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MONDIALE DI DOHA 2

MONDIALE DI DOHA



AleJet fa le carte al Mondiale di Doha: “Vento e caldo potrebbero far saltare il banco. L’Italia? Viviani merita la fiducia del gruppo. E tra Kittel e Cavendish, io scelgo Boonen”

 

Pensi ai Mondiali del Qatar in ottobre e ti viene in mente una lingua d’asfalto liscia come un tavolo da biliardo. A Doha, il primo paese mediorientale ad ospitare la rassegna iridata, il pronostico sembra scritto: vincerà un velocista.  

Ma è davvero tutto così scontato, Alessandro Petacchi?

Direi proprio di no. E’ giusto, sulla carta, ipotizzare un mondiale adatto agli sprinter, ma per vincere in Qatar servirà esperienza, grande resistenza atletica, capacità a pedalare sotto vento, una squadra all’altezza ed un’interpretazione tattica esemplare, perché in queste gare restare tagliati fuori nel momento decisivo è un attimo. 

 

Qual è il rischio più grande?

Senza dubbio il vento. Con le alte temperature, è il fattore che può sparigliare le carte. Il circuito cittadino dovrebbe essere abbastanza “protetto”, ma pedalare 150 chilometri nel deserto, esposti alle raffiche del Ghibli, tra ventagli e frazionamenti, potrebbe riservare grandi sorprese. 

 

C’è chi dice che sarà un duello tra Mark Cavendish e Marcel Kittel…

Mah, Cavendish è un velocista che si adatta molto bene al vento e, se riuscirà a mantenere questa condizione fino ad ottobre, è senza dubbio uno dei favoriti. Su Kittel c’è l’incognita “squadra”, nel senso che nella Germania, con Greipel e Degenkolb, vedo un po’ troppi galletti. Chissà, alla fine potrebbe venire fuori il classico “terzo incomodo”…

 

 

 

Il campione Alessandro Petacchi con il tecnico Giancarlo Ferretti (Bettiniphoto)

 

A chi pensa?

Io curerei in modo particolare uno come Tom Boonen. E’ un velocista molto resistente, in crescendo di forma, ed il Belgio, c’è da scommetterci, correrà compatto per lui.

 

E chi non ha un velocista di livello mondiale in squadra?

Dovrà fare corsa dura fin dall’inizio, tenendo il ritmo molto alto e provando a sfiancare, uno dopo l’altro, tutti i velocisti. Potrebbe essere il caso dell’Italia, anche se io punterei deciso su Elia Viviani. 

 

Davvero, secondo lei – dopo la grande Olimpiade di Rio – Elia può regalare un’altra impresa?

Viviani non ha ancora vinto in carriera come Cavendish o Kittel, ma ha già dimostrato, in qualche occasione, di poterli battere. E’ un velocista in grande crescita e, per ciò che ha fatto in Brasile, merita la fiducia della Nazionale. 

 

Al di là di Viviani, resta il rammarico per la mancanza, ormai generazione, di uno sprinter italiano di livello mondiale…

E’ un peccato perché vedo un’Italia davvero fortissima, forse una delle nazionali più complete e competitive degli ultimi anni. A Cassani manca solo il velocista di altissimo livello, quello in grado di finalizzare il lavoro dei compagni. 

 

Manca, diciamo la verità, uno come Petacchi…

Senza dubbio quello di Doha sarebbe stato un percorso congeniale alle mie caratteristiche. E con dei compagni del genere me la sarei giocata fino in fondo. Ma, ripeto, le incognite sono davvero tante e non mi stupirei se questo mondiale, alla fine, non si decidesse in volata. 

 

a cura di mario Pugliese Copyright © INBICI magazine

1 ) bettiniphoto Alessandro Petacchi - Giancarlo Ferretti
2)  0234166
   
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