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MAMMA TONINA: “SONO SEMPRE PIÙ CONVINTA: MARCO È STATO AMMAZZATO”


E’ stata una serata di forti emozioni quella andata in scena, ieri sera, al ristorante Diporto di Cesenatico che, per la rassegna letteraria “Diporto sul leggio”, ospitava il decano dei giornalisti sportivi italiani, Gianfranco Josti, autore del libro su Pantani “Un uomo in fuga”.

Ad alzare il pathos dell’appuntamento la presenza in sala dei genitori di Marco Pantani che sono più volte intervenuti nella discussione, regalando ricordi memorabili su Marco e fornendo anche preziosi aggiornamenti sulla battaglia legale “che – come ha precisato con l’abituale determinazione mamma Tonina – al di là delle prescrizioni e delle archiviazioni della Procura, è tuttora in corso e proseguirà fino a quando non sarà emersa tutta la verità”.

Josti, intervistato nell’occasione dal direttore di InBici Magazine Mario Pugliese, ha ripercorso – talvolta con gli occhi lucidi – le fasi salienti dell’epopea sportiva del Pirata, ricordando con affetto “quel ragazzino di Cesenatico che prima il ciclismo ha amato alla follia, salvo poi girargli le spalle nel momento più difficile”.

“Dopo Madonna di Campiglio – ha ricordato Josti – nessun corridore ha chiamato Marco per esprimergli solidarietà e vicinanza. Segno che quel campione che aveva riportato il ciclismo sulle prime pagine dei giornali cominciava a dare fastidio”.

Sferzanti le parole di mamma Tonina che ha posto un’inquietante domanda: “Qualcuno – ha detto – dovrebbe spiegarmi per quale ragione, dopo la vittoria di Madonna di Campiglio, il direttore sportivo di Marco lo riprese a malo modo, ‘sgridandolo’ duramente per quella ennesima vittoria…”.

Ha poi ribadito la teoria dell’omicidio: “Ho speso una fortuna in avvocati e ho personalmente parlato con tanti protagonisti di questa vicenda. Oggi, i fatti e le testimonianza mi dicono, in maniera sempre più chiara, che il mio Marco è stato ammazzato”.

Anche papà Paolo, al termine dell’incontro, ha voluto prendere la parola, ribadendo che “Marco è stato fatto fuori perché dava fastidio agli altri sport che, oscurati dalla sua fama, stavano perdendo progressivamente miliardi su miliardi nei diritti televisivi e nelle sponsorizzazioni”.

Gianfranco Josti

 

 

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