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GIORGIO PUPPI, BUSINESS & BIKE



Aziende, comunicazione ed investimenti, il mercato della bicicletta fotografato da Giorgio Puppi: “Il futuro sono le Mtb”

Nel mondo degli agenti del settore bike, Giorgio Puppi è una delle figure più autorevoli e competenti.

 

Da anni consulente commerciale delle più importanti aziende del settore, Puppi – dal suo osservatorio privilegiato – è l’uomo che, più di tutti, è in grado di spiegare le evoluzioni del mercato della bicicletta, disegnando gli scenari attuali e, soprattutto, anticipando quelli del futuro.

 

Puppi, qual è, nel settore bike, lo stato attuale del mercato italiano?

“L’Italia resta un display potenzialmente molto interessante, anche perché, negli ultimi anni, la cultura della mobilità sostenibile e delle emissioni zero nel nostro paese ha conosciuto un poderoso rilancio. Però, gli indicatori economici parlano chiaro: per le più importanti aziende del settore, l’Italia rappresenta ancora una percentuale piuttosto bassa dei fatturati globali”.

 

Eppure, in Italia, esistono marchi storici legati al mondo della bicicletta…

“Vero, ma le nostre aziende, forti anche di un ‘made in Italy’ molto competitivo sui mercati internazionali, preferiscono decisamente investire sull’export perché il nostro sistema fiscale e logistico è penalizzante ed il contesto economico troppo instabile. Se sono un marchio americano e voglio investire in Europa, per mille ragioni scelgo la Germania, non certo il paese dove la pressione fiscale è alle stelle e dove le fatture si pagano a 90 giorni, quando va bene…”.

 

Oggi, quando si parla di bicicletta, s’intendono mille varianti: qual è il segmento più in crescita?

“Senza ombra di dubbio quello delle mountain-bike che già oggi rappresenta ben più del 50%dell’intero mercato. Si tratta di un mezzo che, per ragioni ovvie, ha indici di usura molto più elevati e dunque impone al consumatore un’attenzione più scrupolosa alla sicurezza e, di conseguenza, una maggiore propensione alla spesa”.

 

E in questo comparto che ruolo hanno le aziende italiane?

“La verità è che in pochi hanno creduto con convinzione nello sviluppo del settore. Oggi qualcuno si sta accorgendo dell’abbaglio e prova a correre ai ripari, ma intanto le aziende statunitensi, che sono partite già molti anni fa, sono molto più avanti e il vantaggio che hanno accumulato difficilmente sarà colmabile nel breve periodo”.

 

Come investono oggi le aziende i loro budget per promuoversi sui mercati?

“Quello della comunicazione è un comparto in vertiginosa evoluzione, ma possiamo dire che, già oggi, i social network a livello mondiale rappresentano, in tutti i settori merceologici, la piattaforma più utilizzata. Ci sono aziende che diversificano molto i loro investimenti pubblicitari, ma le video- clip  da caricare su facebook per le aziende del settore bike sono, commercialmente parlando, il prodotto più richiesto”.

 

E come se la passa invece la comunicazione offline? Per i giornali c’è ancora futuro?

“Direi proprio di sì perché, malgrado le difficoltà del panorama editoriale (imputabili, in primis, al crollo delle vendite nelle edicole), la carta mantiene, ancora oggi, il suo elevato indice di autorevolezza e di credibilità. Sono cambiate però le richieste delle aziende che, più della cosiddetta pubblicità tabellare, richiedono test tecnici o pubbliredazionali. In ogni caso, per una efficacia a 360°, resto fermamente convinto che, mai come oggi, le strategie di comunicazione debbano obbedire ad uno schema trasversale, coinvolgendo cioè sia le attività del web che quelle della carta stampata”.

 

E il mondo delle fiere?

E’ una formula che vive una difficoltà epocale, perché il concetto di fiera fine a se stessa non funziona più. Il fatto è che questi eventi, come ci insegnano altri comparti, dovrebbero essere organizzati principalmente per il pubblico, invece negli ultimi anni non è stato così”.

 

Riassumendo, in Italia si pedala sempre di più, ma la bike-economy ancora non decolla. Come mai?

“Prendiamo la Nove Colli che, numeri alla mano, è l’evento per ciclo-amatori più importante d’Italia: quanti giovani ci sono tra quei tredicimila? Io dico pochi, anzi pochissimi. E non è il caso neppure di sorprendersi visto che una top di gamma oggi può costare come un’automobile”.

 

Si parla tanto di E-bike, qual è la sua opinione?

“E’ un mercato in costante ascesa, ma occorre stare molto attenti perché, in futuro, le e-bike potrebbero essere vendute anche attraverso altri canali, come ad esempio i motosaloni e gli autosaloni. E, a quel punto, il mercato si rivoluzionerebbe”.

 

Nella foto Giorgio Puppi

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