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CICLOCROSS



Dal telaio alle regolazioni di assetto, ecco i parametri per fare sempre la scelta giusta ed ottenere una bicicletta perfetta. Su ogni tipo di tracciato

Canale InBici Media Group

 

Il ciclocross, cugina “povera” delle discipline su strada, da sempre molto amata nei Paesi Bassi e in Francia, negli ultimi anni ha ripreso vigore, conquistando anche in Italia nuovi adepti.

Già al momento dell’acquisto o dell’adattamento di una bicicletta da strada, si presentano una serie di dubbi circa alcune scelte tecniche che riguardano telaio e componenti.

E allora per chiarirsi qualche dubbio occorre focalizzare la nostra attenzione su quali siano le caratteristiche di percorso e di impegno biomeccanico tipiche di questa disciplina.

 

I percorsi ciclocross, come noto, sono costituiti da lunghi tratti di fuori strada, sentieri di campagna con terra e fango, sterrati, prati e boschi, intervallati a brevi segmenti in asfalto e con un fondo e pendenze variabili. Spesso il tracciato prevede curve molto angolate e tratti di “single-track” (ovvero sentieri in cui passa una sola bicicletta per volta). In qualche tratto, inoltre, il ciclista è costretto (per pendenza e/o fango) a scendere dal mezzo ed affrontare il percorso a piedi trasportando la bici in spalla (e questo avviene in media sul 10% del percorso). Quindi, in poche parole, percorsi caratterizzati da un’estrema variabilità con tratti brevi ma molto impegnativi dove il bilanciamento del mezzo e dei baricentri e la cosidetta “guidabilità” del mezzo giocano un ruolo fondamentale.

Queste caratteristiche peculiari del ciclocross hanno già trovato da parte delle aziende che propongono biciclette “dedicate”, una serie di efficaci risposte tecniche in termini di geometrie e di componenti.

Il telaio ciclocross deve essere, in primis, leggermente più corto 10-20 mm rispetto al telaio normalmente utilizzato su strada al fine di garantire una maggiore compattezza della struttura e dell’assetto del ciclista.

L’altezza dello sterzo risulta anch’essa ridotta al fine di favorire non, come si pensa, l’aerodinamica, bensì una migliore distribuzione del peso anche sulla ruota anteriore oltre che la compattezza della geometria.

L’angolo del piantone è invece più avanzato al fine di favorire una posizione del baricentro corporeo più avanzata utile a supportare i numerosi passaggi impegnativi del tracciato.

In termini di guidabilità del mezzo, l’angolo di sterzo più steso indietro (meno verticale rispetto alla strada) si abbina ad un rake della forcella più ampio così da favorire un aumento del passo e della sensibilità di manovra nei passaggi tecnici più difficili.

 

Per quanto riguarda la scelta dei componenti, pedale e scarpa da mtb sono obbligati, ma con l’accorgimento di una regolazione della tacchetta più arretrata al fine di ridurre l’impatto sul tricipite del polpaccio già molto sollecitato nell’affrontare i tratti impegnativi di corsa. La sella, giusta nella larghezza posteriore, dovrebbe risultare più stretta nella parte anteriore per assecondare i frequenti spostamenti del baricentro corporeo. Infine il manubrio dev’essere più largo per favorire una maggiore sensibilità della guida nei passaggi tecnici impegnativi con fango e terreno pesante.

L’altezza della sella nei due assetti deve rimanere inalterata, salvo eventuali adattamenti necessari nel caso in cui le pedivelle montate nelle due biciclette siano di lunghezza diversa. In questo caso la scelta può giustamente ricadere su una pedivella più corta rispetto a quella utilizzata su strada al fine di favorire l’agilità anche nei tratti più pesanti del percorso.

L’arretramento della sella deve, invece, subire un leggero avanzamento verso la verticale del movimento centrale per riuscire ad avanzare il baricentro corporeo a supporto dei maggiori picchi di potenza da imprimere sul pedale.

Lo scarto (o dislivello) fra sella e manubrio deve risultare maggiorato in quanto, come già detto, deve favorire un bilanciamento migliore del peso sulla ruota anteriore quando il tracciato lo richiede.

Al contrario, la distanza sella-manubrio deve subire una riduzione per garantire una maggiore compattezza del ciclista e spostamenti più precisi e fini del baricentro corporeo.

Tutto ciò non può non prescindere da una attenta valutazione biomeccanica da parte di tecnici competenti sull’ergonomia e la biomeccanica applicata al ciclismo.

E allora, buon “fango” a tutti.

 

 

Fonte  Fabrizio Fagioli (Velosystem® Bike Fitting Center) Copyright © INBICI MAGAZINE

 

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