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GIRO, OGGI LA LOVERE-PONTE DI LEGNO: SI SALE SUL MORTIROLO


Mortirolo. Non possiamo che partire da qui per presentare e descrivere la 16esima tappa del Giro d’Italia: un film di 194 chilometri un con attore protagonista ben delineato, che i corridori dovranno affrontare e sfidare, tanto nella lotta per la maglia rosa quanto per arrivare al traguardo. Nonostante l’assenza del Gavia (causa meteo), la Lovere-Ponte di Legno è destinata a scrivere una pagina importante, se non decisiva, nella corsa al Trofeo Senza Fine. 

Sin dalla partenza, tanta salita. I primi 28 chilometri sono tutti in ascesa: inizialmente leggera, poi con pendenze maggiori (7-8%) verso il Passo della Presolana, dove in linea di massima dovrebbe formarsi la fuga di giornata. Dopo la vetta, che non rappresenta ufficialmente un Gran Premio della Montagna, discesa di circa 8 chilometri per poi tornare a salire verso la Croce di Salven, salita che ha nella prima parte le pendenze più ostiche mentre nella seconda è poco più di un falsopiano. Scollinamento dopo 45 chilometri, poi discesa e pianura per portare all’attacco del primo Gpm di giornata verso Cevo. Salita che inizia al chilometro 79, con 10 di ascesa a pendenze blande e una media del 6%. Dopo la necessaria discesa, il gruppo farà rotta verso Edolo (qui il traguardo volante), e da lì all’Aprica: uno strappo nella prima parte con pendenze che arrivano in doppia cifra per poi sfociare nel lungo tratto al 3-4% che porta al paese. Da qui una discesa insidiosa verso Stazzona, Tirano e a seguire Mazzo di Valtellina. Località in cui sono posti il secondo sprint intermedio e le porte dell’Inferno, in questo caso rappresentato dal Mortirolo, senza dubbio una delle salite più dure d’Europa con i suoi 12 chilometri che sfiorano l’11% di pendenza media. Una sfida di gambe, di testa e di gestione delle energie fondamentale per ottimizzare l’ascesa. Al chilometro 164 il Gpm, seguito da un’autentica picchiata verso Monno, che potrebbe creare problemi al pari della salita. Gli ultimi 15 chilometri sono ancora in salita, con pendenze morbide che però potrebbero scavare distacchi: i falsopiani esaltano le energie rimaste sin corpo ai corridori, favorendo coloro che sanno fare velocità, fondamentale per creare differenze e distacchi. 

Nelle ultime tre tappe di montagne, i valori in campo sono cambiati a più riprese. Richard Carapaz ne è uscito come l’uomo da battere, grazie alla maglia rosa, un Primoz Roglic apparso in fase calante e un Vincenzo Nibali che paga un distacco prossimo ai due minuti dell’equadoregno di casa Movistar. Squadra che potrebbe fare la differenza per solidità, qualità e la presenza di Mikel Landa. Il basco ha un’ottima gamba, ma ancora una volta potrebbe trovare la strada sbarrata da un compagno. A meno che la formazione iberica non scelga di mescolare le carte in tavola e mandarlo all’attacco per stanare gli avversari. Nibali, in ogni caso, ha dimostrato di essere sul pezzo, con una condizione che gli ha permesso di attaccare ed entrare nella sua ultima settimana con un distacco recuperabile. Attenzione anche a Miguel Angel Lopez (unica incognita la discesa) e Simon Yates, apparso in ripresa dopo una pessima prima parte di Giro ma ancora lontano dal dominatore delle prime 18 frazioni del Giro 2018. Fuga? Sempre possibile, ma molto, come di consueto, dipenderò dalle idee del gruppo e dalle squadre che vorranno prendere l’iniziativa. Certo, attaccare e resistere sul Mortiolo implicano una condizione di forma adeguata e un’attitudine non trascurabile alle salite con tendenze in doppia cifra. 

 

A cura di Gianluca Santo per InBici Magazine

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