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INDURAIN TRA I GRANDI DEL GIRO


Milano – Giovedì 5 Aprile, nella suggestiva cornice del teatro Gerolamo in piazza Beccaria, alla presenza di numerosi appassionati, Miguel Indurain è stato inserito nella Hall of Fame del Giro d’Italia.

 

Lo spagnolo, settimo campione ad essere insignito di tale riconoscimento, succede nell’albo d’oro a Eddy Merckx (2012), Felice Gimondi (2013), Stephen Roche (2014), Francesco Moser (2015), Ercole Baldini (2016) e Bernard Hinault (2017).

Durante l’evento sono state riproposte le vittorie più significative del fuoriclasse spagnolo sulle strade italiane. Miguelón, così soprannominato dai suoi tifosi, entra di diritto nella Hall of Fame dopo aver conquistato la maglia rosa sia nel 1992 che nel 1993. Rimane l’ultimo ciclista ad aver realizzato una doppietta consecutiva al Giro d’Italia. Presenti in sala anche due campioni che hanno spesso dato battaglia allo spagnolo, Claudio Chiappucci e Maurizio Fondriest.

LA CARRIERA – Miguel Indurain nasce il 16 Luglio 1964 a Villava, paese della comunità autonoma di Navarra, in Spagna. Atleta con doti da passista scalatore, dava il meglio di se nelle prove contro il tempo e per tale motivo venne spesso accostato per caratteristiche a Jacques Anquetil. Inizia a pedalare presto e all’età di undici anni vince la sua prima corsa. Nel 1984, non ancora ventenne, passa professionista con la squadra Reynolds. Nella stagione seguente partecipa al Tour de France e nel 1986 arriva anche il primo successo in una tappa del Tour de L’Avenir. Lo spagnolo cresce pian piano e impara molto aiutando, da gregario, Pedro Delgado. Dopo solo cinque anni nella massima categoria, Indurain è pronto! Nel 1991 arriva il suo primo Tour de France, da li in poi inizia lenta ma inesorabile l’ascesa di uno dei ciclisti più forti degli anni ’90. Nella sua strepitosa carriera il navarro conquista cinque Grande Boucle consecutive, impresa mai riuscita a nessuno, e due Giri d’Italia. Nel suo palmares vanno annoverate anche la vittoria a cronometro alle Olimpiadi di Atlanta 1996, l’oro sempre nella prova contro il tempo al mondiale del 1995 e il record dell’ora di 53,040km stabilito il 2 Settembre 1994 al velodromo di Bordeaux (annullato poi dall’UCI). Rimane il penultimo in ordine di tempo ad aver realizzato la doppietta Giro-Tour, dopo di lui solo Marco Pantani riuscì nell’impresa.

Nel 1997, dopo ben 111 gare vinte, decide di chiudere la sua esperienza da professionista.

LA STORIA AL GIRO – Tre le partecipazioni e due i trionfi. Nel 1992, dopo aver conquistato l’anno precedente il Tour de France, partecipa per la prima volta, con i favori del pronostico, al Giro d’Italia. Indurain riesce a gestirsi alla grande, imponendosi nelle due cronometro di San Sepolcro e di Milano. La classifica finale lo vedrà sopravanzare l’italiano Claudio Chiappucci di ben 5’12” e Franco Chioccioli di 7’16”. La stagione seguente cambiano in parte i protagonisti, ma va in scena lo stesso copione. Ancora una volta lo spagnolo conquista la maglia rosa, vincendo le prove contro il tempo di Senigallia e del Sestriere. Fu tuttavia un successo più sofferto del previsto, a causa dei continui attacchi da parte di Pёtr Ugrjumov, in particolare sulla salita di Oropa. Il navarro arrivò a Milano con solo 58” sul lettone e 5’27” su “El Diablo”. Nel 1994, ultima sua apparizione al Giro, la sfida con l’imbattibile Evgenij Berzin e soprattutto con l’astro nascente Marco Pantani. La quindicesima frazione con la scalata del Mortirolo, a causa proprio di uno strepitoso Pantani, sarà forse il suo momento più difficile e sofferto. Concluse al terzo posto, alle spalle del russo e del pirata, e decise di non prender più il via alla corsa. Complessivamente Indurain vinse quattro tappe e portò a casa due successi finali.

LE PAROLE DI INDURAIN – Prima di ricevere il trofeo, il navarro ha ripercorso anche il suo passato di vittorie:“Se ho fatto tutti questi successi è merito anche di mio papà, lui mi ha inculcato la mentalità di lavorare molto, anche nel periodo invernale. La mia forza era ovviamente la cronometro e per fortuna al tempo c’erano nei Grandi Giri delle prove contro il tempo molto lunghe, anche di 100 km. La mia tattica è sempre stata quella di andar forte in queste tappe e poi difendermi nelle altre. Una cosa che ricordo dei primi anni di professionismo sono i miei d.s., loro pensavano che fossi un corridore da classiche, finché alla fine si convinsero che ero tutt’altro”.

E gli avversari:“Mi ricordo che al Giro Chiappucci più lo attaccavi, più lui si arrabbiava e il giorno dopo erano sempre dolori. Ad un certo punto ho anche pensato di non dargli battaglia per non risvegliarlo. Non ho avuto un rivale più ostico su tutti, se devo pensare al mio passato sicuramente Gianni Bugno nel mondiale e Claudio Chiappucci nei Grandi Giri. Marco Pantani l’ho incrociato mentre lui era agli inizi e io ormai a fine carriera, sarebbe stato sicuramente un osso duro da battere”.

Anche nella vita ciclistica dello spagnolo ci sono delle delusioni: “I miei grandi rimpianti sono la Vuelta a Espana e il mondiale, proprio perché non sono mai riuscito a vincerli. Soprattutto mi ha bruciato il mondiale in Colombia, ci tenevo tantissimo perché mi ero preparato benissimo, consapevole che non capitano spesso queste occasioni”.

a cura di Davide Pegurri Copyright © INBICI MAGAZINE

 

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