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Tour de France 2018 - 105th Edition - 17th stage Bagneres de Luchon - Col du Portet 65 km - 25/07/2018 - Scenery - Col de Peyresourde - photo Vincent Kalut/PN/BettiniPhoto©2018

COSÌ VOLÒ IL CONDOR DELLE ANDE


E’ la fotografia del giorno. Un uomo, dalla pelle color polvere di caffè, veste una divisa azzurra che sfuma nel blu, con alle spalle una coltre di nebbia fittissima. Alza le braccia sotto uno striscione che scandisce il tempo e indica che, per oggi, i chilometri sono terminati. Solo 65, da percorrere, ma la maggior parte in salita. Un esperimento, per il Tour de France. Una rinascita, per l’omino dalla pelle color polvere di caffè.

 

Si chiama Nairo, ha ventotto anni, una compagna, Paola e una bimba, Mariana, nata nel 2014. Nairo viene dalla Colombia, da Combita, dove, da piccolo, era costretto a guidare un taxi illegalmente, assieme al fratello maggiore, per poter dare qualche chance in più di sopravvivenza alla propria famiglia. La sua storia è avvolta da un’aura di miracolo, poiché nei primi mesi di vita, ha sconfitto la cosiddetta “malattia dell’uomo morto”, che secondo credenze popolari colombiane, viene contratta dal neonato quando la madre, durante la gravidanza, viene a contatto con un cadavere. Nairo è sopravvissuto tramite erbe medicinali e preghiere, che lo hanno subito classificato come un “miracolato”. I suoi genitori, Eloisa e Luis, portano avanti una fattoria e vendono i prodotti che da essa provengono, e vista la vita semplice, ma incerta, il piccolo Nairo non ha i soldi per poter andare a scuola in pullman; ha rimediato con una vecchia bici del padre.

Da lì, è esplosa la sua voglia di correre in bicicletta per tutta la vita.

E’ nato e cresciuto ad un’altitudine di circa 3mila metri, per questo è uno scalatore. Ha i polmoni che facilmente si adattano ai metri di dislivello elevati, e proprio come un condor attacca senza pietà. Anche se, ultimamente, i suoi attacchi, latitavano un po’, tanto da far temere che si fosse disinnamorato della bicicletta. Al Tour, invece, ha dato la prova che sì, c’è ancora, e sa ancora come si fa a pedalare in salita. Scatta, indisturbato, a metà dell’ultima ascesa di giornata, ad uno ad uno raggiunge i fuggitivi, li supera e va via, da solo. Plana leggero, con lo sguardo da sfinge non interpretabile e il sudore che, a goccioline, disturba il suo sforzo sulla fronte e sulle guance. Fa caldo, ma più sale, più si sente bene. Va così bene, Nairo, in bicicletta, che è stato un peccato mortale non poterlo osservare per molto tempo. Nairo, che era l’ombra di sé stesso fino a qualche ora fa, e che invece adesso emana una luce bellissima.

Nairo, quell’omino dalla pelle color polvere di caffè, che si è trovato da solo, al traguardo, con alle spalle un muro di nebbia e un forte applauso, a cui è legata anche l’intensa speranza di un’intera nazione. Nel ciclismo è sempre tutto così incerto e possibile che non ci si arrende mai, a nessuna possibilità.

E fu così che volò il Condor delle Ande.

 

a cura di Giulia Scala Marchiano per iNBiCi magazine

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