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MARATONA

MARATONA



Inventata dal Barone De Coubertin, che si ispirò ad una leggenda di Plutarco, la più dura ed antica delle discipline olimpiche, nel corso dei secoli, ha scritto pagine epiche dello sport. Da Zatopek ad Abebe Bikila fino a Dorando Petri, ripercorriamo la genesi di una gara mistica e le imprese dei suoi interpreti più celebri

 

Correre. Correre senza soste, senza guardarsi indietro, senza mai tirare il fiato. Un passo dopo l’altro, con la mente già al traguardo per ignorare i morsi della fatica e l’andatura lievemente caracollante, tipica dei corridori di lunga lena, a testimoniare che l’acido lattico si insinua in ogni fibra muscolare ogni volta che il piede tocca terra.

Un’incessante, ritmica, estenuante fatica: questa è la maratona, la gara più difficile dell’atletica leggera.

L’invenzione di questo “supplizio” in forma sportiva ha origini relativamente recenti e si deve all’estro del Barone Pierre De Coubertin. Il fondatore delle Olimpiadi moderne, grande appassionato dei classici greci, era rimasto affascinato da una leggenda narrata dallo storico Plutarco.

Milziade, comandante dell’esercito ateniese, dopo aver sconfitto i persiani presso la piana di Maratona, una cittadina nell’est della Grecia, avrebbe ordinato a un soldato di correre verso la capitale senza fermarsi mai, per annunciare la vittoria sul nemico e lo scampato pericolo per la città. Filippide, questo il nome del messaggero, avrebbe obbedito agli ordini, correndo i 40 chilometri che separano il luogo della battaglia da Atene senza pause, sotto il sole cocente e indossando una pesante armatura. Una volta giunto nell’aula del senato, dopo aver comunicato l’esito dello scontro, il valoroso Filippide sarebbe morto inesorabilmente stroncato dalla fatica.

Una chiara metafora del potere della volontà, della sfida ai propri limiti, dell’abnegazione dell’atleta che insegue un obiettivo, che non poteva lasciare indifferente l’aristocratico transalpino che vedeva proprio in questi valori i principi fondanti dell’olimpismo.

 

 

La prima Maratona della storia, quella dell’edizione inaugurale delle Olimpiadi moderne nel 1896, fu perciò anche una sorta di rievocazione storica.

Furono 17 i temerari che affrontarono quella che all’epoca sembrava più che una gara un’impresa sovrumana. Il primo ad entrare nello stadio Panathinaikon di Atene fu Spiridon Louis, un pastore che abitava in un sobborgo della capitale greca.

Per vincere quella prima Olimpiade, Louis impiegò 2 ore 58 minuti e 50 secondi, un tempo che oggi è alla portata di un buon amatore e divenne il primo di una lunga serie di personaggi a cui questa specialità che è diventata sinonimo di fatica ha dato fama immortale.

Fra gli atleti che hanno scritto indelebilmente il loro nome nella storia dello sport brillano Emil Zatopek, “la locomotiva umana”, il ceco capace di vincere 5000, 10.000 e maratona nell’edizione di Helsinki ‘52; Abebe Bikila, l’etiope guardia del corpo dell’imperatore Haile Selassie, che trionfò ai fori imperiali a Roma ‘60 e fece il bis quattro anni dopo a Tokio, ma quello che, suo malgrado, è diventato una leggenda immortale è un minuto pasticcere di Carpi di nome Dorando Pietri che le Olimpiadi non le ha mai vinte.

La sua vicenda ai Giochi di Londra del 1908 è di quelle che non si possono dimenticare: il giovane emiliano fu il primo a presentarsi nello stadio, ma a pochi metri dall’arrivo venne sopraffatto dalla fatica e stramazzò a terra. I giudici di gara lo soccorsero e lo sorressero per i pochi passi che gli rimanevano, ma proprio quell’aiuto ne causò la squalifica.

Quella maratona olimpica passò alla storia anche per aver stabilito una volta per tutte la distanza su cui si dovesse svolgere la gara, che all’epoca non era ancora stata codificata: 42 km e 195 metri. Una misura che non è, come si sarebbe portati a pensare, il bizzarro risultato di un’equivalenza fra miglia e sistema metrico, ma la distanza esatta fra la residenza reale di Windsor, sede di partenza, e la linea del traguardo del White City Stadium.

 

nella foto di testa Eliud Kipchoge medaglia d’oro nella Maratona Olimpica Rio 2016

 

a cura di Gianluca Comandini Copyright © INBICI magazine

1   Kipchoge
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