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L’INTERVISTA

L’INTERVISTA



Due vittorie, un secondo posto e qualche rimpianto. Paolo Savoldelli è stato uno dei più grandi interpreti del Giro d’Italia: “Con tappe così corte potrebbe anche scapparci la sorpresa anche se il colombiano parte favorito”

 

 

Sul Giro d’Italia, Paolo Savoldelli potrebbe scrivere intere enciclopedie perché – con dieci partecipazioni, due vittorie (2002 e 2005) ed un 2° posto (nell’edizione della celebre squalifica di Pantani) – il “Falco” può sedere, ad honorem”, nel banchetto dei “grandi di sempre” della corsa rosa. Re dei discesisti, cronoman di livello mondiale ed una grande capacità di difendersi in salita, Savoldelli era il prototipo del corridore da grandi giri, anche se qualche infortunio l’ha un po’ frenato nel cuore della sua carriera. In ogni caso, ogni qual volta il Giro si leva dai blocchi, è quasi doveroso interpellarlo, anche perché – da quando fa il cronista per BikeChannel – con le sue disamine “tecnicamente impeccabili”, è diventato uno degli oracoli più autorevoli del ciclismo mondiale. 

 

Paolo, che Giro d’Italia dobbiamo aspettarci?

E’ l’edizione del centenario, un numero che dimostra, in maniera più che eloquente, il peso storico di un evento che, in questo secolo, ha segnato la storia del ciclismo mondiale. E’ un valore aggiunto rispetto alle passate edizioni perché chi lo vince resterà davvero nella storia per sempre.

 

Un Giro che, però, partirà listato a lutto…

La morte di Scarponi è un evento tragico che segnerà il mondo del ciclismo per tanto tempo. Lui era un atleta incredibile, ma anche un uomo molto amato nel gruppo. Non si potrà fare finta di nulla, anche se, come lo stesso Michele avrebbe voluto, la vita continua ed il ciclismo, anche con la morte nel cuore, deve andare avanti. 

 

La tragedia ha riportato d’attualità il problema, mai risolto, della sicurezza dei ciclisti sulle strade italiane…

Rispetto ai rischi potenziali che si corrono ogni giorno, io penso che la percentuale d’incidenti gravi sia anche bassa. La morte di Scarponi ha segnato profondamente tutti i colleghi anche perché, al di là del cordoglio, tutti sanno che, al posto di Michele, potevano esserci loro. E’ un problema, a volte, di fatalità e di destino, ma sul piano dell’educazione stradale e delle infrastrutture urbane per l’utenza debole si potrebbero fare tante cose. Che, ad oggi, non sono state mai fatte. 

 

 

 

Nairo Quintana ( foto Bettiniphoto) 

 

Chi è il favorito al Giro?

Sicuramente Nibali è un autorevole pretendente. Per altro, la vittoria ottenuta al recente Giro di Croazia dimostra che Vincenzo si presenta a questo Giro d’Italia in condizioni fisiche ottimali. Il mio personale favorito, però, resta Nairo Quintana che, nelle corse a tappe, mi pare davvero spietato. 

 

Peccato per l’assenza di Philippe Gilbert…

Non poteva certo ambire alla vittoria del Giro, ma nelle singole tappe avrebbe regalato spettacolo. E qualche vittoria l’avrebbe portata a casa. 

 

In generale, le piace il percorso del Giro 2017?

Non tantissimo, perché secondo me ci sono tante, troppe tappe corte. A parte Bormio (217 km) e Canazei (219), e qualche altra frazione senza grandi difficoltà, gli organizzatori hanno disegnato tante tappe attorno ai 150km e questo potrebbe sparigliare un po’ i valori effettivi, regalando qualche sorpresa. 

 

Quindi alla fine potrebbe anche non vincere il più forte?

Può darsi, perché un corridore con le mie caratteristiche, ad esempio, oppure con quelle di un Simoni, avrebbe faticato parecchio con tappe così corte. Non voglio togliere nulla a tanti fantastici corridori, ma nei grandi giri, il vero campione si è sempre visto nelle tappe lunghe. 

 

 

 

 Vincenzo Nibali ( foto Bettiniphoto) 

 

Altre incognite?

La partenza dalla Sardegna che, storicamente, per il vento e la morfologia del territorio, riserva sempre corse complicate. 

 

L’Etna potrebbe già fare selezione?

L’Etna arriva dopo un giorno di riposo e già questo potrebbe riservare sorprese. Non credo che sconvolgerà la classifica, ma qualcosa – sui valori in campo – ci dirà. 

 

Le due cronometro saranno decisive?

La Foligno – Montefalco sicuramente sì. Dopo quei 40 chilometri avremo un’idea più precisa di chi può davvero vincere il Giro del Centenario. La Monza – Milano, invece, non la vedo determinante. Credo infatti che, a quel punto, dopo 3500 chilometri, la classifica sarà già ben delineata. 

 

E allora, parliamo proprio di sorprese: un giovane italiano che potrebbe fare bene?

Mi aspetto tanto da Davide Formolo. Magari non andrà sul podio di questo Giro, ma io lo vedo protagonista. Sicuramente, se la squadra lo assiste, potrà fare un ulteriore salto di qualità.

 

La squadra da tener d’occhio?

Il Team Sky ha sicuramente corridori che potrebbero lasciare il segno. Penso a Geraint Thomas che ha appena vinto il Tour delle Alpi, ma anche allo spagnolo Mikel Landa che, su certi terreni, è sempre molto competitivo.

 

a cura di Mario Pugliese Copyright © INBICI magazine

 

Nella foto di testa 

Paolo Savoldelli ( foto Playfull) 

 

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3 Nibali bettiniphoto
 
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