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MONDI NUOVI. GRAVEL BIKE, ALTRO CHE MODA!


Più che un nuovo segmento, la gravel bike è “bici totale”, grazie alla versatilità che le è insita e alle caratteristiche tecniche che le permettono di affrontare qualsiasi fondo, qualsiasi situazione e qualsiasi contesto d’impiego.

 

Non serve andare troppo indietro nella storia per ricordare che la bici da corsa, una volta era una soltanto: era bici destinata unicamente all’asfalto, perché se invece volevi cimentarti su altri fondi potevi scegliere la bici da ciclocross per praticare la specialità omonima e poi la bici da pista per la disciplina dell’anello. Punto.

La realtà dei fatti poi ha voluto che le cose si complicassero notevolmente e per verificarlo basta guardare le gamme prodotto dei principali marchi mondiali della produzione telaistica. Fateci caso, ognuno di questi al vertice della sua collezione, non ha soltanto un modello di bicicletta da corsa, ma ne ha almeno due o spesso tre.

Quel che è accaduto è che per rendere più variegata ed appetibile l’offerta oggi puoi trovarci la bici al top con caratteristiche endurance, la bici al top con caratteristiche votate al comfort, la bici al top dedicata alle donne e, in molti casi, la bici al top con caratteristiche adatte alla salita.

È in questo modo che sono nati i “segmenti”, ovvero le categorie merceologiche all’interno delle quali inserire le varie tipologie di prodotto: esattamente come accade per le autovetture SUV, per le utilitarie o per le monovolume abbiamo imparato, nel corso degli ultimi anni, a riconoscere le biciclette da corsa chiamate “aero”, le bici da corsa da granfondo (o comfort bike come le chiama qualcuno), le bici da corsa superleggere e – infine – le bici da corsa da donna. È appunto questa cosiddetta “segmentazione”, che a livello commerciale è diventata un formidabile assist per moltiplicare – appunto segmentandola – l’offerta prodotto all’interno di una fascia di altissima gamma, che in questo modo è diventata ancora più allettante ed invitante, proprio perché assicura al pubblico opzioni di scelta più vaste e puntuali rispetto all’offerta “generalista” che era possibile trovare qualche anno fa.

Fin qui la situazione attuale, cui a dire il vero qualche marchio ha iniziato a fare dietrofront. Sì, perché è vero che la segmentazione dell’articolo “bici da corsa” soddisfa esigenze di utilizzo mirate, ma è anche vero che in questo modo ne sacrifica delle altre, e più che altro sacrifica quella che è la caratteristica principale che un articolo del genere dovrebbe avere: la versatilità, la capacità di andare bene ovunque, adattarsi a qualsiasi percorso e a qualsiasi tipo di utente.

È in questo panorama complesso che, da qualche anno a questa parte, si sono affacciate sul mercato le gravel bike. Le gravel bike? Sì, proprio loro, quelle che alcuni interpretano come una nuova, ulteriore categoria di cui non si sentivano il bisogno, quella che da certi viene considerata solo e soltanto una moda effimera che, prima o poi, passerà. Un po’ come è accaduto per le fat bike, per intenderci. In realtà una gravel bike è tutto meno che questo, anzi è esattamente il contrario…

Cosa è una (vera) gravel

“Una via di mezzo tra una bicicletta da corsa e una da ciclocross”. Ecco il modo più veloce per inquadrare tecnicamente una gravel-bike. In realtà la codificazione esatta di questa nuova categoria è cosa complessa e sottile. Se vogliamo, il solo elemento che davvero accomuna tutte quelle che nascono come gravel bike è la presenza di un impianto frenante a disco (che per la verità è diventando uno standard pressoché obbligato sulle bici da ciclocross e si sta facendo strada anche sulle bici da corsa); tutte le restanti specifiche sono più che altro di ordine geometrico, mentre per quel che riguarda il materiale utilizzato possiamo indifferentemente trovare gravel bike costruite in carbonio, altre realizzate in acciaio e altre (poche a dire il vero) in alluminio.

Per scendere nel dettaglio possiamo dire che una gravel bike è una bici il cui telaio ha una geometria ancor più “comoda” di quel che accade sulle moderne bici stradistiche appartenenti al segmento comfort o endurance che dir si voglia: il tubo di sterzo è generalmente molto alto, al fine di favorire una stazione di guida eretta; da parte sua il carro posteriore è molto lungo, e questo accade sia per consentire una guida comoda, ma soprattutto per permettere di ospitare coperture con sezione generosa, spesso ben oltre i 30 millimetri e con battistrada discretamente artigliato che sappia produrre un buon grip quando si passa sui fondi sterrati; con la stessa finalità è progettata la forcella, anche questa con un passaggio ruota ampio. Caratteristiche simili permettono dunque alla maggior parte delle gravel bike di montare sia ruote con diametro da 28 pollici, sia ruote dal diametro inferiore, da 27.5 pollici (o meglio 650B), installandoci magari coperture generose, simili a quelle che si utilizzano nel mountain biking. Ancora, diversamente dalle bici da ciclocross, la posizione della scatola movimento è più bassa (ma è generalmente poco più alta rispetto a una bici da strada), visto che nel gravel biking non occorre saltare su alcun ostacolo e al contrario una scatola più vicina al terreno aiuta ad avere maggiore stabilità di guida.

Una tipologia a sé stante

Caratteristiche come quelle che abbiamo appena elencato hanno condotto i vari produttori che le hanno in catalogo ad inserire le loro gravel bike in segmenti a se stanti, ma comunque tutti all’interno della macrocategoria delle bici da “strada” o da “corsa”: che poi ci sia chi chiami questi segmenti “all road”, chi “adventure” oppure chi semplicemente “gravel” questo conta poco; quel che ci interessa è ricordare come quella delle gravel bike può rappresentare non tanto un nuovo segmento della bicicletta da corsa, ma piuttosto una tipologia di bici a sé stante, un po’ come lo sono le mountain-bike, le biciclette da pista o appunto le biciclette da corsa (racchiudendo con questo termine tutte le varie categorie possibili che abbiamo menzionato prima). I contenuti tecnici, e assieme a questi la filosofia che esprime il mondo gravel, effettivamente sono qualcosa che va oltre la categoria, sono qualcosa di a parte, di non convenzionale: non sono né strada, né ciclocross, né mountain bike, nonostante il fatto che questa camaleontica e versatile bicicletta raccolga un po’ di tutto da questi tre mondi che abbiamo appena citato. Sì, a livello di design le gravel sono apparentate alle bici da corsa, ma rispetto a queste hanno caratteristiche uniche, le stesse che consentono loro di percorrere qualsiasi terreno, di destreggiarsi in qualsiasi contesto. Non solo, con interventi tecnici mirati e con una spesa relativamente contenuta è possibile personalizzare ed adattare ulteriormente il carattere di una gravel. Ecco qualche esempio: se nella configurazione proposta in catalogo la gravel bike propone gomme quasi sempre generose, nulla ci impedisce di cambiare le coperture con delle gomme più strette e magari con battistrada slick per trovarsi un equipaggiamento tecnico adatto a percorrere tanti kilometri su asfalto e, perché no, a cimentarsi anche in competizioni non estreme come ad esempio possono essere le granfondo. Vi assicuriamo che se non siete amanti della prestazione a tutti i costi e se non puntate a vincere le corse, con una buona gravel con telaio in carbonio è possibile raggiungere livelli prestazionali davvero elevati quando si pedala sull’asfalto. Allo stesso, modo, nei modelli che lo consentono, il montaggio di ruote da 27.5 pollici opportunamente gommate con coperture di sezione generosa  ossia apre alle gravel bike orizzonti di utilizzo che sono propri di un mountain biking neanche troppo leggero e rilassato. Tra l’asfalto e il fuoristrada in mezzo potremmo poi metterci il contesto di utilizzo cittadino e poi quello dei viaggi, ovvero altri due orizzonti che non sono affatto negati a una gravel. Insomma, altro che moda: la gravel bike può davvero la bici totale, la bici che risolve i limiti dei vari segmenti grazie al suo assetto tecnico che permette di fare (quasi) tutto, semplicemente sfruttando appieno l’estrema versatilità che questa semplice ma rivoluzionaria bicicletta ha nel suo dna.

Adattare la bici da corsa al gravel? Non si può

Se è possibile adattare una gravel bike a contesti di utilizzo squisitamente non altrettanto si può dire del percorso inverso. Lo diciamo chiaramente a tutti colori che credono sia possibile trasformare una bici da corsa in una (vera) gravel-bike. Come abbiamo visto la differenza geometrica tra le due tipologie di biciclette è marcata e la distanza rimane ampia anche se si considerano le biciclette da corsa votate al comfort. Non solo, pur se negli ultimi anni la maggior parte delle road bike consentono passaggi ruota ben maggiori di quelli permessi fino a qualche anno fa, difficilmente su una bici stradistica si riesce a montare una copertura che vada oltre i 390 millimetri di sezione, che invece è la misura che rappresenta la base di partenza per le vere gravel bike. È ovvio, nulla vieta a nessuno di cimentarsi su contesti sterrati con una bici stradistica adattata o anche con una bici da ciclocross, ma il feeling di guida, e assieme a questo la sicurezza sui fondi sdrucciolevoli, non saranno mai gli stessi di quelli che garantisce una vera gravel.

Un cambio perfetto per il gravel biking

Si chiama Ultegra RX, è stato introdotto la scorsa stagione ed è il primo cambio da strada su cui Shimano ha declinato la tecnologia Shadow+ mutuata dai suoi cambi posteriori da mountain bike. Non a caso la tecnologia del nuovo cambio è chiamata Shadow RD+ (dove RD sta appunto per “road”): altro non è che una leva che, una volta attivata, permette di ridurre in maniera sostanziale le oscillazioni cui la catena è soggetta quando si transita su terreni sconnessi e di conseguenza impedisce che la catena possa cadere o incastrarsi tra gli ingranaggi, quando, ad esempio, si pedala all’indietro. Il meccanismo è in realtà una vera e propria frizione, visto che, sopra una certa soglia, si disattiva, permettendo alla gabbia del cambio di ruotare di conseguenza consentire la funzionalità nelle cambiate. Il cambio Ultegra RX è stato utilizzato per la prima volta “ufficiale” alla Parigi-Roubaix dai professionisti della strada, ma in realtà il nuovo prodotto che già è sul mercato rappresenta un’incursione importante di Shimano nel mondo del gravel biking, visto che questo tipo di componente trova una destinazione d’uso ordinaria e preferenziale per questi orizzonti di utilizzo (e una destinazione straordinaria appunto in gare come la Parigi-Roubaix). È per questo che ci aspettiamo altre novità importanti da parte del colosso giapponese all’interno del mondo “gravel”.

 

Le nostre proposte

Cannondale Topstone Apex 1, 2199 euro

Il telaio in alluminio sfrutta l’esperienza pluridecennale di Cannondale nel campo della lavorazione della lega leggera: leggera, efficiente e anche morbida grazie alla forcella full-carbon. Può montare gomme fino alla 42 mm di sezione.

Look 765 Gravel, 3999 euro

È la prima esperienza di Look nel mondo del gravel biking. Praticissimi i perni passanti che utilizzano gli Speed Release di Mavic che assicurano tutti i vantaggi strutturali del perno passante e tuta la praticità e la velocità di azionamento dei quick release. La

Scott Addict Gravel 30, 2999 euro

In carbonio di serie HMF. Le quote angolari e dimensionali dei tubi impiegano la configurazione Gravel Race Technology, in pratica un’interpretazione “racing” del gravel biking. Il risultato è un mezzo scattante e agile, per affrontare qualsiasi percorso, ovunque, in qualsiasi condizione atmosferica.

Wilier Triestina Jena, 3300 euro

 

È una delle quattro gravel bike di “Wilier”, ha il telaio in carbonio con resistenza di 60 tonnellate per centimetro quadrato. L’impostazione geometrica è studiata per ottenere un compromesso ideale tra agonismo e comfort. Cinque le taglie disponibili.

Argon18 Dark Matter, 2099 euro

La geometria ispirata alle vere road bike del marchio canadese rendono questa una gravel aggressiva, in grado di affrontare qualsiasi percorso grazie alle coperture con sezione generosa, addirittura fino alla 45 mm di sezione alloggiabile.

Basso Palta, N.D. euro

La gravel del marchio veneto utilizza una speciale forcella e dello speciale reggisella che permettono di smorzare le vibrazioni trasmesse alla sella. Il telaio è stato sviluppato con 7 fori porta borraccia che permettono di portare 3 borracce in diverse configurazioni.

Di Maurizio Coccia Copyright © INBICI MAGAZINE

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3 Commenti

  1. La Gravel di sicuro e’ pure una moda, facendo un paragone azzardato ma non troppo potremmo dire che si puo paragonare al SUV per chi va a prendere lo spritz in centro o fare lo shopping al centro commerciale, ci sono molti che la comperano anche come status simbol senza poi mai usaral veramente per quello che sarebbe il suo uso naturale. Passando al suo vero utilizzo la trovo davvero molto limitante qui da noi in Italia, noi abbiamo ben poche strade secondarie che siano adatte alla gravel, l’Italia e’ asfalto, oppure sterrato in pessime condizioni, non ci sono insomma le classiche secondary roads degli USA, dove puoi corre per decine e centinaia di km senza toccare asfalto. Ancora peggio se le vogliamo considerare come biciclette da lungo viaggio, li davvero non ci siamo per posizione, mancanza di confort (vedi sospensioni, manubrio e sella), e ancor di piu’ per il bagaglio. In diversi articoli o su Istagram si vedono attempati hipsters arrancare su strade polverose della cordigliera pieni di fagotti e borse posticce attaccate con elastici, tutto questo e’ molto romantico ma lontano dal essere efficace e pratico quando un buon set di borse impermeabili. Nel mio curriculum di viaggiatore su due ruote ho gia raccolto diversi articoli persi da questi allegri e sprovveduti ‘viaggiatori su ghiaia’, l’ultimo proprio pochi giorni fa su un tratto del coast2coast in Zona Bolsena dove un ragazzo inglese aveva perso la tenda e solo dopo una lunga rincorsa sono riuscito a restituirgliela…

  2. come fa a non essere un segmento?! lo è, è un segmento lungo tanto quanto gli altri, spazia e si affaccia sugli altri segmenti ma in modo assai limitato (forse per andare su strada cambi le ruote) ma i giri che facevi con la bdc farai assai più fatica. Le discese che fai con la XC con la gravel non le fai (a parità di pilota).
    Diciamo che è un mezzo nuovo per scoprire paesaggi nuovi che con altre tipologie non puoi fare, ossia le strade bianche: dannose per la bdc e noiose per la xc. Mi piacerebbe fare un confronto di prezzi tra avere dei mezzi di proprietà piuttosto che noleggiarli a seconda della “voglia” del momento..

    • Io sono passato ad una gravel (mod BH x Carbon 3.5 2020), modificando la mono corona alla doppia (Grx d2).
      Il peso è molto simile alle precedenti bike( Emonda Srl 8 disc, e Giant Tcr disc, una 2018 è una 2019)!per me le prestazioni sono simili, anzi;trovo più sicura la bici gravel , molto stabile e confortevole, puoi passare dalla classica strada asfaltata alla stradina secondaria in sterrato…! ti agevola a star fuori dal caos delle strade trafficate!(poi non è una Mtb! ) ma puoi fare di tutto! Io sono soddisfatto della scelta!

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