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L’intevista: Cassani sale in ammiraglia



Sarà lui il nuovo commissario tecnico

della nazionale italiana di ciclismo

“Non ho mai fatto il direttore sportivo, ma nella mia carriera ho avuto grandi maestri, spero di aver imparato qualcosa da loro. Mi aspetto delle critiche,

ma questo è un sogno che si avvera”

 

L’accordo c’è. Per la gioia di tutti: del ciclismo italiano che, dopo il “tradimento” di Bettini, ritrova un condottiero affidabile, del presidente Di Rocco, che rischiava di ritrovarsi con candidati ben più scomodi (Ferretti in primis) e, soprattutto, di Davide Cassani che, a 53 anni, dopo l’esperienza in Rai, torna in ammiraglia per la più affascinante delle sfide.

Cassani, che conosce bene i protocolli federali, dopo il gentleman agreement, mantiene nei toni un rivolo di cautela: “Per ora – dice – possiamo dire di aver trovato l’accordo. La nomina vera e propria, però, sarà ufficializzata solo a fine mese, quando si riunirà il consiglio federale della Fci”.

Ma a dispetto dei cavilli notarili, l’intesa è stata siglata nei minimi dettagli e dunque Davide Cassani – preferito a “Ferron”, Savoldelli, Scinto, Damiani, Martinelli, Sciandri, Bartoli e Argentin – sarà il nuovo ct della nazionale.

 

A confermarlo, sul sito ufficiale della Federazione, lo stesso presidente federale Renato Di Rocco: “Ci sono tutti i presupposti per iniziare un nuovo capitolo ed una nuova avventura dove sarà sempre più forte il legame ed il senso di appartenenza alla Maglia Azzurra. Le competenze di Davide Cassani, la sua disponibilità nel ricoprire questo ruolo ed il suo entusiasmo sono di ottimo auspicio per iniziare a lavorare sulla base di una progettualità”.

L’ex pro di Solarolo e Di Rocco si sono detti “sì” lo scorso 4 gennaio a Sesto Fiorentino. Ad officiare le nozze il supremo ministro del culto ciclistico: Alfredo Martini, l’uomo che – più di tutti – ha spinto per la nomina dell’ex pupillo.

 

Davide, quanto ha pesato il pressing dell’ex Ct Martini?

“Non saprei, di certo Alfredo ha sempre avuto una grande stima nei miei confronti. Quando era il commissario tecnico della nazionale mi convocava sempre in azzurro e, in diverse occasioni, anche pubbliche, ha detto e ripetuto che, secondo lui, io avevo tutte le qualità per diventare un suo degno successore. Forse oggi è lui il più felice di tutti”.

 

Qual è il suo obiettivo da Ct?

“Dare il massimo delle mie possibilità, cercando di essere all’altezza di un compito così prestigioso. E avendo ben presente che, allenando l’Italia, l’obiettivo può essere uno soltanto: vincere”.

 

Che cosa le ha chiesto il presidente Di Rocco?

“Vuole un commissario tecnico ‘a tempo pieno’, un coach che si dedichi 12 mesi l’anno alla nazionale. E’ una richiesta legittima e che condivido in pieno. Non avrei mai accettato di fare il ct una settimana all’anno”.

 

Vedremo allora stage e nazionali sperimentali durante la stagione come nell’era Bettini?

“Ho bisogno di un po’ di tempo. Per entrare in sintonia con gli ambienti federali e con una realtà che, per quanto mi riguarda, conosco solo indirettamente. Vorrei entrare in punta di piedi e imparare il mestiere. Datemi qualche mese e si vedrà. Ho fatto altro finora”.

 

E lei, invece, qual è la prima cosa che ha chiesto alla Federazione?

“Di vedere il prima possibile il circuito dei prossimi mondiali spagnoli. Pare un po’ meno duro di come era stato presentato inizialmente ma, ad oggi, ne sappiamo veramente poco”.

 

Le dispiace l’addio alla Rai?

“Forse qualcosa farò ancora, ma di certo non potrò più garantire 130 giorni da inviato. L’esperienza di commentatore tecnico è stata affascinante, ma sentivo che per me era giunto il momento di nuove sfide”.

 

Lei non ha mai fatto il direttore sportivo: può essere un handicap?

“Non credo, anche perché, quando correvo, fortunatamente ho avuto in ammiraglia i migliori diesse del mondo, da Roncucci nei dilettanti fino a Reverberi, Boifava e Ferretti nei professionisti. Spero di aver imparato qualcosa da loro”.

Lei è stato un grande gregario ma, anche se 27 vittorie non sono briciole, non viene ricordato come un atleta pluri-vittorioso. Eppure ha sempre riscosso grande considerazione nel mondo del ciclismo…

“Forse le gambe non erano quelle di un campione, ma sul piano tattico ero uno dei più lucidi. Ancora oggi, anche se il mio nome negli albi d’oro lo si trova a fatica, posso dire che, grazie ai miei consigli, molti miei compagni hanno vinto parecchio”.

 

Paura di fallire?

“E’ un rischio che va messo in conto. Ma non ci penso più di tanto. Fare il commissario tecnico della nazionale italiana è un sogno che si realizza, non è questo il momento di farsi prendere dalle paure”.

 

Da giudicante diventerà giudicato: un destino strano il suo…

“Conosco le regole del gioco e dunque so benissimo che le critiche mi accompagneranno per tutto il mio mandato. Ma la Nazionale è sempre stata il mio sogno, non potevo rinunciare”.

 

Fonte Mario Pugliese Direttore Copyright © INBICI MAGAZINE

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