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CHRIS FROOME, UN UOMO SOLO CONTRO UN MONDO SENZA REGOLE


Chris Froome ha il diritto di correre il Tour de France. Lo diciamo senza se e senza ma. L’Unione Ciclistica Internazionale, da dicembre fino ad oggi, non ha avuto né il tempo né il modo di poter prendere una decisione sul suo caso. E questa cosa, se vogliamo, è ancora più scandalosa del doping. Il corridore più forte al mondo, l’uomo capace di vincere 4 Tour de France, una Vuelta e un Giro d’Italia, non viene giudicato dal massimo organismo del ciclismo mondiale. E’ una vicenda che ricopre di ridicolo tutto il ciclismo. 

I corridori sono chiamati a rispettare delle regole molto rigide e ben precise. L’UCI e il suo antidoping, invece, possono agire come vogliono. Possono infliggere sanzioni retroattive (vedi il caso di Alberto Contador), possono prendersi tutti i mesi di tempo che vogliono per decidere quale sorte debba avere il loro tesserato più importante (Chris Froome): insomma, tra regolamenti e cavilli giudiziari, qui nessuno si esprime sul corridore britannico. E l’UCI non ha nemmeno il tempo di spiegare perchè ci sono queste lungaggini burocratiche che sono a dir poco inaccettabili.

Sia chiara una cosa: Froome non è uno stinco di santo, anzi. Lui deve spiegare il motivo per il quale, nelle analisi effettuate durante la Vuelta 2017, sia stato rilevato un valore così alto di salbutamolo.

Bisogna però anche specificare una cosa: il Team Sky, contrariamente a quanto fanno le altre squadre, ha deciso di non sospendere il corridore, in quanto è fermamente convinta della sua innocenza. Il Team Sky ha tutto il diritto di potersi difendere, anche perchè questa presa di posizione è molto importante: in genere le squadre sospendono il corridore e si dissociano da quanto lui ha fatto, mentre la squadra di Dave Brailsford ha deciso di fare il contrario, ovvero di schierarsi al fianco del proprio atleta.

L’unico protagonista che esce danneggiato da tutta questa vicenda è proprio Chris Froome. Perchè noi crediamo che non sia giusto lasciare un corridore in sospeso. Perchè le lungaggini dell’UCI non sono accettabili. Perchè questo sistema antidoping non può andare bene. Perchè chi ha sbagliato deve pagare, ma deve avere anche il diritto di dimostrare la propria innocenza.

Perchè il ciclismo è fatto di pedalate, sudore e fatica, e non di carte e di burocrazia.

 

 

A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine

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