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Giro della Toscana 2018 - Memorial Alfredo Martini - 3rd Edition - Pontedera - Pontedera 198,9 km - 19/09/2018 - Daniele Bennati (ITA - Movistar) - photo Roberto Bettini/BettiniPhoto©2018

L’INTERVISTA – DANIELE BENNATI: “LA MIA UNA CARRIERA COMPLETA. MOLTI I PROGETTI PER IL FUTURO”


In diciotto anni di professionismo Daniele Bennati è riuscito, di stagione in stagione, a progredire e ad adattarsi ai cambiamenti come pochi ciclisti prima di lui. Agli esordi prezioso ingranaggio del mitico treno di Mario Cipollini, poi lui stesso velocista di primissimo livello ed infine indispensabile gregario nonché uomo squadra. Tra le sue innumerevoli vittorie spicca quella al Tour de France sul vialone degli Champs Elysees che lo consacrò a livello internazionale. Da pochi mesi il ciclista aretino, dopo una brutta caduta nella passata stagione, ha deciso di continuare a seguire la sua passione per il ciclismo scendendo dalla bici. Considerando la sua grande esperienza nel mondo delle due ruote, abbiamo posto alcune domande a Daniele sul suo percorso da professionista e sui cambiamenti che ha notato negli anni.

Vuelta Espana 2018 – 73th Edition – Daniele Bennati (ITA – Movistar) – photo Luis Angel Gomez/BettiniPhoto©2018

Come hai vissuto l’ultimo atto della tua carriera da professionista?

“Ho avuto abbastanza tempo per pensare al momento del ritiro. Ho provato a risalire in bici dopo la brutta scivolata in Spagna perché non volevo concludere la mia avventura così, ma dopo qualche mese, non riuscendo a recuperare, ho dovuto decidere. Non è mai bello concludere la carriera con una caduta ma bisogna guardare anche l’altra faccia della medaglia: grazie al cielo sono qui a raccontarla”.

Quale è stato il periodo più gratificante della tua lunga carriera?

“Ogni fase ha avuto le sue gioie. Sono passato professionista e i primi due anni ho avuto la fortuna, forse anche la bravura, di far parte del treno di Cipollini. Li ho imparato tantissimo e questo mi ha permesso di centrare molte vittorie. Le ultime stagioni invece mi sono tolto parecchie soddisfazioni lavorando per grandi capitani e ritrovando la nazionale con il ruolo di regista in corsa. Sono soddisfatto di tutto il mio percorso, penso sia stata una carriera completa”.

Quale è stato il successo a cui sei particolarmente legato?

“L’immagine sul podio con l’arco di trionfo alle spalle è la vittoria che rimane scolpita anche nella memoria degli appassionati. Ho vinto tanto, al Giro d’Italia e alla Vuelta, ma il trionfo a Parigi sicuramente è quello che ricordo con più gioia anche perché mi ha lanciato a livello internazionale”.

Vuelta a Andalucia Ruta Ciclista Del Sol 2016 – Daniele Bennati (Tinkoff) – foto Luis Angel Gomez/BettiniPhoto©2016

Quali sono i ciclisti che hai incontrato sul tuo cammino e che più hai ammirato?

“Oltre a Cipollini ho incontrato molti campioni, elencarli tutti richiederebbe troppo tempo. Al mio debutto da professionista c’erano in gruppo Jan Ullrich, Laurent Jalabert e Johan Museeuw, gente che fino a poco prima vedevo solo in televisione. È stato come realizzare un sogno. Ricordo bene anche il mio primo Giro d’Italia poiché purtroppo è stato l’ultimo di Pantani. Per me Marco era un idolo e poterlo vedere dal vivo è stato fantastico”.

C’è un tuo coetaneo, compagno alla Movistar in questi ultimi anni, che non ha ancora smesso di vincere. Sai svelarci il segreto di Valverde?

“Tutti i giorni dell’anno fa una vita da atleta. Oltre a essere un fuoriclasse riesce ad esprimersi a questi livelli, alla soglia dei quarant’anni, proprio perché non fugge di fronte alle fatiche. I giovani, soprattutto quelli che non voglio sudare troppo, dovrebbero prendere esempio da lui. Sono certo che anche quest’anno Alejandro sarà uno dei ciclisti da battere”.

Secondo te, oggi siamo in un periodo di grande cambiamento per il ciclismo?

“Ora, a parte Alejandro Valverde, Philippe Gilbert e il nostro Vincenzo Nibali che hanno molta esperienza e classe, c’è un grande cambio generazionale. Rispetto al passato i ragazzi passano presto al professionismo e riescono a farsi notare subito. Ritengo che questo sia anche positivo perché il ciclismo ha costante bisogno di novità e di nuovi personaggi”.

Ci sono anche aspetti negativi di questo cambiamento?

“Oggi i ritmi sono molto più sostenuti. Quella che ai miei tempi era ritenuta una preparazione adeguata per un allievo ora non lo è più. Su certi aspetti c’è un’esasperazione nei ritmi e negli allenamenti e per tale motivo a vent’anni uno può essere già pronto a fare il balzo nel professionismo. C’è però di conseguenza il rischio di accorciare la carriera. Prendiamo come esempio Peter Sagan, ha solo trent’anni ma ha già vinto tutto quello che poteva vincere; per assurdo, tra due anni potrebbe anche decidere di smettere poiché ormai la sua carriera è già stata quasi tutta scritta”.

Hai già progetti per il futuro?

“Voglio fare quello che non ho potuto in questi diciotto anni da ciclista, in primis stare accanto a mio figlio e passare del tempo in famiglia. Ho già dei progetti a lungo termine da portare avanti. Affiancherò sicuramente alcune aziende legate al ciclismo come testimonial, in modo da rimanere sempre a contatto con l’ambiente. Mi piacerebbe sicuramente avere un ruolo accanto ai giovani ma penso che sia ancora prematuro parlare di questo. Nella mia testa ho bene presente quale sarà il mio futuro!”.

a cura di Davide Pegurri per InBici Magazine

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