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Wladimir belli - photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2018

L’INTERVISTA. WLADIMIR BELLI: “SPERO DI RACCONTARVI UN ANNO DI GRANDI TRIONFI ITALIANI”


L’opinionista e commentatore di Eurosport fa le carte alla stagione che verrà: “Per Nibali doppietta difficile ma possibile, Aru atteso dalla stagione della verità e su Moscon sono curioso anch’io…”

Una nuova stagione ciclistica è appena cominciata e Wladimir Belli, affermato opinionista e commentatore a Eurosport, sta già “scaldando” la voce, desideroso di trasmettere ancora una volta il proprio amore per il ciclismo a tutti gli appassionati.

Fabio Aru, Gianni Moscon e Vincenzo Nibali, molti gli osservati speciali dell’ex professionista bergamasco. Con lui abbiamo voluto scoprire ciò che ci attende in questo 2019.

 

Wladimir, sei pronto a raccontare la nuova stagione al pubblico televisivo?

“Prontissimo! Io avevo tre sogni da piccolo: vincere un Giro d’Italia, diventare un commentatore sportivo e poter insegnare ai più giovani il ciclismo, mettendo a disposizione la mia esperienza. Diciamo che alla fine li ho realizzati tutti, conquistando un Giro Bio e approdando a Eurosport. Devo ringraziare Riccardo Magrini che mi ha introdotto nell’ambiente”.

In questo 2019 quali corse ti piacerebbe vivere da telecronista?

“Ho avuto la fortuna di commentare tappe al Tour de France, al Giro d’Italia e nel 2017, in sostituzione a Riccardo che ha avuto problemi, i campionati del mondo assieme alla Vuelta a Espana. In linea di massima ho seguito tutte le migliori corse, ma spero di poterle raccontare anche in questa stagione al pubblico televisivo”.

Vuelta Espana 2018 – Fabio Aru (ITA – UAE Team Emirates) – photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2018

Quali corridori terrai sott’occhio quest’anno?

“I miei osservati speciali saranno prima di tutto gli italiani. Sicuramente questa stagione sarà fondamentale per Fabio Aru. Dopo due annate davvero difficili toccherà a lui dimostrare di essere un vero campione. Sono convinto che, visti anche i risultati ottenuti da dilettante, il sardo sia stato condizionato recentemente da alcuni episodi, ma ha tutte le carte in regola. Seguirò con interesse la crescita di Gianni Moscon, sono curioso di vedere se ha le potenzialità per diventare un corridore da corse a tappe e se farà il salto di qualità nelle classiche del pavé. E infine Elia Viviani che non ha bisogno di conferme, anche perché ha già iniziato nel migliore dei modi il suo 2019”.

Sagan riuscirà a far sua la Milano Sanremo o a vincere altre classiche?

“Dipende tutto da lui. Sicuramente ha qualcosa in più rispetto a tutti, sia a livello fisico sia come personalità. Il suo modo di correre si basa molto sullo spettacolo e molte volte questo l’ha portato a perdere corse che sembravano già sue. È però vero che un personaggio come lui sta dando molta visibilità al ciclismo. Sagan poteva ottenere molti più successi in questi anni, ma a volte si incontrano anche corridori che, pur non vincendo molto, non è il suo caso, rimangono nel cuore dei tifosi”.

Gianni Moscon (ITA – Team Sky)  photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2018

Cosa pensi della scelta di Vincenzo Nibali di fare Giro e Tour?

“Vincenzo ha ormai raggiunto una maturità tale che gli permetterà di affrontare questa sfida. Sono certo che si concentrerà soprattutto su una delle due corse anche perché è molto difficile essere protagonisti in entrambe le gare a tappe. Abbiamo visto come nel 2018 Chris Froome abbia tentato di vincere Giro e Tour, ci è andato molto vicino, ma non ha avuto fortuna nemmeno lui. Solo i fuoriclasse sono riusciti nell’impresa e sono entrati nella storia”.

L’ultimo a riuscire nella doppietta Giro e Tour è stato Pantani. Questo mese sono quindici anni dalla sua scomparsa, quale è il tuo ricordo di Marco?

“Penso di esser stato fortunato a conoscerlo. Eravamo coscritti e abbiamo fatto assieme tutte le categorie minori, da juniores in poi. Da dilettanti e da professionisti ci siamo sfidati spesso come rivali, ma sempre con molta stima e amicizia. Ho mille aneddoti da raccontare, ma voglio ricordarne uno in particolare: nel 1992 al Giro Bio, prima della frazione decisiva, Marco mi si avvicinò e mi disse: “Bellù oggi allacciate le cinture perché voglio provarci” e difatti, al termine di quella giornata, conquistò la vittoria e indossò la maglia di leader. La stessa frase me l’ha ripetuta nel 1998 quando io ero compagno di squadra di Alex Zulle, proprio prima della tappa con arrivo a Selva di Val Gardena. Sappiamo tutti poi come è finita…”.

Vuelta Espana 2018 – 73th Edition – 17th stage Getxo – Balcon de Bizkaia 157 km – 12/09/2018 – Vincenzo Nibali (ITA – Bahrain – Merida) – photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2018

In che cosa Pantani era unico?

“Ciò che contraddistingueva Marco era quella convinzione di essere il più forte e quella voglia di dimostrarlo. Nessuno era paragonabile a lui, tanti magari avevano anche capacità fisiche maggiori, ma non avevano la sua cattiveria sportiva. Anche nel ciclismo moderno non vedo nemmeno un corridore con quell’atteggiamento”.

Il fatto che oggi molti corridori non abbiano più quella determinazione è dovuto in parte anche ai cambiamenti moderni del ciclismo?

“Oggi ci sono troppi pensieri, a discapito della fantasia. I ciclisti in molti casi non azzardano più, non tentano azioni perché si basano troppo sui misuratori di potenza. Le corse spesso vengono condizionate dalle analisi che si fanno magari alla sera in preparazione”.

In quanto a novità, questo sarà l’anno di preparazione alla nuova riforma che entrerà in vigore il 1 gennaio 2020: pensi che l’UCI stia andando nella direzione giusta?

“A mio parere, il cambiamento che vogliono fare sta avvenendo troppo velocemente e non hanno concesso il tempo necessario alle squadre per potersi adeguare. A livello di sponsor, c’è molta differenza tra l’aver la certezza di esser al via di un Grande Giro o no. Credo sia giusto garantire dei diritti ai team che magari spendono dieci volte tanto rispetto ad altri, ma bisogna considerare anche le piccole squadre, spesso alla base della crescita di futuri campioni. Pensiamo ad esempio alla Androni che ha lanciato il talento colombiano Egan Bernal. Forse sarebbe opportuno che l’unione ciclistica internazionale rallenti un po’ per rivalutare i cambiamenti, dialogando anche con gli organizzatori delle corse più importanti”.

a cura di Davide Pegurri – Copyright © INBICI MAGAZINE

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