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Giro d'Italia 2017 - 100th Edition - 5th stage Pedara - Massina 159 km - 10/05/2017 - Davide Martinelli (ITA - QuickStep - Floors) - photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2017

10 DOMANDE A… DAVIDE MARTINELLI: “NON SONO PIÙ UN FIGLIO DI PAPÀ”


Malgrado un padre celebre, il venticinquenne della Quick-Step Floors si è ormai ritagliato uno spazio importante nel ciclismo che conta: “Sto imparando molto e, ancora oggi, non conosco i miei limiti. Il sogno? Sanremo e Roubaix”

Canale InBici Media Group

Davide Martinelli, venticinquenne della Quick-Step Floors, è sicuramente uno dei fautori della stupenda annata del suo team. Sempre al servizio dei compagni, in particolare di Elia Viviani, ormai è diventato un elemento fondamentale del Wolfpack.

Figlio di Giuseppe, attuale direttore sportivo del Team Astana, è cresciuto respirando in famiglia il grande ciclismo e riuscendo a fare il salto di qualità, nel Gotha del professionismo, due anni fa. Nonostante la giovane età, il ciclista bresciano ha le idee molto chiare e si mostra consapevole del percorso da seguire per il suo futuro.

 

 

Come giudichi la tua stagione e quella della tua squadra?

“Il bilancio è certamente molto positivo. Ormai siamo a settembre, mancano ancora alcune gare, ma in questa stagione tutti hanno visto che noi della Quick Step siamo stati ineguagliabili. Abbiamo ottenuto numerose vittorie, quasi il doppio rispetto alle squadre inseguitrici. Sono stato spesso di supporto alla squadra e, quando arrivano i successi, anche se non personali, è sempre una soddisfazione. Dal canto mio, io cerco di impegnarmi per farmi trovare pronto quando mi viene chiesto e il team lo apprezza. Mi rendo conto che a volte non è facile, con tanti campioni, trovare spazio ma penso di essere ancora giovane e di aver tempo per crescere”.

Qual è il segreto che sta dietro a tutti questi successi?

“Siamo come una ‘famiglia’ molto unita, non litighiamo mai e corriamo sempre per vincere. Certe volte noto delle squadre che corrono per la vittoria solo se hanno l’uomo di punta, noi invece, sia con i capitani che senza, ogni volta gareggiamo cercando di ottenere il massimo risultato. Non a caso, quasi tutti i corridori giovani che sono passati professionisti alla Quick Step, tra i quali anche io, negli ultimi due anni hanno vinto. Inoltre curiamo moltissimo i vari dettagli e il fatto che i nostri leader vincano parecchio, invoglia anche noi a fare bene”.

Con quali compagni, in particolare, condividi questa avventura?

“In generale vado d’accordo con tutti, anche se, logicamente, per il fatto di parlare la stessa lingua, condivido molte cose con gli altri italiani, in particolare con Eros Capecchi, compagno di stanza al mio primo grande giro. A volte capita di dividersi in gruppi, ma quest’anno ho corso un po’ con tutti, forse quello che ho visto di meno è Fernando Gaviria. Spesso, come da accordi con il team, vengo assegnato alla squadra dei giovani ma a volte, considerando l’esperienza che ho maturato in questi anni, vengo utilizzato anche in altri modi”.

Davide Martinelli (ITA – QuickStep – Floors) – photo Luca Bettini/BettiniPhoto©2017

 

Personalmente, quale è stata la tua più grande soddisfazione?

“La più grande soddisfazione che ho avuto dal ciclismo è stata quella di vedere, dopo anni di sacrifici, il mio sogno di diventare professionista realizzato. Ricordo soprattutto le primissime corse; pedalare accanto a campioni che fino a pochi mesi prima vedevo solo in televisione era molto emozionante e suggestivo. Poi quando mi rivedo, magari dopo un’azione importante, capisco di essermi guadagnato quel posto tra i migliori. Un altro riconoscimento che ho avuto è stato quando Gilbert, giunto alla Quick Step, ricordandosi della mia vittoria al Polonia, mi ha fatto i complimenti perché l’avevo staccato sullo strappo. Quella vittoria, essendo anche una gara W.T., è stato il mio momento migliore, fino ad ora”.

Come riesci a gestire, considerando che si trova in una squadra avversaria, il rapporto con tuo papà?

“Pensavo che il rapporto con mio papà, a livello ciclistico, potesse essere un po’ di contrasto, invece non è così. Lui mi dà a volte dei consigli, mentre la squadra ormai non dà peso a questa cosa. Ora vedo che molti, dopo anni in sella, non mi collegano direttamente all’essere ‘figlio di’, ma pensano alle mie prestazioni e ai risultati che ho ottenuto”.

Hai un idolo o un modello al quale ti sei ispirato?

“Sicuramente Fabian Cancellara. Quando era all’apice della sua carriera io mi cimentavo nelle prime cronometro e ovviamente guardavo a lui come modello. Anche se per poco, ho avuto la fortuna di correre in alcune corse accanto a lui e vederlo pedalare. Anche Tom Boonen mi ha impressionato, più quando ho iniziato a correrci assieme piuttosto che quando lo vedevo da fuori”.

Tour de Romandie 2018 – 72th Edition – 2nd stage Delemont – Yverdon les Bains 173,9 km – 26/04/2018 – Davide Martinelli (ITA – QuickStep – Floors) – photo Luis Angel Gomez/BettiniPhoto©2018

 

categorie minori anche cronoman e ora tra i professionisti?

“La Quick Step cura molto le cronometro, soprattutto quelle di squadra, e questo mi aiuta a migliorare. Attualmente però non sono a livello dei primi, per cui, per ora, non mi sento pronto a diventare uno specialista delle corse contro il tempo. In futuro, aumentando la massa muscolare, non escludo di provare anche questa via”.

Secondo alcuni potresti far bene anche in pista, non hai pensato a continuare questa disciplina?

“Il vero problema è che abbiamo un calendario intenso e per correre anche nei velodromi bisognerebbe rinunciare a qualche corsa su strada. Oggi il livello inoltre si è alzato molto e credo che per essere competitivi bisogna far allenamenti specifici. Detto questo, la pista mi piace, l’ho praticata e mi ha regalato anche qualche soddisfazione, come le partecipazioni agli europei”.

Quali hobby hai al di fuori del ciclismo?

“Il ciclismo, per la verità, non ti lascia molto spazio per le altre passioni. Sono di buona forchetta, con Rebecca, la mia ragazza e ciclista pure lei, andiamo spesso a provare nuovi ristoranti e abbiamo creato una lista con i nostri preferiti. Quando riesco a essere a casa mi piace uscire anche con gli amici, loro sanno bene che abbiamo poche occasioni ma mi sostengono sempre. Amo viaggiare, visitare nuovi posti, soprattutto quelli esotici. La prossima meta potrebbe essere l’India o la Thailandia”.

Come vorresti la tua carriera e quale corsa ti piacerebbe vincere?

“Essendo nella prima parte della carriera è difficile sapere dove posso arrivare. Mi piacerebbe diventare un corridore riconosciuto per il ruolo importante nel team, ma che sa anche togliersi delle soddisfazioni personali. Il mio sogno invece è conquistare la Milano Sanremo e la Parigi Roubaix. Quest’ultima l’ho corsa per la prima volta da Juniores con la maglia azzurra. Devo confessare che quella partecipazione non mi aveva lasciato una buona impressione, ma per fortuna ho partecipato anche da Under, ottenendo un sesto posto. Mi piace il pavè e penso di avere le caratteristiche giuste per poter puntare a far risultato. La Milano Sanremo invece perché è la classica italiana per eccellenza”.

di Davide Pegurri -iNBiCi magazine

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