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LIVIGNO

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Scalatori, velocisti e bikers: a fine estate tutti in alta quota per ricaricare le batterie e prepararsi ad un grande finale di stagione. Richeze: “Zona perfetta per recuperare energie”. Colbrelli: “Qui preparerò al meglio i miei ultimi sprint”

 

Staccare la spina per prepararsi in altura e affrontare al meglio la seconda parte di stagione. Nella preparazione di un atleta, il periodo in altura a metà anno è molto importante, in quanto il momento è propizio sia per riposarsi che per lavorare al meglio in vista degli ultimi impegni previsti nel calendario. 

L’altura è fondamentale sia per gli stradisti che per i bikers e la priorità è quella di scegliere una località che sorga più in alto dei 1600 metri di altezza sul livello del mare. In Italia, Livigno è senza dubbio una delle località più gettonate sia dai professionisti che dagli amatori, in quanto la sua altezza (1816 metri) e la conformazione del territorio (più di 20 km di pianura, ideali per fare lavori di riscaldamento o di scarico) permettono a tutti di potersi allenare nel migliore dei modi, sia per chi è un semplice cicloturista sia per chi vuole fare un impegnativo lavoro di recupero e di preparazione. 

Proprio questi ultimi due concetti sono fondamentali per chi vuole affrontare un ritiro in quota in estate: gli amatori e i professionisti arrivano stanchi dalle fatiche affrontate nella prima parte di stagione, quindi è giusto affrontare un primo periodo di adattamento in quota e di scarico, dopodiché è possibile dedicarsi a carichi di lavoro più importanti che daranno frutto nelle ultime uscite dell’anno. 

A Livigno, siamo andati a fare visita a una delle strutture studiate principalmente per sportivi e per ciclisti in particolare, senza dimenticare l’accoglienza per le famiglie: l’Alpen Village Hotel ha ospitato infatti, nella stagione 2017, un ritiro in altura della Quick Step Floors, squadra favorita per la vittoria finale del ranking Uci riguardante la classifica per team.

La struttura, guidata dalla famiglia Galli, ha pensato che ospitare un team numeroso e importante come la Quick Step sarebbe potuta essere una grande opportunità promozionale: la formazione belga, non a caso, ha potuto lavorare al meglio ed ha affrontato un Tour de France e una Vuelta da grande protagonista. 

A testimoniare l’ottima riuscita del lavoro in altura è Maximiliano Richeze, uno dei corridori più brillanti della Quick Step: “Livigno è una zona ottima per svolgere lavori di recupero e di preparazione in altura, ci sono salite di tutti i tipi, sia facili che particolarmente difficili. La struttura, inoltre, ci ha messo sempre in condizione di lavorare perfettamente. E’ stata una prima parte di stagione particolarmente impegnativa ma ricca di soddisfazioni per me, in quanto il mio compito era quello di lavorare per Fernando Gaviria e credo che quest’anno, al suo primo Giro d’Italia, abbia dimostrato ampiamente di essere uno dei migliori velocisti al mondo. Fernando ha un carattere un po’ particolare: all’inizio può sembrare molto timido ma quando poi si apre diventa un colombiano vero, con la voglia di ridere e di scherzare. E’ un ottimo motivatore ed è un piacere lavorare per lui”. 

 

 

Numerosi sono i velocisti che decidono di andare in altura per preparare la seconda parte di stagione. Uno di questi è Sonny Colbrelli, il corridore del Team Bahrein Merida che è reduce da una prima parte di 2017 molto promettente: “lavorare in altura è molto importante per me – afferma Corbelli – in quanto mi sono sempre trovato bene e il lavoro svolto qui a Livigno mi offre la possibilità di esprimermi molto bene anche allo sprint. Tanti commettono l’errore di pensare che il ritiro in quota possa essere produttivo solo per gli scalatori, ma non è così: stare in quota per così tanto tempo permette di far girare bene le gambe con l’aria rarefatta, quindi si riesce a recuperare un pizzico di esplosività in più quando le gare terminano allo sprint”.

Il bresciano affronterà una seconda parte di stagione che dovrebbe portarlo anche a vestire la divisa della nazionale italiana: “Correrò sia all’estero che in Italia – annuncia – lo scorso anno ho fatto molto bene quando ero ancora con la Bardiani-CSF e vorrei ripetere le mie belle prestazioni nelle classiche italiane di fine anno. Speriamo che il lavoro svolto possa portarmi a difendere i colori della nostra nazionale in occasione del mondiale”. 

Anche per chi pratica la mountain bike il ritiro in quota è una specie di rito: potersi allenare sulle cime delle montagne, a circa tremila metri di altitudine, è un lavoro che offre grandi frutti in vista delle ultime gare di coppa del mondo e del mondiale.

Nadir Colledani, vice campione europeo tra gli Under 23, ha svolto un lungo periodo in quota prima di andare a vincere l’ultima tappa di CDM in Val di Sole, successo che è stato per lui la ciliegina sulla torta di una stagione ricca di tantissime vittorie e numerose soddisfazioni. “Lavorare a Livigno è in primis molto divertente – spiega il giovane corridore friulano – prima di tutto perché ci sono dei percorsi in discesa che sono fantastici, quindi quando abbiamo voglia di divertirci un po’ possiamo svagarci senza troppi problemi. Bisogna poi dire che qui è possibile trovare tutti i tipi di percorso, da quello più duro a quello più semplice. Quest’anno sono riuscito a trovare le giuste motivazioni e la giusta cattiveria: sono felice di aver svolto una bella stagione e spero di poter continuare questo mio processo di crescita anche quando passerò tra gli Elite”.

 

 Il velocista del Team Bahrein Merida Sonny Colbrelli – foto Bettiniphoto

 

Appartengono già alla massima categoria i gemelli Luca e Daniele Braidot, anch’essi reduci da una bella stagione nelle ruote grasse. Divertimento e concentrazione sono sempre le due parole-chiave di un ritiro in quota: bisogna recuperare e concentrarsi in vista degli obiettivi più importanti della stagione. 

Al di là degli aspetti agonistici, durante l’estate non sono mancate sfide particolari, una di queste è l’Everesting, attività estrema che consiste nel raggiungere gli 8848 metri di dislivello affrontando più volte una sola salita, simulando così una scalata all’Everest, la vetta più alta del mondo. L’israeliano Erez Zarum ha fatto registrare questo record per la settima volta nella propria carriera, percorrendo per 100 volte una salita di un chilometro e mezzo, che lo ha portato dalla rotonda degli impianti di risalita del Mottolino fino all’Alpen Village Hotel. Il record è stato raggiunto con grande autorevolezza, e ora Zarum si prepara a sfide ancora più estreme, come il doppio Everesting del Gavia (oltre 17000 metri di dislivello). Una grande sfida contro se stessi che in Italia sta prendendo sempre più piede tra gli appassionati: non solo correre, ma anche affrontare le grandi difficoltà che le salite pongono davanti. L’importante è sempre fare un bel lavoro in quota, di almeno 10 giorni: sarà poi possibile sentire i benefici per un lungo periodo, fino a quando non penseremo di fare uno stacco in vista dell’inverno, prima di ricominciare un’altra preparazione per una nuova stagione.

 

A cura di Carlo Gugliotta Copyright © INBICI MAGAZINE

 

foto di testa,  Il team Quick Step Floors nel ritiro in altura di Livigno

 

1 Quick Step Floors
2 sonny
estate1
 
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