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E’ UN GIRO BELLISSIMO


E’ secca, la salita di Prato Nevoso.

 

E’ secca e dritta, fatta eccezione per la presenza di tredici tornanti, dedicati a corridori che, in questa zona di Piemonte, hanno saputo lasciare il segno di permanente memoria. Garzelli, Nibali, Aru, Savoldelli, Pantani, Tonkov, Gerrans, Bugno, Chiappucci, Moser, Zilioli, Balmamion e Coppi. Ognuno di loro, una parte di storia, chi più recente, chi meno. Chi più leggendaria di altre. L’ultimo, il “tornante Coppi”, quello che richiama, automaticamente, la Cuneo-Pinerolo e quel colpo di testa e di classe, quell’impresa rara e fuori dalla portata dell’immaginario e immaginazione del miglior scrittore di thriller. Fiato sospeso, per 192 chilometri, da solo.

 

Oggi né Cuneo né Pinerolo né Coppi, ma Maximilian Schachman, che un po’ Coppi, forse, si è anche sentito, a vincere la sua prima tappa in un grande giro dopo una fuga infinita. Anche se non era da solo, e per un tratto di strada, la fatica di un’impresa che, in questo Giro ancora non era riuscita. La fuga è, finalmente, arrivata al traguardo, mentre il gruppo dei favoriti ha preferito tirare il freno. Più di un quarto d’ora il vantaggio massimo, quasi del tutto mantenuto al traguardo. Partiti in dodici, la fuga si è sbriciolata sotto il sole della salita finale, e a giocarsela sono stati sostanzialmente in tre. E per tutti sarebbe stata una prima volta. Schachman e Cattaneo, giovanissimi cavalli di razza, e Plaza, cagnaccio esperto, ma non curante della carta d’identità. Nessuno dei tre mai primo al Giro d’Italia.

 

Generoso e impaziente Cattaneo, ennesimo uomo dell’Androni Giocattoli a tentare la carta della fuga da lontano (eccezion fatta, ovviamente, per le prove a cronometro, gli uomini di Savio sono stati presenti all’attacco in tutte le altre sedici tappe). Mattia, affamato e bellicoso, ha lasciato per strada la calma, tentando di staccare Schachman un po’ troppo presto e cedendo nel finale. Chiude terzo. Indomabile e inossidabile, Plaza. Si stacca, poi rientra e attacca. Lo riprendono, si stacca ancora, ma rientra di grinta e sofferenza. Chiude secondo. Gambe fluide e autocontrollo tanto abbastanza, Schachman. E’ tra i primi a rompere gli indugi, perché se indugi, in salita vai poco avanti. Ha tentato in tutti i modi di staccare gli altri, che hanno tentato tutto per staccare lui. Tentativi riusciti, i suoi, falliti, quelli degli altri. Chiude primo e si commuove, per la sua prima festa in un grande giro. E chissà che uno di quei tredici tornanti non diventi anche “tornante Schachman”. E’ un Giro bellissimo.

Festa che Tom Dumoulin ha, a sorpresa, organizzato alla Maglia Rosa, tentando di recuperare quelli che, secondo lui, erano secondi persi alla cronometro. Simon Yates ha un po’ subito, andando in apnea qualche attimo sufficiente a ridurre il vantaggio a poco meno di trenta secondi. Non è sembrato preoccupato, sa che le montagne che arriveranno domani e dopo saranno il giudice inappellabile, ma sa anche che ha buone carte da giocare. Perché la giornata storta può capitare a tutti, è solo indispensabile sapere affrontarla nel modo giusto. Una prima volta, anche per lui, in cui l’invincibilità si è un po’ accartocciata, ma non piegata del tutto. Vivissimi Pozzoivo e Froome. Vivissima la Corsa Rosa. E’ un Giro bellissimo.

E domani, c’è lo sterrato del Colle delle Finestre, con i suoi indiani e il fascino della purezza del ciclismo. Ma nel frattempo, godiamoci quello che sì, è un Giro bellissimo.

A cura di Giulia Scala per InBici Magazine

 

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