è difficile non vederlo sul podio. Di sicuro, il Giro d’Italia 2019 ha permesso a Vincenzo di tornare a gareggiare ad alti livelli dopo il brutto incidente del Tour de France 2018, quando la caduta causata da un tifoso lo mise fuori gioco e gli provocò problemi alla schiena che si sono protratti anche in occasione del mondiale di Innsbruck: “Ho avuto tanti problemi posturali ed essere qui non è stato semplice, però in qualche modo ho saputo lottare fino alla fine. E’ importante per me essere qui dopo ciò che è successo l’anno scorso: i dolori alla schiena ora sono scomparsi, ma i mesi che hanno seguito la caduta sono stati molto difficili. Essere arrivato secondo, quindi, non è un risultato cattivo”. 

Giro d’Italia 2019 – 102nd Edition – Vincenzo Nibali (ITA – Bahrain Merida) – photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2019

3 – Una Cima Coppi “abbassata” 

L’assenza del Passo Gavia nell’edizione 2019 del Giro d’Italia ha fatto sì che la Cima Coppi, la montagna più alta toccata dalla corsa rosa, venisse “abbassata” di parecchi metri sul livello del mare. Con la cancellazione del Gavia (2600 metri di quota), la nuova montagna più alta del Giro è stata il Passo Manghen, la cui cima è posizionata ad un’altezza di 2047 metri sul livello del mare. In realtà, la vetta più alta toccata dal Giro d’Italia 2019 è stata quella di Ceresole Reale, visto che il Lago Serrù è posto a poco oltre 2200 metri di quota. Il punto più alto toccato dal Giro 2019 è quindi quest’ultimo, ma la Cima Coppi è stata il Manghen, in quanto l’annullamento del Gavia è arrivato dopo la tappa di Ceresole, e di conseguenza la Cima Coppi – che assegna un punteggio particolare nella classifica per la maglia azzurra dei gran premi della montagna – non può essere “retrodatata”, come ha spiegato il direttore Mauro Vegni.

4 – Campenaerts vola a cronometro, ma il meccanico… 

Victor Campenaerts ha fatto segnare il miglior tempo nella cronometro Riccione-San Marino fino al momento in cui non ha tagliato il traguardo Primoz Roglic, che lo ha battuto per soli 11 secondi. A pesare sulla prestazione di Campenarts è stato il guasto meccanico a 2,5 km dal traguardo. Una cosa abbastanza strana è avvenuta nell’operazione di cambio bici: il meccanico, una volta consegnata la bici a Campenaerts, non gli da una piccola spinta, come succede in genere nel ciclismo quando capitano queste cose. Anzi: la bici del primatista dell’ora e campione europeo della cronometro ha il cambio posizionato sul massimo rapporto, impossibile da spingere in quel momento, in quanto ci si trovava in un tratto di salita impegnativa.

5 – Roglic cade, l’ammiraglia è ferma per i bisogni fisiologici 

Fermarsi a fare i bisogni fisiologici mentre si è in ammiraglia è normale, ma non a 20 km dall’arrivo mentre ti stai giocando il Giro d’Italia. Nella tappa di Como, il corridore della Jumbo-Visma è stato costretto a pedalare con la bici di un compagno di squadra fino al traguardo, in quanto è stato prima vittima di un problema al deragliatore. Guidare con una bici che non ha le stesse misure di quella con la quale si corre in genere può creare dei grossi problemi, ed è per questa ragione che lo sloveno, in seguito, è caduto. Secondo quanto riportano fonti olandesi, l’ammiraglia della Jumbo-Visma sarebbe stata impossibilitata a dare la bici di scorta a Roglic in quanto il direttore sportivo e il meccanico si sono fermati ad espletare i bisogni fisiologici. Per questo motivo, Roglic ha dovuto prendere la bici del proprio compagno Antwan Tolhoek e arrivare fino al traguardo con essa.

Il direttore sportivo Addy Engels ha spiegato: “Pensavamo di poter fermare l’ammiraglia dato che avevano appena dato la borraccia e i gel a Roglic. Proprio in quel momento, c’è stata una caduta nel suo gruppo, che ha coinvolto anche Iván Ramiro Sosa, così la bici di Primoz è stata toccata e il cambio non funzionava più, così Tolhoek gli ha passato la bici”.

Giro d’Italia 2019 Primoz Roglic (SLO – Team Jumbo – Visma) – photo Dario Belingheri/BettiniPhoto©2019

6 – Miguel Angel Lopez reagisce al tifoso indisciplinato 

Nella penultima tappa della corsa rosa 2019, la Feltre-Croce d’Aune, Miguel Angel Lopez è stato letteralmente buttato a terra da uno spettatore a bordo strada. Il corridore dell’Astana era al massimo dello sforzo, tant’è vero che aveva già attaccato sulla seconda salita di giornata, il Passo Manghen. Caduto dalla bici, Miguel Angel Lopez, leader della classifica dei giovani, è andato verso lo spettatore a bordo strada e lo ha picchiato prima di risalite in sella. L’episodio mostra chiaramente che ci sono dei grossi problemi da affrontare, e che il discorso della sicurezza in bicicletta deve essere allargato anche alle gare ciclistiche, non solo a chi fruisce della bici come semplice mezzo di trasporto. 

Giro d’Italia 2019 – Miguel Angel Lopez (COL – Astana Pro Team) – photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2019

7 – La maglia rosa di Valerio Conti 

Sei giorni in maglia rosa non sono pochi: il romano della UAE Team Emirates si è messo in evidenza dopo aver lavorato come gregario per diversi anni, e siamo sicuri che questo traguardo lo proietterà definitivamente nell’olimpo del ciclismo. Da Juniores, Conti vinceva a destra e a sinistra, mentre da professionista ha deciso di svolgere il lavoro del gregario, portato avanti nel migliore dei modi fino ad oggi. Chissà se sarà possibile immaginare un’ulteriore crescita di Valerio in futuro.

8 – La caduta e il ritiro di Tom Dumoulin 

Tom Dumoulin ha dovuto alzare bandiera bianca. Dopo la caduta nella tappa di Frascati, a pochi chilometri dall’arrivo, l’olandese ha dovuto abbandonare la corsa dopo soltanto due chilometri dalla partenza della Terracina-Frascati, in quanto il suo ginocchio sinistro è ancora gonfio e non gli permette di pedalare bene. “Ho sentito un dolore molto forte, ho provato ad alzare la sella per vedere se il dolore sarebbe diminuito durante la pedalata, ma non migliora – ha spiegato il corridore del Team Sunweb – per me è una cosa terribile abbandonare il Giro d’Italia: mesi di preparazione per vedere svanire tutto in pochi minuti. Spero non ci sia nulla di grave nella mia ferita, è stata una brutta botta e ho perso potenza nelle gambe”. 

Giro d’Italia 2019 – Valerio Conti (ITA – UAE – Team Emirates) – photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2019

9 – Dario Cataldo viene fermato, ma poi vince 

23 maggio, tappa da Cuneo a Pinerolo: l’ammiraglia dell’Astana fa fermare Dario Cataldo, in fuga per la vittoria, in quanto ha spiegato di non avere abbastanza forza nelle gambe per provare a vincere. L’ammiraglia lo fa fermare e aiuta così Miguel Angel Lopez a cercare di ottenere un buon margine di vantaggio per conquistare la maglia bianca. 

26 maggio, tappa da Ivrea a Como: ancora fuga, ancora Cataldo, ma stavolta è vittoria. “La tappa di Pinerolo è un capitolo chiuso. Nessun rimpianto e nessun rimorso, pensiamo ad andare avanti. L’abbraccio con Miguel Angel Lopez è stato un bel momento perché ero venuto con lui a fare una ricognizione prima del Giro. Nei giorni precedenti sapeva che non ero stato bene e si è sempre preoccupato sulla mia condizione. Vedere il leader della squadra felice per me è fantastico”.

Giulio Ciccone vincitore della 16^ tappa del Giro d’Italia 2019 photo Dario Belingheri/BettiniPhoto©2019

10 – La maglia azzurra e la vittoria di tappa di Giulio Ciccone

 Tra i giovani italiani maggiormente in evidenza in questo Giro d’Italia vi è Giulio Ciccone: passato dalla Bardiani-CSF alla Trek-Segafredo, l’abruzzese è riuscito a vincere una delle tappe più belle della corsa rosa, la Lovere-Ponte di Legno con il Mortirolo affrontato sotto il diluvio. Molto importante è anche la conquista della maglia azzurra, leader dei Gran Premi della Montagna. Dopo aver vinto a Ponte di Legno, l’abruzzese ha affermato: “Quando in televisione facevano vedere i professionisti transitare sul Mortirolo era emozionante per me. Passare per primo è stato molto importante perché è un’ascesa che ha fatto la storia del ciclismo. Vista la situazione meteorologica, è stato meglio non fare il Gavia; sarebbe stata una frazione certamente più spettacolare, ma saremmo stati degli eroi. In questo team mi trovo molto bene perché mi considerano un uomo squadra. Non mi fa paura aiutare anche gli altri e sicuramente non mi tiro indietro. La Trek crede in me e questo mi fa molto piacere”.

a cura di Carlo Gugliotta Copyright © INBICI MAGAZINE

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