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BUFERA DOPING NEL CALCIO


La notizia arriva durante la Tirreno-Adriatico, e quindi non passa inosservata agli occhi di molti: ci sono due casi di doping, stavolta non nel ciclismo, che pur deve fare i conti con i casi di Bradley Wiggins e di Chris Froome.

 

Stavolta ad essere toccato è il calcio, e proprio nella massima serie italiana, la serie A. Due calciatori sono stati trovati positivi: Stefan De Vrij, della Lazio, e Joao Pedro del Cagliari. Sul primo, in realtà, non è ancora certo che si tratti di una positività, ma è comunque stato convocato dalla Nado per degli accertamenti. Il brasiliano, invece, è risultato positivo a un diuretico, che come sappiamo bene è un coprente di possibili farmaci proibiti, e rischia la squalifica di due anni. Sarebbe una decisione giusta, in quanto in passato, nel calcio, per positività del genere sono stati inflitti anche solo tre mesi.

In queste ore gli appassionati di ciclismo si stanno scatenando sui social network, chiedendosi come mai c’è questa disparità di trattamento: si tratta di una notizia importante, eppure non viene sbattuta in prima pagina. Quando le positività avvengono nel ciclismo, o in altri sport come l’atletica leggera, non ci si pensa due volte ad inserire i casi di doping nelle aperture dei giornali.

Il problema, passatemi il termine, è di tipo “culturale”: se in vari sport bersagliati dal doping sappiamo bene che una non positività non equivale per forza ad una non negatività, nel mondo del calcio non c’è ancora questa convinzione. Anzi, spesso, come nel caso della cocaina, in tanti dicono: “vabbè, ma la cocaina non altera le prestazioni”, dimenticando che si tratta di un coprente, e non solo di una sostanza stupefacente.

A tal proposito, stamattina, si esprime molto bene Valerio Piccioni nel suo editoriale sulla Gazzetta dello Sport: “Continua ad essere diffusa l’idea che il calcio sia trattato con diversi riguardi in più rispetto ad altri sport blasonati, ciclismo e atletica in primis. Su questo terreno il calcio ha ancora tanta strada da fare. Quello che conta oggi sono i controlli a sorpresa fatti a casa. Per non dire del passaporto biologico, c henel calcio è ancora parecchio indietro: siamo a un terzo degli esami dell’atletica e a poco più di un quinto di quelli del ciclismo”.

Non faccimoa figli e figliastri, ma chiediamo parità di trattamento per tutti gli sport.

di Carlo Gugliotta – bikelive.it

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