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LE GRANDI RIVALITÀ DEL CICLISMO 4

LE GRANDI RIVALITÀ DEL CICLISMO



Al Tour del 2000 la vittoria del Mont Ventoux “sporcata” dalle dichiarazioni a fine gara del texano: “Sì, l’ho fatto vincere”. Ma tre giorno dopo, a Courchevel, il Pirata diede spettacolo e, per la prima ed ultima volta, impartì all’americano una lezione memorabile

 

Si voltò un paio di volte poi – alzandosi sui pedali – digrignò i denti e diede una fucilata che, in pochi metri, coriandolizzò il gruppo.

13 luglio 2000, Tour de France, tappa Carpentras – Mont Ventoux. In quel pomeriggio di sole, Marco Pantani (in maglia rosa) – alle falde del “gigante della Provenza” – fece provare per la prima volta a Lance Armstrong (in maglia gialla) quanto fosse dura in salita seguire la sua scia.

Il Pirata partì all’accelerazione numero quattro e, dopo aver risposto colpo su colpo, il texano restò sui pedali proseguendo per qualche attimo col suo passo. Poi ruppe gli indugi e, come un proiettile, si spostò sulla parte destra dell’asfalto e – con forza ed orgoglio – partì all’inseguimento di Pantani. Marco si voltò e, tradendo un rivolo di stupore, accettò – remissivo – il rientro dell’americano.

Sul rettilineo finale vinse il galateo: Armstrong si alzò sui pedali lasciando a Pantani l’onore della vittoria. Poi, davanti a microfoni e taccuini spianati, il galateo si trasformò in becera supponenza: “Sì, l’ho lasciato vincere”, disse Lance con il ghigno da superman. 

 

Certo, con il senno di poi, quella sfida epica tra due giganti del pedale oggi assume tutta un’altra dimensione. Inchiodato dall’inchiesta dell’Equipe, il texano ammise, arrossendo, che quella potenza deflagrante era (almeno in parte) figlia di pasticche artificiali e che anche lui – il campionissimo che aveva sconfitto il cancro – era caduto nelle spire tentacolari dell’Epo. 

 

Chissà come l’avrebbe presa Pantani sapendo che il corridore che lui aveva più rispettato altro non era che il “re dei dopati”, un campione finto ed un uomo bugiardo. 

Ma, come disse, a quei tempi Davide Cassani, “Pantani non poteva accettare che un altro corridore dicesse di averlo fatto vincere”. E così la rivalità tra i due divenne sempre più caustica ed il rispetto virò molto presto in “stentata sopportazione”. 

Ad incrociare i loro destini, sempre al primo Tour del nuovo millennio, ci pensò la tappa Briancon – Courchevel di tre giorni dopo. Una frazione massacrante con tre vette in grado – almeno sulla carta – di ribaltare la classifica e disegnare nuove gerarchie.

A sedici chilometri dal traguardo, con uno scattò fulminante, Pantani tornò ad essere, per un attimo, l’imprendibile grimpeur del ’98. Con Jimenez in fuga, Armstrong si incollò alla ruota del Pirata, per nulla intenzionato a farsi staccare. Ma a cinque chilometri dalla fine, con un conato di orgoglio, Pantani ripartì in salita e, questa volta, fece il vuoto. L’americano tentò di colmare il distacco, ma quella volta dovette arrendersi.

Danzando sui pedali, Pantani cancellò in pochi attimi mesi e mesi di fango e malignità, tornando ad essere – in Francia come in Italia – l’idolo incontrastato delle folle. Il Pirata riprese anche Jimenez che, in un tornante, quasi si spostò dalla strada per evitare di finire travolto da quel treno.

Sul traguardo si limiterà ad alzare un bracco, come se conoscesse una triste verità: sarà quella la sua ultima vittoria da professionista.

Armstrong tagliò il traguardo – stremato – poco dopo e qualche cronista, non resistendo alla tentazione, gli porse il microfono chiedendogli: “Anche stavolta l’hai fatto vincere?”.

 

a cura di Mario Pugliese iNBiCi magazine

 

Photocredit: abc.net.au

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