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JOHAN BRUYNEEL RADIATO A VITA DAL TAS, MA SI DIFENDE IN UNA LETTERA APERTA


Johan Bruyneel, ex corridore e già direttore sportivo di lance Armstrong negli anni della US posta Service e con il Team Astana, è stato radiato a vita dal TAS. 15 anni sono stati invece inflitti a Pedro Celaya Lezama, medico della squadra, e Jose Martí Martí, allenatore. Dopo la sentenza, Bruyneel ha scritto sui propri social network una lettera aperta, che tocca vari punti.

“Anche se non c’è nulla che io possa fare contro questa sanzione – e a 54 anni di età, una sanzione di 10 anni o una squalifica vita è praticamente lo stesso – vorrei ancora approfittare dell’occasione per evidenziare qualche elemento chiave in questo lungo processo.

In primo luogo, voglio sottolineare che riconosco e accetto pienamente che in passato siano stati fatti molti errori. Ci sono un sacco di cose che avrei voluto fare in modo diverso, e ci sono certe azioni delle quali ora mi pento profondamente. Il periodo che ho vissuto, sia come ciclista che come direttore sportivo, era molto diverso da quello che è oggi.

Senza entrare nei dettagli, vorrei semplicemente osservare che eravamo tutti figli della nostra epoca, affrontando le insidie e le tentazioni che facevano parte della cultura all’epoca non abbiamo sempre fatto le scelte migliori.

In termini di tutto il processo sportivo-legale però, e cercando di mantenere questa lettera il più breve possibile, ci sono elementi che sento il bisogno di evidenziare, perchè, anche oggi, dopo tutti questi anni, li trovo incredibilmente frustranti.

Usada: ho detto fin dall’inizio che questa agenzia americana non aveva giurisdizione su di me. Io sono un cittadino belga, che vive in Spagna, e non ho mai avuto nessun accordo contrattuale, tanto meno un accordo arbitrale, con Usada. Eppure questa agenzia ha ignorato tutte le normali limitazioni giudiziarie per crocifiggermi e demonizzarmi, facendo di me un protagonista chiave nella loro versione in stile Hollywood degli eventi.

Nonostante la decisione del Tas, ribadisco che Usada non ha – e non ha mai avuto – nessuna autorità legale su di me. Così, Usada non ha mai avuto il potere di aprire una causa contro di me, e ancor meno qualsiasi potere di questione con una squalifica di qualsiasi durata.

I miei principali argomenti di difesa sono stati:
1. Che non c’è mai stato nessun accordo arbitrale tra me e Usada;
2. Il rispetto dello Statuto delle limitazioni;
3. Il diritto alla parità di trattamento;
4. La proporzionalità della sanzione.

Sono stati tutti completamente ignorati.

Tutto questo processo è stato difficile, doloroso e complicato per me, ma dopo troppo tempo, è ora che io vada avanti. Posso finalmente chiudere questo capitolo e concentrarmi sulle cose positive nel mio futuro. Sono ancora in buona salute, ho due bambini bellissimi, sani, un sacco di amici molto buoni oltre che tanta energia e idee per gli anni a venire.

Dopo tutto quello che è successo, e ripeto, ci sono molte cose delle quali mi pento, amo ancora il ciclismo con la stessa passione e intensità che ho avuto quando me ne sono innamorato a soli 14 anni. Nonostante la decisione del TAS, il mio obiettivo e il mio desiderio è ancora quello di contribuire, di aiutare a far crescere il mio sport e di farlo meglio negli anni a venire”.

 

A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine

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