Per vezzo o per passione, sfila il grande popolo del cycle-tatoo.
“Ogni tatuaggio che ho dice la sua su ciò che sono”, ama ripetere Phil Brooks, uno dei più celebri assi del wrestling statunitense, che ha tramutato il suo corpo in un tazebao cinese. E allora viene spontaneo domandarsi chi sono questi esseri umani che hanno deciso di tatuarsi una bicicletta negli angoli più impensabili della propria pelle.
Fanatici ecologisti, che hanno voluto esprimere il loro sostegno alla cultura delle “emissioni zero”? Atleti professionisti che devono le loro fortune esistenziali a due pedali? Gentili donzelle con una maliziosa predilezione per i ciclisti? Tifosi sfegatati di un campionissimo dal quale non vogliono mai separarsi? O magari semplici amanti dell’estetica, che vedono nella sinuosa forma della bicicletta un idioma semantico da celebrare?
C’è un po’ di tutto nel grande popolo dei cycle-tatoo. E dunque, anziché farsi troppo domande, non resta che ammirare questa originale galleria artistica che, al posto delle tele, utilizza addominali e natiche.