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IL COBRA E LA VESPA: COSA E’ CAMBIATO?


Alcuni episodi che avvengono in contemporanea, probabilmente non succedono a caso. Fatto sta che lo scorso venerdì, il primo giorno del Giro d’Italia 2018, esce il libro di Riccardo Riccò, su una copertina rosa, che vuole proprio richiamare la corsa che si sta svolgendo in questi giorni. In contemporanea a questa uscita, e a tutto il vespaio di polemiche che ne sta susseguendo, in gruppo succede che Sander Armée, corridore della Lotto Fix All, viene punto (scusate il gioco di parole) da una vespa. Per un regolamento interno al team, il corridore decide di non assumere il cortisone, che in questi casi sarebbe sacrosanto; il cortisone è una sostanza dopante, ma con un certificato medico (la tanto famosa TUE) potrebbe assumerlo e il suo gonfiore al viso andrebbe via in pochissimo tempo. E invece no, la paura di creare un caso  corridore preferisce tenersi il dolore e il gonfiore.

Tutto per colpa di una maledetta vespa? Sì, ma non solo. La colpa, purtroppo, è anche del passato, quel passato di cui Riccò fa parte a tutti gli effetti. “Il Cobra”, come veniva soprannominato in gruppo, è stato trovato positivo al CERA (l’Epo di seconda generazione) durante il Tour de France 2008; dopo la squalifica è tornato a vincere, salvo poi sentirsi male in allenamento dopo essersi fatto un’autoemotrasfusione, come lui stesso ha affermato al medico che lo ha soccorso in ospedale; in seguito a questa vicenda, Riccò è stato squalificato fino al 2024.

In sostanza, tra sei anni il Cobra potrà tornare a correre, e probabilmente con questo libro vuole farsi qualche altro nemico in gruppo. Anche se avrà 40 anni, non escluderei che Riccò possa tentare a tornare in gruppo: in fondo, non ha mai abbandonato del tutto il ciclismo, visto che qualche anno fa ha anche venduto dell’Epo ad alcuni amatori.

“Cuore di Cobra, confessioni di un ciclista pericoloso”. Questo è il titolo del volume. Pericoloso perchè probabilmente Riccò ha capito quanto fosse pericoloso farsi una trasfusione da solo con del sangue conservato nel proprio frigorifero di casa.

Non resta altro che riflettere: un ex corridore dice ancora una volta che non è possibile vincere senza doparsi, mentre un ragazzo che sta affrontando il Giro evita di prendere il cortisone quando per lui sarebbe sacrosanto assumerlo. Non dobbiamo dimenticare che anche Nibali, alla Vuelta del 2013, fu punto da una vespa, eppure decise di non assumere cortisone.

E’ fuori da ogni dubbio che qualcosa nel ciclismo è cambiato, altrimenti nessuno avrebbe la faccia gonfia per punture di insetto. Chi vuole barare c’è e ci sarà sempre: ma sparare nel gruppo, e farlo – guarda caso – durante il Giro d’Italia, è davvero troppo.

 

 

A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine

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