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DONNA IN BICI 2

DONNA IN BICI



E’ laureata in architettura, ha praticato il triathlon e arriva dalla terra di Vincenzo Nibali. Alla scoperta di una ciclista che, sui pedali, è un simbolo di determinazione ma che, nella vita di tutti i giorni, si diverte ballando

 

Lavinia, partiamo dalla sua terra d’origine: la Sicilia. Una terra che ha dato molto al ciclismo, soprattutto negli ultimi anni, in primis grazie a Vincenzo Nibali. Perché una donna siciliana sale in bicicletta?

Vengo da una terra con un clima fantastico e luoghi stupendi, motivo in più per trascorrere il tempo all’aria aperta, esplorando e godendo di panorami unici. Forse anche per questo fattore il ciclismo è uno sport molto praticato in Sicilia dove, talvolta, non per caso, sbocciano campioni come Vincenzo Nibali.

 

Lei ha un passato di buon livello anche nel triathlon, che è stato uno degli sport che ha praticato prima di passare in pianta stabile al ciclismo. Tra le sue gare, spicca la partecipazione ad un Ironman: che ricordi ha della triplice disciplina?

In verità ho partecipato a diverse competizioni Ironman e, guardandomi indietro, i ricordi sono tanti ed emozionanti. Sicuramente la preparazione è il momento più duro perché basato su mesi di allenamenti, in cui impari a non dover mollare e in cui focalizzi un obiettivo che pian piano si avvicina e si concretizza nel giorno della gara dove, se stai bene e tutto procede da copione, affronti in primis sfida con te stesso. Credo che l’emozione più grande e indescrivibile sia data dalla fase finale della gara, quegli ultimi chilometri che ti conducono sotto lo striscione. Quello è il momento che ti ripaga di tutti i sacrifici.

 

 

 

Dell’ambiente ciclistico cosa ci può dire?

E’ un ambiente differente dal mondo del triathlon. Intanto sono tutti più competitivi. Certo, c’è la sfida con te stesso e la voglia di far bene, ma tutto è subordinato anche a come si muovono gli altri, all’applicazione delle strategie.

 

Poi è arrivato, appunto, il ciclismo, sotto le insegne di un team che incute, sin da subito, soggezione, solo a sentirne il nome: “Fausto Coppi”. Amore a prima vista con le due ruote?

Sì, amore a prima vista! Già, tra le tre discipline che praticavo, la frazione ciclistica era quella che mi piaceva di più. Le due ruote mi hanno sempre affascinato. Mi piace avere un bel mezzo, anche se magari la sofferenza è sempre la stessa, nel senso che la bici in se stessa non fa nulla da sola, ma rende più piacevole la tua passeggiata o il tuo allenamento. Sicuramente far parte di un Team con un nome così blasonato non ti mette subito a proprio agio, ma in fin dei conti mi reputo un amatore, non certo paragonabile a certi nomi di campioni.

 

Ma le soddisfazioni non sono mancate, a partire da una maglia azzurra e relativa partecipazione al mondiale amatori. Non proprio noccioline insomma…

Sì, a dire il vero, è avvenuto tutto senza grandi aspettative. All’inizio della stagione non avrei mai creduto possibile tutto ciò, mi preoccupava arrivare già alla fine del calendario prestabilito dal team, che era abbastanza impegnativo, in quanto c’erano numerose gran fondo fuori dalla regione. La partecipazione al mondiale amatori ad Aalborg in Danimarca è sicuramente stato un momento emozionante della stagione, perché guardarsi allo specchio con una maglia azzurra credo sia il sogno di ogni amatore. Ho tenuto i piedi per terra anche quando qualcuno al mattino diceva e ripeteva la classica frase ‘questa è la gara per te!’. Credo che una vittoria non sia solo frutto di bravura ma di caparbietà, di eventi che hanno navigato a tuo favore, anche di fortuna. L’unica cosa di cui vado fiera è non aver mollato o aver mantenuto la lucidità fino alla fine.

 

 

 

Oltre alla strada pratica altre discipline del ciclismo?

Sì, sono stata affascinata dal ciclocross che ho praticato negli anni passati, proprio perché questa disciplina concentra le gare nel periodo invernale per cui era un modo per continuare ad allenarsi gareggiando. Mi piace molto anche partecipare alle competizioni a cronometro perché adoro guidare la bici da crono, mi riporta indietro al mio primo amore, il triathlon.

 

Un suo pregio e un suo difetto?

Dovrei fare un’intervista ai miei amici o compagni di squadra! Non ho pregi. Qualcuno ti risponderebbe che sono una capra, un mulo. Come interpretarlo, come pregio o difetto? Difetti tanti. A parte gli scherzi, un pregio può essere il mio sorriso. Un difetto la mia testardaggine.

 

La sua gara preferita e quella meno amata?

La mia gara preferita credo sia la Straducale, in quanto si “gioca in casa”, su un territorio che conosco bene. La gara meno amata non saprei, sarebbe scontato dire quella in cui si ha maggiore difficoltà.

 

Cosa fa Lavinia Palazzo nella vita di tutti i giorni?

Nella mia vita quotidiana, in primis, lavoro con serietà. Ho la fortuna di avere un’occupazione che mi piace e che volevo fare, per cui questo mi garantisce una certa serenità. Dopo molti anni di sport, in cui il metodo e la disciplina l’hanno fatta da padrone, adesso mi dedico, appena posso, al divertimento con i miei amici e anche al ballo.

 

Obiettivi per il 2016?

L’obiettivo di ogni stagione per me è sempre lo stesso: esserci. Riuscire prima di tutto a mantenere l’impegno preso con la squadra. Non è facile confrontarsi con i risultati o le gare affrontate nella stagione precedente e non ci si deve aspettare mai nulla, per cui tutto ciò che verrà sarà ben accetto. Le stagioni non sono mai tutte uguali.

 

Fonte Paolo Mei Copyright © INBICI MAGAZINE

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