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PIETRO DUTTO

PIETRO DUTTO



La storia di un giovane cuneese, nazionale di Biathlon in inverno e cicloamatore in estate

 

Ha inforcato gli sci, spinto in primis dalla mamma, alla tenera età di sei anni, ma Pietro Dutto, al di là di sky-lift e scioline, resta per vocazione un vero e proprio cultore della bicicletta, nella cui specialità ha un passato nelle categorie giovanili. Al momento dell’intervista, Pietro è a casa sua a Cuneo, in preparazione per i campionati italiani di biathlon sugli skiroll, in attesa di affrontare un inverno ad alto livello sugli sci.

 

Buongiorno Pietro, ci fa un suo “selfie”?

Sono nato a Cuneo nel 1989. In gioventù ho praticato diversi sport, in primis lo sci di fondo e ovviamente il biathlon, della cui specialità sono un rappresentante della squadra azzurra. Sono un grande amante della bicicletta e ho partecipato a tante corse nelle categorie giovanili. La mia società ciclistica di appartenenza è sempre stata la Vigor Cycling Team, che vorrei ringraziare per tutto ciò che ha fatto nei miei confronti lasciandomi crescere con rispetto e, soprattutto, senza alcuna pressione.

 

Sugli sci da piccolo per volere della mamma: quando e perché in bici?

Sono davvero cresciuto in bicicletta, anche mountain bike, tanto che partecipai anche alla “Roc d’Azur” in Francia con tanta voglia di fare bene. Ho ricordi bellissimi di quelle gare. Volevo fare il biker, ma nelle mie zone non c’erano squadre attrezzate. Scelsi così la strada nella categoria G6 e arrivai sino alla categoria Allievi. Arrivai terzo al campionato regionale piemontese e sapete chi erano i miei avversari sul podio davanti a me? Fabio Felline, che oggi corre nella Trek, e Mattia Pozzo, un mio caro amico, oggi professionista, ma nella Nippo Vini Fantini. Mi qualificai per i campionati italiani, ma non partecipai per una concomitanza con gli allenamenti di biathlon.

 

Fu difficile la scelta tra sci e bicicletta?

Non fu semplice perché amo molto il ciclismo, ma praticando seriamente entrambe le discipline, sarebbe stato difficile eccellere in entrambi gli sport. A malincuore, credetemi, scelsi così il biathlon.

 

Biathlon o sci fondo?

Scelsi il biathlon, anche perché dalle mie parti è piuttosto praticato. Inoltre la tecnica del passo pattinato, di cui ero un buon interprete, facilitò il mio passaggio al biathlon.

 

 

 

Torniamo a parlare di bicicletta, che nel suo caso non è solo strada ma anche e soprattutto MTB. Qual è stato in gioventù il suo percorso agonistico e quali risultati ha ottenuto?

Partecipai a svariate corse da Giovanissimo e da Allievo, come ho già detto. Ho vinto il campionato regionale di mountain bike da Esordiente a Valmanera. Tra i miei avversari c’era il valdostano Nicolas Jeantet, che sarebbe divenuto campione italiano junior di mtb e che, ironia della sorte, arrivava dal biathlon.

 

Se avesse concentrato le sue forze e il suo tempo sulla bici, oggi dove sarebbe potuto arrivare il ciclista Pietro Dutto?

Credo, senza passare per presuntuoso, di poter dire che forse avrei potuto essere un professionista di medio livello. Tra i miei avversari ricordo personaggi come Battaglin, Ulissi, Pelucchi, Nizzolo, Pozzo, Felline. Ecco, guardando quello che hanno fatto loro, posso dire che forse avrei potuto quanto meno passare nella massima categoria.

 

Dicevamo nella presentazione che lei è un ottimo interprete delle gran fondo su strada. Parliamo della sua stagione ciclistica 2015…

Essendo atleta della nazionale di biathlon, squadra sponsorizzata Sportful, ogni anno partecipo all’omonima Gran Fondo a Feltre. Ho chiuso 26° nel medio, mentre ho chiuso al secondo posto la Gran Fondo di Novara, gara di Coppa Piemonte. Ho partecipato alla mitica Fausto Coppi e ho chiuso il medio divertendomi. Il ciclismo per me è un ottimo allenamento per l’inverno.

 

 

 

Lei è cuneese, terra di salite e di discese epiche, terreni che hanno esaltato le doti di Fausto Coppi e di tanti altri corridori che hanno vinto il Giro. Quali sono le sue zone abituali per gli allenamenti?

Noi cuneesi abbiamo una grande fortuna: possiamo pedalare sul Fauniera, con pendenze dure, ma ci sono anche le salite brevi. Io prediligo il monregalese, dove ci sono salite brevi e clima ottimo. Da noi, insomma, ce n’è per tutti i gusti.

 

Arriviamo alla sua specialità, il biathlon. Lei fa parte della nazionale italiana e ha anche centrato un podio mondiale in staffetta. Quali sono i suoi migliori risultati?

Sì, esatto: sono stato terzo ai mondiali junior di staffetta. Le ultime stagioni purtroppo sono state travagliate per problemi fisici. Nel 2014, anno olimpico, ho preso la mononucleosi, quest’anno la toxoplasmosi. Insomma, sono in cerca di riscatto. Avevo fatto, nell’anno preolimpico, altre buone prestazioni, soprattutto in staffetta.

 

Quali sono le caratteristiche necessarie per essere un buon biathleta?

Il biathlon moderno è molto difficile: occorre essere un ottimo fondista, sparare bene e sparare veloce. Non si può lasciare nulla, proprio nulla al caso. Per non parlare poi dei materiali. Non è facile come sembra, riuscire a centrare la top 60.

 

Quanto è utile la bici come preparazione estiva e quante ore trascorre settimanalmente in sella?

Guardate, se fosse per me non scenderei mai di sella sino a novembre. Purtroppo devo accontentarmi di 3500 – 4000 km all’anno. Nel periodo maggio giugno faccio 3-4 uscite a settimana, da luglio in poi 2-3 uscite. Poi ovviamente mi concentro sugli sci. La bici è un mezzo ottimale per il recupero oltretutto.

 

L’inverno non è poi così lontano. Quali sono i suoi obiettivi per la sua stagione 2016?

Riuscire a qualificarmi per i mondiali 2016 in programma a Holmenkollen, il tempio dello sci, oltre a centrare la top 30 in Coppa del Mondo.

 

Ogni atleta, ogni persona ha un sogno. Qual è il suo?

La medaglia alle Olimpiadi.

 

 

Fonte PAOLO MEI

 

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