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TRA PASSIONE E REALTA’



“TRA PASSIONE E REALTA’ – antropologia di una cultura ciclistica”

Volume in brossura, formato 13,5×21, di pagine 192 – prezzo di copertina € 13,00

Dal 15 al 22 Febbraio 2025 in Costa Blanca

Pedala con Moser, Bugno, Chiappucci e Mosole


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Con questo volume, edito da Futura Edizioni, che sarà in distribuzione a partire dai primi giorni di settembre e disponibile on line nei migliori book-store oltre che sul sito della Casa Editrice (www.futuralibri.com),  “TRA PASSIONE E REALTA’- antropologia di una cultura ciclistica”,  Gian Carlo Ceruti si collega a precedenti ricerche ed in particolare a “IL CICLISMO DALLA SICILIA ALLA TOSCANA – antropologia di una migrazione” e mette in evidenza determinati aspetti del ciclismo collocando le analisi culturali in un sorta di “via di mezzo” tra storia e filosofia, tra antropologia e psicologia con un’osservazione a tratti distaccata, solitaria ma sistematica e prolungata. L’insieme è il frutto di una ricerca etnografica ed è nel complesso un tentativo di coinvolgere anche un pubblico non specialistico.

Alcune note biografiche sull’autore: Gian Carlo Ceruti Laureato in Scienze Antropologiche ed Etnologiche, in Filosofia e in Scienze Politiche. E’ stato un dirigente della Federazione Ciclistica Italiana, in qualità di Presidente Nazionale per due mandati per due mandati dal 1997 al 2005. E’ stato componente del Consiglio Nazionale  CONI e della Commissione Mondiale per la “Lotta al doping” dell’Unione Ciclistica Internazionale. E’ stato Consigliere Nazionale dell’Istituto del Credito Sportivo. Nel 2013 ha pubblicato “IL CICLISMO DALLA SICILIA ALLA TOSCANA – antropologia di una migrazione” dove si esaminava una vera e propria migrazione di giovani ciclisti siciliani e meridionali in Toscana, terra tradizionalmente vocata al ciclismo. I “siciliani” più illustri e più recenti di questa “migrazione” sono Giovanni Visconti e Vincenzo Nibali, recente vincitore del Tour.  

 

 

… Animati dalla passione, cinque amici di notte raggiungono a piedi la vetta dello Stelvio per assistere nel 1975 ad una Tappa del Giro d’Italia. Uno di loro, pochi anni dopo, vede di frequente una ventina di giovani ciclisti dell’Est, allenarsi nella nebbia della valle padana.

Un mondo del ciclismo, che dagli anni Ottanta ha registrato dei profondi cambiamenti, ancora prima della Caduta del Muro di Berlino nel 1989.

Si è assistito attraverso l’immigrazione sportiva in Italia, ad una quantità di corpi in movimento. Anche il Sud del Paese non ha fatto mancare la sua quota di corpi. Il vincitore del Tour de France 2014, il siciliano Vincenzo Nibali, seppur nella sua esperienza felice, ha fatto parte di questo fenomeno.

Il massiccio uso di sostanze dopanti, le pressioni psicologiche per raggiungere i risultati a tutti i costi, hanno mietuto “vittime” e deluso aspettative, non solo tra gli atleti ma anche negli sportivi e cittadini. La caduta di falsi campioni, ha evidenziato delle fragilità del credo ciclistico. Ha intaccato le sue basi, la sua storia e le sue passioni. Il mondo solido del ciclismo si è scoperto “liquido” nel contesto dei processi di globalizzazione. Il suo futuro è affidato a nuove forme di umanizzazione che si costruiscono anche in sella alla bicicletta, nel pedalare in un mondo ecologico, solidale e meno competitivo …

 

 

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