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MENTE IN SELLA 2

MENTE IN SELLA



Fa’ paura essere preda di sensazioni/ emozioni poco comprensibili ed apparentemente inspiegabili agli occhi di un atleta. La psicologia dello sport nasce proprio per questo, con l’intento di smascherare quei meccanismi mentali che,  se non adeguatamente controllati e gestiti dai corridori potrebbero ostacolarne la performance agonistica.”

 

Che per un corridore non sia affatto piacevole mancare i propri obiettivi agonistici è per tutti una realtà abbastanza scontata: Si sa, agli atleti non piace Perdere! Ma chi l’avrebbe mai detto che i corridori possono anche cader vittima della “Paura di Vincere”? Può sembrare strano e paradossale eppure questa forma di Fobia, chiamata Nikefobia (dal greco Nike: vittoria e phobos: fobia), è stata accertata ed è attualmente riconosciuta dalla psicologia che si occupa dell’ ambito sportivo. Sto parlando di quella non bassa percentuale di atleti che, per quanto dotati di grandi potenzialità, non riescono mai ad esprimerle al meglio mancando puntualmente di raggiungere elevati livelli di rendimento in gara; magari in allenamento sono considerati i migliori corridori dai compagni, ma poi in gara accade qualcosa di spiacevole: pensieri negativi e demotivanti li assalgono proprio quando sono lì davanti e stanno andando bene, quando nella loro mente inizia a concretizzarsi la possibilità della vittoria, ed è proprio allora che “salta tutto”! Una sorta di cortocircuito cerebrale che fa’ perdere la concentrazione e capita così all’atleta di commettere errori banali come cadute, disattenzioni e forature che non sono il frutto della sfortuna o di chissà quale destino infame bensì derivano dalla irrazionale e apparentemente incomprensibile paura di vincere; L’atleta cade vittima di un atteggiamento che lo porterà ad auto-sabotare la sua stessa prestazione.

Si, mi è capitato!.. quando sai di poter vincere e ti trovi lì davanti, sei solo.. capita che devi lottare non con i tuoi avversari ma contro quei pensieri che nascono dentro di te… sei consapevole di farcela ma hai paura di riuscirci e allora ti vengono tutti i dubbi del mondo.. e finisce che perdi la concentrazione, e anche se sei lì davanti ti dici che no, non puoi essere tu a vincere, è impossibile…Ti trovi lì ad un passo dal tuo sogno, il sogno per il quale ti sei allenato tanto, diversi sacrifici, ma ti sembra impossibile..” le parole di questo atleta di mountainbike riassumono in poche righe le sue personali sensazioni legate alla paura di vincere.

 

L’eterno secondo” ne è un esempio lampante, così come pure l’atleta “Leone” in allenamento che poi in gara per risultati non riesce mai a distinguersi dai suoi compagni, a modo loro ciascuno di questi atleti esprime la paura della vittoria, quella vittoria sognata e tanto scrupolosamente preparata con sacrifici, costanza e impegno di allenamenti. Mai come in questo caso si evince l’importanza di una preparazione mentale mirata e specifica con l’atleta.

 

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Ma quali sono i meccanismi mentali che “scattano” nella mente di un corridore portandolo a mandare a monte tutto il percorso di preparazione costruito per arrivare fin lì? Da quali meccanismi mentali origina la “Paura di Vincere”? Paradossalmente una delle vittime predilette della Nikefobia è proprio l’atleta che inizialmente sente/pensa di avere tutte le carte in regola per vincere, magari è dato per favorito anche dai tifosi e da altri colleghi ciclisti eppure, quando è lì ad un passo dalla vittoria, quando capisce che il suo sogno sta per concretizzarsi è come se gli mancasse il coraggio per “spingere” fino alla fine sui pedali.

 

Sottesa alla paura di vincere c’è spesso, nell’atleta, la convinzione che il successo e l’essere un campione richieda delle abilità che egli ritiene di non possedere; arrivati ad un punto di gara decisivo si inizia a pensare di non meritare la vittoria, di non essere all’altezza della nomination di campione; altri atleti invece possono temere di non essere in grado di gestire le aspettative su di loro che seguirebbero quella eventuale vittoria. La Paura del successo ha origini diverse per ciascun atleta, dipende molto dal significato che il corridore attribuisce alla propria attività sportiva e dalla tipologia di motivazione che lo ha portato a scegliere quello specifico sport. In proposito sono state ipotizzate diverse spiegazioni da parte della psicologia: una di queste sostiene che essendo considerata la vittoria, dal punto di vista sociale, una massima espressione dell’aggressività alcuni atleti sono in difficoltà nel portarla a termine così, all’ultimo momento, quando sono lì ad un passo dalla vetta è come se si sentissero in colpa per una eventuale vittoria personale, perdono motivazione e iniziano a pensare che non ce la faranno e si lasciano andare, cedono alla paura, una paura che poi in realtà è soltanto nella propria testa. È importante che gli atleti vittima di questi meccanismi mentali si rendano conto che si tratta di un blocco psicologico e diventa allora fondamentale risalire all’origine di questa paura, iniziando con l’indagare quale significato personale quell’atleta attribuisce alla vittoria perché lì si nasconde l’origine della sua personale paura.

 

Oggi ho voluto trattare questo argomento con voi perché la Nikefobia è più diffusa di quanto si possa immaginare e produce vittime in tutti gli sport, non soltanto nel ciclismo e nella mountainbike e proprio alcuni di voi, magari, attualmente stanno combattendo contro questa paura e forse continueranno a farlo per tutta la vita se non acquisiranno la volontà di andare a fondo della questione; Personalmente trovo che la massima “Il  primo passo per tentare di sconfiggere il nemico è conoscere come funziona l’avversario” calzi bene anche in riferimento a questo genere di blocchi mentali. Fa’ paura essere preda di qualcosa che non si conosce, la psicologia dello sport nasce anche per questo, con l’intento di smascherare quei meccanismi mentali che, seppur apparentemente inspiegabili, hanno una loro logica e capirla è necessario per affrontarla, nello sport come in ogni ambito della vita.

 

Fonte  Dott.ssa Claudia Maffi Copyright © INBICI MAGAZINE

 

Credit  Bettiniphoto

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