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LA GENESI DEL MITO: MARCO PANTANI NEGLI ANNI DELLA GIACOBAZZI


Come ogni storia che si rispetti partiamo dall’inizio, ovvero dai mitici anni ’90.

I protagonisti di questa storia sono persone genuine, sanguigne che amano la loro terra e che hanno sempre creduto nei valori dello sport.

La Giacobazzi – fondata nel 1958 a Nonantola (Modena) – ha sempre collaborato e sponsorizzato varie discipline nel mondo sportivo. Tra le perle biografiche dell’azienda c’è, ad esempio, la telefonata ricevuta alla fine del 1977 da Enzo Ferrari in persona. Rispose, visibilmente emozionato, Antonio Giacobazzi a cui il Drake chiedeva di sponsorizzare un promettente pilota canadese. Il suo nome era Gilles Villeneuve.

Tra la famiglia Villeneuve e Giacobazzi nacque una sincera amicizia. Ma non fu l’unica collaborazione degna di nota. Altro fiore all’occhiello fu la partnership con il ciclista Claudio Vandelli, medaglia d’oro olimpica nel 1984 a Los Angeles nella cronometro a squadre.
Nel motociclismo, Walter Villa portò il nome Giacobazzi in giro per i circuiti iridati vincendo quattro volte il campionato del mondo tra il 1974 ed il 1976.
Nella pallavolo in accoppiata al marchio storico della Panini, nel calcio con partecipazioni nel Modena F.C e, nel pugilato, con Dante Canè.

Ma nel ciclismo la figura di Marco Pantani resterà sempre una pietra miliare della storia sportiva aziendale della Giacobazzi.

Da Allievo il suo direttore sportivo era stato Savini, ma da dilettante fu seguito da Giuseppe Roncucci – detto “Pino” – che, secondo molti, sarà per Marco il personaggio più importante della sua vita a livello ciclistico. 

Giuseppe Roncucci

Il ciclismo diventò un lavoro per Marco, iniziò ad allenarsi d’inverno. Cambiarono gli avversari e i percorsi, ma non cambiarono le sue sensazioni in salita. Ogni volta che cambiava squadra cercava sempre il team migliore: la G.S. Lambrusco Giacobazzi in quegli anni era fortissima e spopolava in tutta Italia.

Quando Pino andò a parlare a Cesenatico con il giovane juniores e gli chiese perché volesse venire alla Giacobazzi, la risposta fu perentoria: “Voglio venire perché la squadra è forte e io voglio vincere il Giro d’Italia”. Ma come – replicò Pino – Vuoi vincere il Giro d’ Italia appena passato nei dilettanti? “Io voglio vincere il giro”, ribadì convnto.

Questo era Pantani. Non esistevano mezze misure e, infatti, mantenne le sue promesse. Corse con la maglia del G.S. Giacobazzi dal 1990 al 1992, raccogliendo in tre anni, ed in bella successione un terzo, un secondo ed un primo posto al Giro d’Italia per Dilettanti e diventando professionista a stagione non ancora terminata.

Ma andiamo per gradi. Finì la stagione 1990 al terzo posto dopo avere avuto la solita dose di sfortuna. Un podio al debutto era un ottimo risultato, per carità, ma non rispecchiava le ambizioni del giovane campione. Chiese a Pino di poter contare per la stagione 1991 di una squadra dedicata a lui, ma in quegli anni il giro d’Italia dilettanti era composto da una selezione regionale e non dalla squadra di appartenenza. Il selezionatore era Orlando Maini che cercò di metterlo nelle giuste condizioni, ma nella tappa di Senigallia tutta in pianura la squadra si fece sorprendere accumulando un ritardo di 4 minuti e addio vittoria finale.

La stagione 1991 fu importantissima in quanto elevò Marco al rango di corridore di valore assoluto: arrivò secondo al Giro D’Italia alle spalle di un certo Francesco Casagrande. E quell’anno si guadagnò anche la prima maglia azzurra.

Nella cronoscalata della Futa finì secondo assoluto facendo tremare l’iridato professionista Gianni Bugno. 

Queste le vittorie della stagione 1991:

18/05 Classifica GPM al Giro del Friuli Venezia Giulia

27/06 Agordo (Giro D’Italia Baby)

20/07 Cronoscalata Ghiare – Fonti San Moderanno (PR)

25/08 G.P. Città di Meldola (FC)

01/09 Cronoscalata della Futa – Memorial Nencini

21/09 Piccolo Giro dell’Emilia – Bologna

Giglio d’Oro Challenge Giovani – Pontenuovo di Calenzano (FI)

Singolare fu l’incontro tra il giovanissimo Pantani e Davide Boifava, direttore sportivo della Carrera-Tassoni a fine 1991. La Carrera era la squadra più forte del mondo in quel momento. Con Chiappucci – e non solo – vincevano tutto quello che si poteva vincere. Marco siglò un contratto anche discreto e, quando gli chiesero se fosse soddisfatto delle condizioni economiche, rispose serafico: “Del contratto sono soddisfatto, ma non ci sono i premi se vinco il Giro d’italia, il Tour o unaa tappa?”.

Lo guardarono allibiti, ma il direttore sportivo mandò la segretaria a prendere un foglio bianco e buttò giù una serie di premi se avesse vinto il Tour, la tappa e il Giro.
Alla fine, quando si salutarono, Boifava gli disse: Marco hai fatto un affare e lui rispose: “L’affare l’ha fatto lei perché io vengo per vincere“.
Questo era Marco Pantani: carattere, caparbietà da vendere. Per lui la bicicletta era tutto.

Parlando con Pino mi rendo conto dell’amore immenso che, ancora oggi, nutre per il Pirata, quasi come un secondo padre. La stanza nella quale mi accoglie è ricca di ricordi, ha una memoria di ferro e si ricorda tutto ogni minimo particolare. Ci sono molti scaffali nei quali sono raccolte per annate tutte le imprese del Pirata. Ha conservato i percorsi delle tappe, tantissime fotografie, cartoline del pirata, tutto sistemato con ordine scrupoloso.

Parlando della bicicletta utilizzata dal Panta nella stagione 1991, Pino mi racconta che – durante una gara molto impegnativa a Meldola verso fine agosto nella quale era in testa – al penultimo giro si ruppe il telaio e Pino, in tutta fretta, aveva recuperato la bicicletta di un altro ciclista del Team Giacobazzi che si era ritirato ma che era troppo piccola… Pantani vinse nonostante tutto con un distacco di circa un minuto e mezzo.

Questa vittoria ebbe un sapore particolare, sia perché avvenne in maniera rocambolesca sia perché Marco dimostrò che non era forte solo nelle gare a tappe ma anche in quelle di un giorno. Per riuscire in questa impresa Pino aveva mandato in ritiro tutta la squadra i primi di agosto a Pieve Pelago. Sapeva come prendere Marco, non doveva imporgli nulla ma, condividendo con lui gare e strategie, Marco puntualmente lo ripagava. Mentre le altre squadre erano composte da circa 20/25 ciclisti la Giacobazzi ne aveva 8/10 e normalmente arrivavano nel team senza avere avuto tante vittorie ma così facendo si formava un gruppo compatto che, in quegli anni, aveva un leader indiscusso: Marco Pantani.

Nel biennio ’90 e ’91 le biciclette del team Giacobazzi – composto da 10 dilettanti di Iª Categoria – erano fornite dall’azienda Cicli Dosi Walter di Imola. Walter Dosi, ex ciclista classe 1954, corridore nella categoria dilettanti fino al 1975, è stato meccanico e saldatore per diversi team.

Dopo essersi messo in mostra nella prima stagione tra i dilettanti, Walter capì le potenzialità di quel giovane ciclista che lo andava a trovare settimanalmente nella sua bottega per farsi sistemare ed alleggerire la bici. Nella stagione ’91 realizzò una bicicletta su misura per lui, in un unico esemplare di colore bianco perlato con particolari rosa sulla forcella anteriore. Una bici leggerissima e innovativa per l’epoca. Si tratta della prima bicicletta costruita appositamente per Pantani, in quanto – come confermato da Dosi – nel ’90 aveva corso con una delle biciclette che erano state date in dotazione al team non realizzata appositamente per lui.Quando Pantani ruppe il tubo orizzontale che era forato in due punti per consentire il passaggio cavo freno posteriore a Rocca delle Camminate venne sostituito posizionando il passaggio cavo freno all’esterno del telaio esattamente come si presenta adesso. Nel suo negozio Dosi – che nel 2019 ha compiuto 40 anni di attività – ancora oggi è presente una gigantografia di questa bicicletta. Walter sul retro della foto che lo ritrae con la bicicletta ha fatto incidere una dedica speciale “Una bici unica realizzata del 1991 per un campione unico, Marco Pantani”. Pino ricorda Walter come una persona precisa e perfezionista e non è cambiato, di una virgola.

Nel ’92, pur rimanendo alla Giacobazzi ma avendo già firmato il contratto con il nuovo team, Marco utilizzerà una bici Carrera.

Alla fine della stagione, come era consuetudine fare in quegli anni, venne ceduta al signor Adriano di Imola che la custodì gelosamente fino al 2020.

Ne parlai con il signor Dosi, persona splendida, che ancora oggi collabora con i team giovanili, come la ciclistica Fabbi Santerno di Imola dove tanti giovani ciclisti sognano di diventare dei campioni. Lui ricordava perfettamente la storia della bici e del perché fosse completamente di colore rosa. Aveva conservato gelosamente la scheda riguardante le geometrie della bici e il numero di telaio.

Ebbi la conferma che era, senza ombra di dubbio, la bici di Marco Pantani realizzata in un unico esemplare e che consentì al giovane campione di mettersi in mostra, di avere la prima convocazione in Nazionale e di firmare il primo contratto importante della sua brillante carriera.

Concludo con due chicche di Pino: nel ’91 Pantani incontrò per la prima volta nella sua vita un certo Lance Amstrong alla “settimana bergamasca”. Si trattava di una selezione per nazioni e la Giacobazzi, dopo la vittoria del 1992 del giro d’Italia di Marco, chiuse il team in quanto – a detta del Presidente – non c’era più nulla da vincere.

Descrizione tecnica telaio

Telaio Dosi n° 91DW520 in acciaio Columbus EL (extra Light) detto “Leggerino” saldature con metodo tig, realizzata su specifica richiesta e su misura personalizzata a Marco Pantani. Unico esemplare esistente costruita da Walter Dosi noto telaista di Imola. Misura orizzontale centro/centro cm 53,5; verticale centro/centro cm 52,5. Forcellini Columbus. Forcella parzialmente cromata con pantografie “Dosi”. Telaio pantografato “Dosi”. Cambio al telaio indicizzato a 2 x 8 rapporti. Gruppo Shimano Dura Ace 7400 prodotto dal 1990

Pipa pantografata Dosi, sella flite prodotta da Selle Italia.

a cura di Sergio Biunno – Copyright© Inbici Magazine ©Riproduzione Riservata

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