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FRANCO GIUSTI, IN BICI DA 70 ANNI E NON VUOLE SMETTERE!


88 anni e non sentirli grazie al ciclismo. Franco Giusti ha scritto la storia del ciclismo, non solo nel ravennate ma un po’ in tutta l’Italia. «Adesso sono fermo per un piccolo problema fisico, ma tra qualche settimana tornerò in sella», ha spiegato Giusti al sito ravennaedintorni, dove racconta i suoi esordi in bicicletta, una volta finita la seconda guerra mondiale: «Mi iscrissi così alla Garibaldina, ma ero ancora troppo piccolo per correre negli Allievi, quindi mi truccarono il documento. Poi passai al Pedale Ravennate del mio maestro Celso Minardi, cominciando a vincere».

Coniugare il ciclismo e la vita di tutti i giorni non è mai semplice: «Per potermi allenare mi alzavo alle 4.30 del mattino. Facevo un centinaio di chilometri e alle 8 mi presentavo alla Padana di Macinazione, dove trovai il mio primo lavoro. A 16 anni mi trasferii al Corriere Romagnolo e in seguito alla Messaggeria Emiliana, facendo lo spedizioniere. Ero un buon velocista e vincevo parecchio. Quando correvo nei Dilettanti, i miei avversari tiravano come dei matti per lasciarmi indietro. A me piacevano i sacrifici e non mi pesava la fatica, ma purtroppo soffrivo le corse lunghe, quelle dai cento chilometri in su. Siccome andavo forte, mi consigliarono di prendere qualcosa che mi “aiutasse”, ma io non andai oltre alle vitamine. Non riuscii così a compiere il salto di qualità e fui escluso dalla lista regionale dei ciclisti più forti. A 22 anni chiusi la carriera all’As Godo».

15 anni dopo il ritiro, Giusti torna in sella come amatore dopo aver allenato gli Allievi del Pedale Ravennate. Un incidente occorso in volata gli fa avviare una nuova strada, quella del dirigente: «Assieme ad altri appassionati creai l’associazione Cicloturisti Pedale Ravennate, che mi permise di tornare alle gare fino a quando ho avuto 70 anni. Eravamo associati all’Udace, di cui in seguito sono diventato responsabile provinciale, che di recente è stata assorbita dall’Acsi, di cui anche adesso sono presidente. Negli anni Settanta erano affiliate più di trenta società, per circa mille tesserati, oggi ne sono rimaste 12, per un totale di 350 iscritti. Erano altri tempi. Ho continuato a stare nell’ambiente, conoscendo Pantani, Cassani e Petacchi, e diventando amico di Baldini, Adorni e Gimondi. Mi ricordo ancora quando nel 2000, in una rievocazione di una gara a Bertinoro, incontrai Merckx. Sgranato il gruppo, in salita rimanemmo io, lui e Coppolillo. Al nostro passaggio tutte le persone del pubblico salutavano me ed Eddy mi disse: “ma qui tu sei famoso”. Io gli risposi: “qui il campione sono io, mica tu”. Ma nel frattempo pensavo: “sapessero chi è al mio fianco”…».

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