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MA GLI INTERROGATIVI SULLA MORTE DEL PIRATA RESTANO

MA GLI INTERROGATIVI SULLA MORTE DEL PIRATA RESTANO



CESENATICO – Centottanta fotografie a colori, un video di un’ora che si interrompe due volte, ma non dovrebbero mai venire interrotti i video che riprendono scene di un crimine.

 

Si vede una persona in camice bianco senza i copri scarpe e senza il copri testa, che fa le riprese e in un fotogramma ci sono sei persone vestite come noi nella stanza. Quindi l’inquinamento della scena è provato dalle immagini”. Lo dice l’avvocato Antonio De Renzis, legale della famiglia Pantani. “Marco era in una pozza di sangue in una stanza che sembrava divelta da un uragano – prosegue il legale -. Vedendo il video si comprende immediatamente come le indagini si indirizzano in un’unica direzione, e cioè la droga, mentre, secondo me, dovevano essere lasciati aperti altri scenari e noi vogliamo approfondire alcuni piccoli, ma grandi particolari”. “Chiederemo – prosegue De Renzis – che certi dati vengano approfonditi, ci sono persone alle quali si sarebbero dovute fare determinate domande, perché sembrerebbe che Marco non sia stato chiuso 4 giorni lì dentro come, invece, sostiene la versione ufficiale. In quella stanza ci sono oggetti che sicuramente non sono arrivati con Marco perché ci sono tre testimoni che dicono esattamente come Marco è arrivato lì e certe cose non c’erano”.

 

L’avvocato prosegue raccontando alcuni dettagli riguardanti la scena del crimine: “Ci sono altri elementi da chiarire: Marco, secondo la versione ufficiale, avrebbe avuto un delirio, ma la specchiera divelta dal bagno è per terra ma intatta; la televisione è sul pavimento, ma girata dal lato giusto; le padelle, che sarebbero state lanciate – aggiunge – sono casualmente tutte rivolte dal lato corretto…”. Mamma Tonina rincara la dose: “Ho letto i faldoni – osserva la madre del Pirata in un’intervista rilasciata all’Ansa -. Marco non era da solo, quella sera del 14 febbraio 2004, nel residence di Rimini dove è stato trovato morto con lui potevano esserci più persone. Chiamò i carabinieri, parlando di persone che gli davano fastidio e, dopo un’ora, fu trovato morto”. C’è anche la strana storia dei giubbotti “lasciati a Milano e ritrovati nel residence ‘Le Rose’, dove si era recato senza bagaglio”. Chi li ha portati a Rimini? Questo, assieme a molti altri indizi, resta un mistero.

“Il mio dubbio più grande è che Marco possa essere stato ucciso”, ribadisce. L’altro grande dubbio è sul giorno in cui Pantani ha cominciato a morire: il 5 giugno 1999 quando venne fermato a Madonna di Campiglio con l’ematocrito fuori norma.

 

“Su quel giorno mi sono rimasti dentro tanti dubbi”, continua la madre. Oltre ai vizi di forma fatti rilevare più volte dalla difesa del campione, mamma Tonina torna su un aspetto sostanziale: “Giorni prima, in maglia rosa, a Marco era stato rilevato un tasso di ematocrito pari a 46. Come ha fatto in pochi giorni a salire? E’ tutto molto poco chiaro. Strano”. Chiusura sulle recenti dichiarazioni di Danilo Di Luca (“Per arrivare fra i primi dieci al Giro d’Italia devi per forza assumere l’Epo”): “Sono molto arrabbiata con lui, non mi piace la gente che spara nel mucchio – conclude Tonina Belletti -. Faccia i nomi davanti ai magistrati, se sa qualcosa. Per questo voglio incontrarlo, parlargli”.

 

“Fonte romagnanoi.it”

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