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LINTERVISTA 1

L’INTERVISTA



Nibali e Aru puntano alle olimpiadi brasiliane. E il Ct Davide Cassani non si nasconde: “Con loro in squadra Rio diventa un obiettivo”. Grandi applausi ai pistard azzurri: “Il movimento è cresciuto tantissimo”. E sulle gran fondo bacchetta gli organizzatori: “Non dimentichino l’attività giovanile…”

 

Dopo le delusioni di Richmond, con quel mondiale che agli azzurri sfugge ormai da otto anni, a Davide Cassani gli si sono illuminati gli occhi quando ha saputo – urbi et orbi – che Vincenzo Nibali e Fabio Aru, nel 2016, parteciperanno alle Olimpiadi brasiliane. Non una “sfilata” per provare l’emozione inebriante dei Giochi, ma un obiettivo cerchiato in rosso. Si va per la medaglia. Punto. 

 

Cassani, è Rio l’obiettivo 2016?

“Direi di sì. Sia Vincenzo che Fabio hanno dichiarato di tenere particolarmente alle Olimpiadi. Sono felice, come commissario tecnico ma anche come italiano, perché ho visto grande entusiasmo nella loro scelta. E’ chiaro che con loro la corsa a cinque cerchi per l’Italia diventa necessariamente un obiettivo”.

 

Due frecce importanti: basterà per puntare all’oro?

“Andremo a Rio con la consapevolezza che ci attende una corsa difficile, con tante incognite ed avversari, almeno una dozzina, di altissimo profilo. Ma il tracciato, inutile nasconderlo, per i nostri corridori è molto interessante. Dunque, con rispetto per tutti ma senza paura di nessuno, andremo là per provare a fare qualcosa di importante”. 

 

Come ha visto NIbali ed Aru in questo primo scorcio di stagione?

“Molto bene. L’inizio è stato incoraggiante. Si vede che, durante l’inverno, hanno lavorato nel modo giusto. Nibali è già in ottime condizioni, ma anche Aru, nell’ultima tappa dell’Algarve, si è arreso solo ad un certo Contador. Sono segnali importanti che certificano una crescita”. 

 

Doping tecnologico, lei fu il primo ad aprire gli occhi: mai avuto sospetti che qualcuno, in gara, non andasse su con il suo passo?

“D’ora in poi barare sarà più difficile, ma delle biciclette col motorino si parlava ormai da tempo. Per quanto mi riguarda, però, non ho mai avuto un sospetto su un corridore preciso…”. 

 

Nelle scorse settimana l’Italia della Pista ai mondiali di Londra ha fatto grandissime cose…

“L’oro di Filippo Ganna nell’inseguimento individuale è un risultato che vale parecchio, ma l’aspetto più incoraggiante sono i progressi d’insieme delle nostre rappresentative. Il quarto posto del quartetto maschile, giovanissimo e composto da almeno sei elementi di valore, ad esempio, è un piazzamento che, in chiave olimpica, lascia ben sperare”. 

 

 

 

Tra strada e pista, quelle di Rio potrebbero essere finalmente Olimpiadi ricche di soddisfazioni per i colori azzurri…

“Sulla carta sì. Sulla strada puntiamo alla medaglia, sulla pista basterà confermare i progressi di Londra per tornare a casa con qualcosa di importante”.

 

Molto più difficile il mondiale in Qatar: da qui ad ottobre spunterà un velocista in grado di puntare all’iride?

“Sarà molto difficile, perché i nostri sprinter sono ancora molto giovani. Vedo degli ottimi prospetti, ma in sette mesi non sarà facile trovare un uomo di quel rango”. 

 

Voltiamo pagina: marzo è anche il mese della Gran Fondo Cassani, un evento che, per ragioni ovvie, le è sempre molto caro…

“Ci tengo, in particolare, per la finalità di questa manifestazione che, lo ricordo, viene organizzata ormai da tanti anni a Faenza per valorizzare la cultura dell’aggregazione e del piacere dello stare insieme, ma soprattutto per raccogliere fondi che serviranno poi a finanziare le nostre scuole di ciclismo. Questa sinergia fra Gran Fondo e vivai è molto importante, ma purtroppo, in Italia è ancora poco praticata”.

 

Che intende dire?

“Dico che, a mio avviso, le Gran Fondo dovrebbero fare di più per i vivai, destinando almeno parte dei loro introiti all’attività giovanile. Non si tratta soltanto di fare un gesto di generosità, ma anche di avere il coraggio di investire nel medio-lungo periodo. Se aiuti i giovani, aumentano le probabilità di trovare, fra questi, il campione del domani. Ma anche se il campione non viene fuori, avrai comunque contribuito a promuovere la pratica del ciclismo tra le nuove generazioni, garantendoti quantomeno dei ciclo-amatori per le Gran Fondo del futuro. Il ciclismo, al pari di altre discipline, è uno sport sano che va promosso tra i bambini. Anche per questo, chi ama il ciclismo dovrebbe responsabilmente sposare certi progetti. Purtroppo la realtà è differente e non sempre tra gli organizzatori c’è voglia di ragionare in prospettiva”.

 

a cura di Mario Pugliese Copyright © INBICI MAGAZINE

 

foto BETTINIPHOTO

cassani
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