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TECNICA, IL PUNTO CRITICO


L’osservatorio sul mondo delle due ruote. Le novità, le tendenze e le nostre considerazioni su ciò che propone il mercato

 

Novità e curiosità dal Down Under

Caschi avveniristici e selle che ritornano: arrivano dalle gare dell’emisfero australe le prime indicazioni del mercato

Come ormai accade da qualche anno è dalle latitudini australiane che arrivano le prime immagini delle corse World Tour della stagione. Oltre alle vittorie di Daryl Impey e André Greipel, le immagini dal Tour Down Under ci danno allora il modo di scoprire quali sono le novità che i corridori stanno utilizzando in anteprima, novità che, come di solito accade, saranno presumibilmente sul mercato a breve.

  

Ai piedi dei corridori della Sunweb-Giant c’erano ad esempio delle calzature che rappresentano la versione più aggiornata delle Surge, scarpa full-carbon del marchio Giant: il modello in questione utilizza due rotori di chiusura micrometrica Boa posti nella zona mediana del collo del piede. Sempre di calzature inedite si può parlare a proposito del modello usato da alcuni dei corridori della Bora Hansgrohe: in questo caso i pro hanno calzato quella che con ogni probabilità è la versione più aggiornata del modello di punta del segmento “Shoes” del colosso statunitense, le S-Works Road Shoes. Il nuovo modello utilizza sempre un’architettura di chiusura con un velcro sulla punta e due fibbie Boa sulla parte mediana del collo del piede, ma i due micrometrici sono in questo caso diversi da quelli montati sulla versione precedente, apparentemente realizzati in alluminio.

Sempre di Specialized e di Bora Hansgrohe occorre parlare a proposito del nuovo casco utilizzato dai rider del team di Peter Sagan. Il nuovo modello visto per la prima volta in Australia dovrebbe essere la nuova versione del famoso Evade, casco aero della Specialized, quello che a giudicare dalle feritoie di ventilazione al centro della calotta dovrebbe essere ancor più areato dell’Evade attualmente in commercio.

Ancora nuovi caschi, ma questa volta prodotti dall’italiana Kask, sono gli Utopia calzati dai rider del Team Sky: a dire il vero in questo caso parliamo di una novità già ufficializzata dalla Kask, che a questo suo nuovo modello aero attribuisce un risparmio di sei watt quando si procede a 50 all’ora nel confronto con i più famosi modelli delle principali aziende concorrenti.

Infine, la rassegna di nuovi caschi visti in testa ai pro prosegue con il nuovo Oakley Aro5 della Katusha e della Dimension Data, con l’Abus Aventor della Movistar, e ancora con l’Hjc Furion della Lotto Soudal. Non è un caso che le novità più numerose si concentrino sull’articolo “casco”, perché all’interno della filiera ciclistica evidentemente è questo l’accessorio che ha in sé contenuti tecnologici e standard produttivi meno importanti rispetto a tanti altri; ed è sempre per questo motivo che moltissimi marchi si sono di recente addentrati in questo segmento di mercato.

 

Il rilancio delle selle componibili

Si chiama Repente, è un marchio tutto italiano – di Udine – ed ha rilanciato in grande stile una soluzione tecnologica che a dire il vero non è una novità nel mondo del “pedale”: quella delle selle componibili, o modulari che dir si vogliano. Su questo tipo di sella, telaio e rivestimento sono progettati in maniera separata e componibile per consentire all’utilizzatore di personalizzare tipo e caratteristiche di seduta in base alla “cover” che si va di volta in volta a scegliere. Prima azienda ad utilizzare un sistema di questo tipo fu la italo/taiwanese Prologo che, una decina di anni fa, con il suo modello Choice, introdusse una sella in cui la cover superiore si fissava al telaio attraverso tre viti, che permettevano all’utente di scegliere tra i due telai disponibili (in carbonio o in acciaio) e tra le diverse cover, differenziate per colore e per tipo di imbottitura. La Choice fu fornita anche ad alcuni team professionistici che, a dire il vero, non apprezzarono molto il progetto e di conseguenza non gli permisero di fare breccia sul mercato, eclissando in questo modo sul nascere un’idea che invece aveva valide ragioni d’essere.

Dieci anni dopo è appunto Repente a proporre qualche cosa di simile: la scommessa dell’azienda friulana è una sella d’altissima gamma, di altissimo valore tecnologico, con il massimo livello di performance e il minimo peso. La Repente non è solo destinata al professionista, ma in generale al praticante evoluto che ha la possibilità di cambiare le caratteristiche di seduta in base al contesto e alla situazione d’uso, ma tutto questo senza variare la posizione in bici, eliminando il rischio di scompensi muscolari e ovviamente senza dover  comprare ogni volta la sella a prezzo intero. Il telaio della Repente è costituito da una “forchetta” in fibra di carbonio su cui è fissata una base, sempre in carbono, a sua volta provvista di tre perni per il fissaggio delle tre cover disponibili: la Aleena per chi cerca la massima leggerezza, la Comptus per chi vuole design e perfomance e infine la Kuma per chi vuole il comfort. Tutte le cover sono intercambiabili velocemente e facilmente. Prezzo? Il kit standard (sella più una cover a scelta) è 318 euro, mentre le cover opzionali sono disponibili a circa 90 euro.  Le Repente sono indifferentemente destinate al ciclismo su strada e alla mtb.

 

Tendenza mtb: addio zaino idrico

Il mountain-biking oggi? È sempre più “minimal”, sbarazzino ed essenziale. Questo, almeno, è ciò che si direbbe a giudicare da come si vestono i biker di molti stili di riding, in particolare quelli con una estrazione gravity come l’enduro e l’all-mountain.

La moda del momento è infatti lasciare a casa il classico zaino idrico e sistemare tutta l’accessoristica necessaria nei vari alloggiamenti che offrono le maglie, le pettorine o spesso nei vani che oggi prevedono molti telai.

Dove mettere l’acqua? Anche in questo caso tanti stanno tornando alla cara vecchia borraccia, quella passata di moda qualche anno fa e che invece oggi è riscoperta da molti biker, o almeno lo è in tutti quei casi in cui il telaio preveda un portabborraccia…

Del resto, per chi non fosse provvisto di portabborraccia, la soluzione alternativa che sta spopolando è quella del marsupio idrico, diventato vero e proprio oggetto di culto per molti rider. Un oggetto di culto, appunto, a conferma del fatto che quella in atto è semplicemente una tendenza e una moda e, come tale, potrebbe anche tramontare a breve per far spazio a soluzioni vecchie che ridiventano nuove e poi nuove che ridiventano di nuovo vecchie…  Staremo a vedere.

Mercato, in Belgio la leadership delle e-bike

È il Belgio il Paese europeo che guida il mercato continentale delle e-Bike: secondo un recente studio di Velofollies, che è la principale fiera ciclistica belga, le bici a pedalata assistita rappresentano già il 45 per cento del volume totale di biciclette vendute nel Pease, con un trend in continua crescita.

Le vendite sono peraltro supportate da incentivi fiscali del Governo e dal fatto che ben il 90 per cento dei punti vendita belgi hanno e-bike nei loro showroom. Dopo le e-bike (220000 unità vendute nel 2017) la seconda categoria è quella della city bike “muscolare”, con una quota di mercato del 23.5 %. Numeri del genere, confrontati con quel che accade nel nostro Paese, rendono irrisorio l’incremento di vendite di e-bike registrato di recente da noi: i dati entro i nostri confini (riferiti però al 2016) parlano di 124000 pedelec vendute, con una popolazione totale che però in Italia è sei volte quella belga…

a cura di Maurizio Coccia Copyright © INBICI MAGAZINE

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