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IL PUNTO DI VISTA: L’ALTRA METÀ DEL CIELO


Sono più determinate, più tenaci, mentalmente più solide e sanno organizzarsi con i tempi. Per queste – ed altre mille ragioni – anche nel ciclismo… il futuro è donna!

A dare una spinta fortissima all’aumento dei praticanti del nostro sport preferito concorrono, in maniera determinante ed ora più che mai, le donne!

In linea teorica sono il 50% della base e già questo dato, all’apparenza trascurabile, è un indizio interessante da cui partire.

Ormai il ciclismo non è più lo sport del “ciao Mama”, ma un vero e proprio fenomeno di costume. Con le sue mode, le sue tendenze e, diciamolo pure, con un appeal crescente anche in ambienti apparentemente più snob ed elittari. E quando uno sport ed un ambiente diventano fashion, immancabilmente le donne ne vengono attratte.

La grande differenza rispetto ad altri ambienti è che ne diventano velocemente parte integrante, a volte con passione molto superiore ai maschi. Ne vengono letteralmente travolte. Trascinando così altre cicliste e conseguentemente altri uomini… Per l’altra metà del cielo non esistono problemi di distanza, di meteo o d’orario! Loro, a differenza di noi uomini, sono già allenate a fare molte cose contemporaneamente, figuriamoci cosa ci vuole ad organizzare un’uscita in bicicletta!

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La scusa che non vogliono sentire è: non ho tempo! Non è contemplato nel loro vocabolario, e ci sono dimostrazioni palesi.

Nella convulsa Milano, ad esempio, vive Alberta, avvenente ultra cinquantenne, creativo pubblicitario e mamma di una ventenne e che è divenuta ciclista proprio in occasione del parto. Gli fu regalata una bicicletta da corsa che velocemente gli ha fatto dimenticare i suoi trascorsi giovanili nel basket, per passare gradatamente da brevi passeggiate lungo il Naviglio a gite in collina, per sfociare nella Maratona delle Dolomiti. Si allena 3-4 volte a settimana percorrendo 6-8000 km l’anno. Quando può con il suo gruppo “Turbolento” oppure in solitaria, con la sola compagnia di una fiammante Cinelli Superstar con freni a disco! Molto esperta di gite autogestite, amerebbe poter partecipare ad un viaggio organizzato in luoghi accattivanti… e prima o poi lo farà, vedrete!

Sulla stessa lunghezza d’onda Katia, 47enne di Torino, sposata e customer service di un’importante azienda. Nel 2000 ha iniziato con lo spinning tre volte a settimana, poi è passata alla MTB, quattro anni fa l’approccio con la “più elegante” bici da strada! È partita subito forte; una Bianchi, poi una Pinarello ed ora una BMC con cambio elettronico e freni a disco. Praticamente il top dell’equipaggiamento! Esce spesso da sola o con un amico, non partecipa a gare ma preferisce godersi il paesaggio improvvisando i percorsi. E comunque, i capi rari e molto tecnici, con gli abbinamenti curati, non gli impediscono di percorrere 8000 km l’anno.

Bello anche l’esempio di Beatrice, graziosa 32enne albergatrice veronese con un breve passato nelle categorie giovanili. Dopo qualche anno di assopimento, il regalo della Taurus del nonno le ha riacceso la passione. In sella alla sua De Rosa Protos percorre 7/8000 km l’anno e partecipa ad una decina di gran fondo, gli piace prender parte a vacanze ciclistiche organizzate, questo anche per motivi professionali (e come motivazione non è affatto male!). Naturalmente anche lei ritiene l’importanza del look in bicicletta fondamentale!

La più ruspante e pragmatica Cristina, romagnola purosangue, sostiene che la frase “non ho tempo per allenarmi non deve esistere”. E dobbiamo dire che lei ne è la prova vivente: 47enne con un marito, due figlie adolescenti ed una casa da seguire, lavora part-time in una gelateria e nel tempo libero dà una mano nell’agenzia assicurativa del marito. Da oltre 25 anni pratica il cicloturismo, partecipa ad una decina di gran fondo tra le più belle ed impegnative, percorre sulla sua Bianchi fiammante almeno 20.000 km l’anno. Rigorosamente con la sua divisa completa degli “Aquilotti Cervia”. Un mito! Ma come fa? Semplice: “mi alzo un’ora prima…”.

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Intervistando queste ragazze mi ha colpito una affermazione di Katia che sintetizza benissimo i sentimenti di tutte quante: “Quando esco in bici mi sento benissimo, appagata! Dopo una salita, la discesa è tutta un sorriso. È la mia valvola di sfogo!”.

Noi uomini sosteniamo spesso di non aver tempo per allenarci e quelli che vanno più forte lo fanno esclusivamente perché sono più liberi… Invece, tante volte, i limiti sono unicamente dentro di noi.

a cura di Gian Luca Giardini Copyright © INBICI MAGAZINE

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