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DONNA INBICI



Grande fondista, con due olimpiadi invernali in carriera, conosciamo meglio Elisa Brocard, la “predestinata” di Cogne con la fatica nel sangue

 

Elisa è una fondista valdostana, figlia e sorella d’arte, con lo sci di fondo e la fatica nel sangue. Ha esordito in Coppa del mondo nel 2006 a Cogne, a pochi km da casa sua. In carriera ha partecipato a due edizioni dei giochi olimpici invernali, oltre a numerose apparizioni in Coppa del Mondo, utilizzando costantemente la specialissima nelle uscite estive.

 

Elisa, da dove nasce la sua passione per lo sport?

Indubbiamente dalla mia famiglia: mio padre e mio zio sono stati atleti di livello nazionale nello sci di fondo, oltre alla mia sorella maggiore, che per me è sempre stata un esempio da imitare. Ricordo bene i miei primi passi sugli sci stretti a 3 anni presa per mano da mamma e papà sulle nevi di Lillaz, una frazione di Cogne, dove 19 anni dopo avrei esordito in Coppa del Mondo

 

Possiamo dire che a casa vostra lo sport ha sempre occupato un posto di rilievo?

Lo sport, ed in particolar modo lo sci di fondo, è sempre stato un “affare di famiglia” a casa nostra. Dopo la scuola, mia sorella ed io trascorrevamo buona parte del tempo con lo Sci Club Drink, dove siamo cresciute sportivamente e dove anche papà e zio erano allenatori. A casa, non mancavamo di seguire ogni gara di Coppa del Mondo che veniva trasmessa in televisione, e nel 1992, per noi ancora bambine, è stata un’emozione enorme assistere dal vivo alle Olimpiadi di Albertville. In quella occasione un francese mi vide sciare (sulla pista olimpica di Les Saisies) e chiese a mia madre se ero la figlia di Vegard Ulvang (allora uno dei più forti fondisti norvegesi): immaginate la mia soddisfazione nel sentire quelle parole!

 

 

 

Nel 2006 l’esordio nella World Cup di sci di fondo, un tassello importantissimo della sua “vita da atleta”…

Esordire in Coppa del mondo è stato senza dubbio un onore perché è il circuito a cui ogni atleta ambisce, ma l’emozione più forte è stata poter fare questo passo così importante sulle nevi di casa. Cogne per me è come una seconda casa, ho passato e passo tutt’ora ore e ore di allenamenti sulle quelle nevi.

 

Tra i giorni da ricordare, il posto più importante probabilmente è occupato da due edizioni dei Giochi Olimpici invernali, Vancouver 2010 e Sochi 2014 (dove peraltro ha ottenuto un lusinghiero 13° posto nella 30 km) a cui lei ha partecipato. E’ davvero così magica l’atmosfera dei Giochi?

Direi proprio di sì e questa magia si percepisce non solo sulla pista di gara ma anche e soprattutto nell’atmosfera del villaggio olimpico, della cerimonia di apertura (che a Vancouver ho avuto la fortuna di assistere), della torcia olimpica e di tutti i luoghi toccati dai cinque cerchi. Certo, a volte può sembrare tutto un po’ finto, ma poi, anche a distanza di anni, ti rendi conto che quella esperienza ti ha lasciato qualcosa dentro, di magico… e la magia è aver avuto la possibilità di vivere quell’esperienza.

 

E ora è il momento di salire INBICI. Quando ha scoperto le due ruote e perchè?

Avevo circa 5 anni. La mia primi bici era molto piccola con le rotelle e, come ogni bambino, la usavo molto per giocare e pedalare a più non posso intorno a casa. Dopo aver imparato ad andare senza rotelle ed essere cresciuta un po’, il gioco ha iniziato a dare spazio all’allenamento. Per la preparazione estiva infatti noi fondisti utilizziamo molto la bicicletta.

 

Meglio la strada o la mountain bike?

Ho iniziato con la mountain bike per praticità, ma poi mi sono subito appassionata alla bici da strada. In strada non ho paura di buttarmi giù in discesa, anzi mi diverto! Mentre con il rampichino temo sempre di non avere la tecnica giusta e mi blocco un po’.

 

 

 

 

Quanto è utile in termini di preparazione la bicicletta per una/un fondista di alto livello?

Per noi la bici è un mezzo non del tutto indispensabile, ma quasi. Durante la preparazione estiva carichiamo molto le settimane con ore di allenamento che invece in inverno vengono diminuite per lasciare spazio a lavori specifici e qualitativi tra i quali le gare. Inoltre la bici è un valido aiuto a prevenire infortuni e a mantenere l’allenamento quando questi ci colpiscono.

 

Quanti km percorre mediamente in bicicletta in un anno?

Circa 2000 km.

 

Il ciclismo, è “donna”, nel senso che sempre più ragazze si avvicinano a questa disciplina, forse perché permette di mantenere un fisico tonico e armonioso. Perchè, secondo lei una ragazza dovrebbe davvero salirci, INBICI?

Sicuramente per il piacere di muoversi e stare in forma e di conseguenza in salute. E poi perché in bici, che sia mountain bike o da strada, si possono percorrere e raggiungere mete naturalistiche mozzafiato. Io quando sono in vacanza non rinuncio mai ad un bel giro in bici, anche se sono a riposo dagli allenamenti: mi piace andare alla scoperta di strade e posti nuovi che in auto non riuscirei a raggiungere o ad assaporarli nella stessa maniera.

 

Sci di Fondo e ciclismo, sembra vadano d’accordo: Elisa, alla luce di questo, la aspettiamo sulle strade del ciclismo?

Sicuramente qualche classica Granfondo presto o tardi mi piacerebbe farla. Mio padre mi ha sempre descritto la Nove Colli e la Maratona delle Dolomiti come le “regine” d’Italia e per questo sono molto affascinata sia dal percorso che dall’atmosfera che potrei trovare in un “gruppone”.

 

a cura di Paolo Mei Copyright © iNBiCi magazine

 

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