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Moschettieri di bontà

Moschettieri di bontà



Due sole parole: standing ovation. Perché sintesi più efficace non esiste per complimentarsi con Matteo Marzotto, Davide Cassani, Max Lelli e Fabrizio Macchi, i quattro moschettieri protagonisti, dal 14 al 19 ottobre scorso, del “Palermo – Roma Ffc Bike Tour”, l’iniziativa fra sport e solidarietà, che nasceva con la più nobile delle finalità: raccogliere fondi per la ricerca sulla fibrosi cistica e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla più diffusa malattia genetica del mondo occidentale, una patologia grave ancora poco conosciuta, che in Italia conta oltre due milioni e mezzo di portatori sani in grado di trasmettere il gene mutato ai propri figli.


 

Singolare il mezzo scelto per questa impresa, il tandem, “un mezzo – spiega Matteo Marzotto, presidente della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica – che non abbiamo scelto a caso. Indica l’unione delle forze, il sacrificio comune, il risultato che si ottiene solo lavorando assieme”. E in questa metafora, in fondo, c’è tutto il senso di un’impresa che, con il patrocinio della Commissione Europea, ha visto il quartetto pedalare per 1100 chilometri, su un percorso suddiviso in sei tappe che, da Palermo (partenza il 14 ottobre), passando per Catania, Matera, San Giovanni Rotondo e Napoli, ha portato gli ambasciatori della Fondazione verso la Città Eterna, nell’elegante cornice di via Veneto.

 

Ho perso una sorella per questa malattia – spiega Marzottodunque, da anni, sento il bisogno di dare il mio contributo alla ricerca. La mia Fondazione è nata proprio con questo duplice obiettivo: da una parte spiegare alla gente che, nel mondo occidentale, c’è un killer che uccide e che dunque va fermato; dall’altra la raccolta fondi da devolvere alle equipe sanitarie che stanno lavorando sul fronte della ricerca. Questa pedalata aveva un altissimo valore simbolico: essere arrivati a Roma in sella ad un tandem, dopo sei giorni di fatica, ci aiuta a spiegare alla gente che, con l’unità d’intenti ed il sacrificio, ogni traguardo è possibile”.

“Non è stata un’impresa sempliceaggiunge l’ex professionista Max Lelli, che con la sua azienda ha costruito il tandem “da competizione” utilizzato per il tour – perché abbiamo scelto un mezzo difficile, certamente non l’ideale per percorrere distanze così lunghe. Ma la finalità era importantissima e sapevamo tutti che, in qualche modo, saremmo arrivati a Roma”.

Ad attenderli nelle principali piazze, le delegazioni locali, i volontari e i moltissimi amici della Fondazione attraverso una fittissima rete di solidarietà che ha coinvolto gente comune e partner storici della Fondazione, come Carlo Verdone, testimonial della campagna per la ricerca. All’iniziativa ciclistica era abbinato anche un numero solidale (il 45507) dov’era possibile effettuare delle donazioni in denaro. 

 

Fonte redazione iNBiCi magazine

 

 

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