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IL CAMMINO DI SANTIAGO DI COMPOSTELA



Augusto Alberti Toscano di Arezzo abbonato all’INBICI TOP CHALLENGE 2016 ci ha inviato il resoconto del suo viaggio dove ha percorso 972 km  lungo il Cammino di Santiago

 

Mi chiamo Augusto Alberti e sono nato in provincia di Arezzo il 23 Agosto 1960, da sempre appassionato di ciclismo, mio padre è stato un buon dilettante vincendo tra l’altro il giro del Casentino nel 1954, quando nell’albo d’oro figuravano uomini prestigiosi come Bartali e Nencini.  Io non ho mai corso veramente, qualche gara tra cicloamatori e poi, nel 2000, le prime gran fondo, cominciando con quella forse più bella e importante: la “Maratona delle Dolomiti”, ripetuta per ben cinque volte. In seguito ho partecipato a qualche gara in Toscana e principalmente a quelle del “Granducato”, concludendo varie volte il circuito interno e ottenendo un secondo posto come piazzamento migliore, poi un terzo, un quarto e così via. Quest’anno mi sono interessato ad un circuito nuovo “InBici Top Challenge” che comprendeva gare interessanti che già conoscevo come la “G.F. del Sale”, il Capitano, la Straducale di Urbino , la Vernaccia ed altre che ignoravo come S. Benedetto del Tronto, sorprendente per la sua attenta organizzazione e che dire de La leggendaria Charly Gaul, praticamente la ciliegina sulla torta. Tutto è andato benissimo visto che ho indossato la maglia di primo in classifica, anche se devo dire fortunatamente visto che ho potuto completare tutte le gare a differenza del mio avversario più forte. Certamente tanti complimenti agli organizzatori del circuito che non hanno mancato in niente e spero che anche il prossimo anno ci si possa ritrovare, magari ancora più numerosi.

 

 

 

Ma veniamo al mio viaggio, il “Cammino di Santiago”: era da un po’ di tempo che ne avevo sentito parlare, anche da un ciclista che lo aveva percorso a piedi (da vero pellegrino); ma perché non farlo in bicicletta? così risparmiamo tempo e pratichiamo il nostro sport preferito.

Sono venuto in possesso di una guida al “cammino”, la via francese che parte da Roncisvalle, che può essere scaricata dal sito www.pellegrinibelluno.it di Oriano Rinaldo; leggendola ci si appassiona per la sua completezza e ricchezza nelle descrizioni e in tutto quello che c’è da scoprire: storia, costumi, paesaggi e ancora tanto altro.

Il viaggio non rappresenta quindi solo uno stimolo religioso o spirituale ma, come è scritto anche nei numerosi cartelli lungo il cammino si tratta di un “Itinerario Culturale Europeo”, infatti intraprendendolo ognuno di noi ha modo di trovare quello che ha dentro di sè ma soprattutto si “pedala” e tanto…

La mia agenzia di viaggi mi presenta la possibilità di prendere il volo Roma-Bilbao compresa la bici e il ritorno Santiago-Roma; Bilbao è un po’ lontana dal punto di inizio del “cammino”, ma con l’entusiasmo di un ventenne pianifico il mio viaggio: da Bilbao a Pamplona in bicicletta (perché prendere un altro mezzo, siamo ciclisti e bisogna pedalare..). Per raggiungere Pamplona ci sono circa 160 km, ma io ne ho percorsi almeno 20 in più per qualche errore di troppo e partendo la mattina presto sono arrivato a destinazione alle 19:30, la strada, a parte una salita di 10 km, è scorrevole e il vento è a favore. Con la mia bici, una vecchia MB in acciaio, pesante ma robusta, allestita con portapacchi, borse laterali e zaino sono riuscito a mantenere un bel passo e anche grazie alla disponibilità e gentilezza delle persone che ho incontrato sono riuscito con facilità a rimediare agli errori che appunto mi hanno allungato la strada. Ricordo con piacere che nella città di Vitoria non riuscivo a trovare una via d’uscita, ho chiesto aiuto ad un gruppo di ciclisti locali che puntualmente, vedendomi in difficoltà mi hanno accompagnato nella direzione giusta.

 

 

 

 

 

Nella guida di Oriano Rinaldo sono descritte tappe per il “cammino” a piedi con una media di 20/25 km al giorno; calcolando di percorrere in bicicletta circa 100 km, quindi 4 tappe per volta e togliendo le prime 3 con partenza da Pamplona né restano 28, con arrivo previsto a Santiago in 7 giorni.

La prima strada che si tiene a mente è la NA-1110, la quale ci permette di attraversare la Navarra (terra di Miguel Indurain) fino al territorio della Rioja; successivamente c’è la N-120, una nazionale che spesso corre accanto all’autovia (autostrada), una è anche parallela a gran parte del “cammino”. La N-120 è una strada bellissima, pochissimo transitata (escluso i tratti vicini alle città) e soprattutto con una corsia laterale sufficientemente gande per pedalare in sicurezza anche quando sopraggiungono dei mezzi, a riguardo devo dire che gli autisti spagnoli sono molto attenti e rispettosi verso i viaggiatori.

Attraversando immense coltivazioni di cereali, soprattutto di grano, già mietuto in questa stagione, la N-120 ci porta a S.to Domingo dela Calzada (meta fondamentale del “cammino”, città di antiche origini con la sua stupenda cattedrale) per poi addentrarsi nella regione della Castiglia- Leon in direzione del capoluogo Burgos, forse la città che mi ha colpito di più per la sua bellezza, una cattedrale mozzafiato, il caratteristico centro storico ma anche con un contorno impeccabile: piste ciclabili, giardini e parchi che incorniciano la città. La N-120 prosegue per attraversare la lunga meseta castellana, nastri d’asfalto interminabili immersi nelle coltivazioni di grano che si perdono a vista d’occhio fino ad arrivare a Leon (altra grande città da non perdere) e continuare ancora in prossimità della cittadina monumentale di Astorga. In tutto, con la nazionale N-120, eccetto le deviazioni dovute, si percorrono circa 380 km, da Logroño ad Astorga in tre tappe.

Andando avanti il paesaggio cambia, troviamo più verde, boschi e salite; la strada da seguire è la LE-142 che ci porterà a Ponferrada, città di origini romane e caratterizzata da un’imponente castello templare, ma prima toccheremo il picco più alto di tutto il “cammino”, a quota 1500 metri, il “Cruz de Ferro”, dove si trova un alto palo di legno con all’estremità una croce di ferro e alla cui base è stato costruito un altarino di pietre poste tutte in torno dai pellegrini. Da Ponferrada si segue la N-VI che ci porterà, passando per Villafranca, a O Cebreiro, località di montagna; si sale fino a 1296 metri con un paesaggio decisamente alpino con i tetti delle case in ardesia, per poi raggiungere il territorio della Galizia. Posso confermare, come riportato anche nella guida di Oriano Rinaldo, che vedere l’alba da O Cebreiro è uno spettacolo da non perdere prima di scendere nelle terre di Santiago, degli antichi celti, delle preziose miniere romane, delle colline e dei boschi di querce e castagni. La strada da seguire, scendendo verso Triacastela, è la LU- 633, per poi arrivare a Sarria, passando dall’imponente monastero benedettino di Samos, quindi toccare Portomarín, situato agli argini di un lago artificiale, ed arrivare a Palas de Rei, penultima tappa del mio viaggio.

 

 

 

Per Santiago si segue la nazionale N-547, un sù e giù di una strada molto bella, tra fattorie che ti lasciano respirare gli odori caratteristici, fino ad essere incanalati obbligatoriamente nel sentiero e percorrere gli ultimi chilometri tra piste battute e tratti di asfalto, immersi nel verde e con tanti pellegrini che si raggruppano, compresi quelli, come chiamo io, “della domenica”, che percorrono solo l’ultimo tratto di strada e decisamente distanti da quelli che affrontano l’intero percorso, con i loro fardelli pesanti e le piaghe ai piedi; ma ognuno fa quello può…

Una cosa che non dimenticherò mai di questo viaggio e che rimarrà sempre impressa in me sono i cartelli stradali, grandi e piccoli, soprattutto quelli gialli e blu sponsorizzati dall’Unione Europea, ecco, loro sono come dei tifosi, stanno a bordo strada, a volte nei tratti più duri, sembra che tifino per te, che ti dicano: dai forza, tieni duro, vai che ce la fai….

 

Devo ringraziare il mio sponsor, i Cicli Pasquini Stella Azzurra che ci permette di correre dandoci la migliore assistenza possibile; il Sig. Aghini Paolo, sempre sensibile alle iniziative sportive ma anche a quelle umane e soprattutto la mia famiglia che mi comprende e supporta in tutte le mie passioni e le mie scelte.

Questa mia esperienza vuole ribadire quanto può essere interessante promuovere un ciclismo turistico, di cultura e di solidarietà tra le persone le cose e tutto quanto il mondo che ci circonda.

La mia morale:

“qualche volta devi fare a meno di quello che hai per poi apprezzarlo ancora di più”

 

 

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