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L’INTERVISTA IADER FABBRI

L’INTERVISTA: IADER FABBRI



 

Nutrizionista e mental coach, l’ex ciclista faentino rappresenta oggi il new-deal del ciclismo. La sua ultima sfida si chiama Filippo Pozzato (“professionista esemplare”), i suoi nemici sono i luoghi comuni (“come la banana col potassio”), nel suo futuro venti nuovi professionisti. Vestiti d’azzurro

 

“Non ci sono studi che lo certificano, ma sul piano empirico, so di non sbagliare se dico che la mente può aggiungere o togliere alla performance di un atleta circa il 30%”.

Iader Fabbri – mental coach, nutrizionista e preparatore atletico – rappresenta l’avanguardia olistica dello sport, quella che, per dirla alla Jan Smuts, sovrappone geometricamente l’anima al corpo.

Le sue convinzioni – un compendio tra esperienza e didattica – sono semplici e, nello stesso tempo, terribilmente complesse: “Nella preparazione di un atleta – dice – allenamento e tabelle restano fondamentali, ma quando si analizza un corridore non si può ignorare la sua sfera emotiva, che può essere, a seconda dei casi, fionda o zavorra”.

Iader Fabbri, in un mondo del ciclismo spesso genuflesso a false verità, rappresenta il new-deal. Per questo la Federazione l’ha “convocato” per il primo stage della nazionale azzurra di ciclismo in Trentino, inserendolo – al fianco del Centro Studi – nello staff dei consulenti del nuovo Ct Davide Cassani.

Il suo credo – e in fondo anche il suo successo – parte sconfessando un luogo comune: L’alimentazione, nel mondo del ciclismo professionistico, è una componente tanto importante quanto sottovalutata. La maggior parte degli atleti è convinta di nutrirsi in maniera corretta, ma in molti casi non è così. I corridori, oggi in maniera sempre più omologata, si orientano verso prodotti light, dietetici, con un basso range calorico, limitandosi a seguire le cosiddette ‘diete di squadra’. Ma gli organismi hanno metabolismi differenti e dunque reagiscono in maniera difforme agli alimenti; per questo ogni atleta dovrebbe avere il suo regime alimentare personalizzato, che va calibrato con rigidi criteri scientifici, magari partendo proprio dagli obiettivi individuali”.

La sua ultima sfida si chiama Filippo Pozzato, l’atleta sul quale aleggia, da sempre, il mantra stucchevole delle “potenzialità inespresse“.

In effetti – spiega Fabbri – l’immagine di Pippo è sempre stata questa: potenziale immenso ma, per usare un inciso che ha perseguitato l’infanzia di molti di noi, ‘il ragazzo non si applica’. Ecco, vorrei ribadire con forza, ma soprattutto con cognizione di causa, che questa è un’idea completamente errata. Lavorando assieme a lui ormai da qualche mese posso dire che l’uomo Pozzato è l’antitesi esatta della sua immagine mediatica. Pippo è un professionista autentico e, in ogni circostanza, si comporta come tale. Forse è un po’ più estroso rispetto al profilo classico del corridore, ma la sua immagine da “viveur” è un’invenzione giornalistica. Per quello che ho visto io, lui è un atleta che si allena in maniera metodica, curando i dettagli in maniera quasi maniacale. Non ‘taglia’ mai gli allenamenti e rispetta le tabelle con grande scrupolo. Sottoscrivo invece l’altra parte di verità: lui ha un motore davvero incredibile”.

 

 

 

E con Pozzato, Iader Fabbri partirà proprio dalla… tavola: Pippo non ha mai curato in maniera corretta la sua alimentazione. Oggi, invece, il suo regime dietetico è cambiato radicalmente e sono certo che questo gli garantirà il salto di qualità”. E’ convinto di vincerla questa scommessa Iader Fabbri, che così definisce la figura del mental-coach: “E’ una persona che ti sta vicino e ti sostiene nei momenti belli e brutti. Ma soprattutto è una persona che ti dice sempre come stanno le cose. E se hai fatto una cazzata non la occulta né la mistifica, ma l’analizza serenamente assieme a te”.

 

Fabbri lavora nel mondo del professionismo, ma sempre di più ha a che fare con l’universo composito degli amatori, dove – dice – “si sta diffondendo una nuova sensibilità verso la cultura dell’alimentazione applicata allo sport. L’amatore è più informato rispetto al passato, rivolge domande tecniche, parla di aminoacidi e di proteine, usa abitualmente gli integratori. Ora, non è detto che lo faccia in maniera sempre corretta, ma l’attenzione verso nuove tematiche, che non siano sempre per forza il telaio in carbonio o la soglia anaerobica, rappresenta lo specchio di una cultura che, fortunatamente, sta cambiando”.

E l’amatore più celebre nella sua rubrica di clienti è, noblesse obblige, tale Matteo Marzotto, il re della moda sartoriale, da anni anche grande appassionato di ciclismo: “Matteo, che negli anni è diventato anche un amico, oltre ad essere un grande imprenditore, è anche un ciclista estremamente scrupoloso. Il suo problema, come per tanti, è il poco tempo a disposizione e dunque, con lui, in maniera quasi sartoriale, per usare un termine che gli si addice, abbiamo costruito un programma di allenamento in cui il regime alimentare ha un ruolo predominante. Matteo è l’atleta ideale, perché segue alla lettera tutte le indicazioni. Ecco, lui è la prova vivente che, coltivando con costanza una precisa filosofia di allenamento, si possono ottenere risultati incredibili”.

 

 

Iader Fabbri, non c’è dubbio, sta portando concetti innovativi nel mondo giurassico del ciclismo. Per la verità, come lui stesso ammette, non ha brevettato nulla di nuovo, semplicemente sta cercando di portare i corridori verso emisferi più scientifici e meno improvvisati. Cominciando ad annientare, uno dopo l’altro, tutti quei luoghi comuni che, da sempre, sgomitano contro la scienza: “Si potrebbe organizzare un seminario sulle false verità che aleggiano sul mondo della nutrizione, non solo sportiva. Come ad esempio che le uova aumentano il colesterolo o che la banana garantisce un elevato apporto di potassio. O ancora che, contro l’osteoporosi, è necessario utilizzare più latticini, quando invece, come certificano studi autorevolissimi, sono frutta e verdura gli alimenti che garantiscono ossa più forti. Non servono cose nuove, ma occhi nuovi per imparare a capire la differenza fra verità scientifiche e credenze popolari. Per avere quel 30% in più, si parte anche da qui”.

 

fonte REDAZIONE INBICI Copyright © INBICI MAGAZINE

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