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Ciclismo amatoriale 2

Ciclismo amatoriale,



Un amatore di 60 anni, affermato professionista, trovato positivo per uso di EPO e ormoniretate continue dei NAS con arresti di spacciatori di doping riservato agli amatori, ciclisti amatoriali che, preavvisati dei controlli antidoping all’arrivo di una gara minore amatoriale, cambiano strada e si dileguano…

Non è un film ma qualche pillola amara rappresentativa della triste realtà del settore amatoriale sportivo italiano, con particolare riferimento a ciclisti, frequentatori di palestre, corridori.

 

Amatori e cioè persone che fanno (o dovrebbero fare) sport per passione, divertimento e stare bene, senza alcuna altra finalità.

 

Chi vince a volte riceve una coppa o una medaglia ed altre un prosciutto od altri generi alimentari. Sono vietati premi in denaro.

 

Chi si dopa ha tutte le età, è ricco o povero, frustrato o realizzato e quindi non catalogabile. E non lo fa per vincere ma per battere un amico che gli arriva sempre davanti, per non farsi sfottere a causa di prestazioni modeste, per sentirsi gratificato.

 

E tutto questo genera mezzo miliardo di giro d’affari e si può tranquillamente assimilare al narcotraffico.

La Federciclismo ha voluto essere la prima federazione a reagire in modo deciso e netto, emanando, lo scorso 28 giugno, una normativa etica votata dal Consiglio Federale all’unanimità. Il Corriere della Sera la ha considerata un provvedimento “unico al mondo nel suo genere ed inevitabile” (articolo di Marco Bonarrigo, n.d.r.).

Punto cardine di questa nuova normativa è la autocertificazione etica, che si dovrà consegnare al rappresentante della squadra da parte di chi voglia tesserarsi quale cicloamatore, che attesti la totale estraneità a fatti legati al doping, anche se oggetto di sanzione scontata, sia essa di natura sportiva che comminata dalla giustizia ordinaria.

A chi non ha il requisito etico sarà concessa solamente la tessera di cicloturista e non potrà partecipare a gare e manifestazioni a valenza agonistica.

 

La mendace autocertificazione, ai sensi di legge, è un reato, come tale passibile di sanzione penale.

Ma c’è un altro punto cardine di questa normativa.

Stante la presenza nel mondo amatoriale di squadre assimilabili a quelle dei professionisti, che sono strutturate esclusivamente per vincere, al punto che arrivano a pagare i loro corridori, sotto forma di rimborsi spese e/o compensazioni varie, onde eludere il divieto di corrispondere stipendi, si è stabilito che i professionisti potranno accedere dal mondo professionistico a quello amatoriale solo decorsi 4 anni (2 per le donne ed 1 per i dilettanti).

In tal modo si intende stemperare quanto più è possibile l’esasperazione agonistica che certi passaggi senza soluzione di continuità generavano, creando fenomeni emulativi assai pericolosi e che spesso hanno portato all’uso di sostanze illecite oltre che a pratiche contrarie all’etica sportiva che spesso portano anche a compromettere la sicurezza delle gare.

 

La situazione era divenuta insostenibile e si è resa quindi necessaria una normativa adeguata e di eccezionale portata per arginare un’emergenza, divenuta sociale.

Purtroppo la vastità del fenomeno ci sta facendo assistere a proteste di varia natura, anche se poco consistenti nella sostanza, a tentativi di eludere la normativa, a pressioni spesso indebite, a tentativi di boicottaggio destinati a naufragare perché la normativa è stata emanata e tutti gli Enti di promozione sportiva, facenti parte della Consulta del ciclismo, hanno aderito. E certe pressioni confermano che stavolta si è capito bene che si sta facendo sul serio e che certe pratiche non potranno continuare ad essere esercitate.

 

Ma non basta. È necessario lo sforzo di ogni parte sana del movimento e quindi amatori, organizzatori, sponsor, ecc., che fortunatamente ne rappresenta la stragrande maggioranza anche se molto silenziosa, perché è indispensabile un radicale salto culturale, che ristabilisca un corretto approccio al mondo del ciclismo e quindi dello sport amatoriale.

 

In tal modo si potrà anche favorire l’accesso di tanti ciclisti appassionati, oggi nauseati dalla situazione descritta, che non vedono l’ora di partecipare a manifestazioni pulite, sane, goliardiche, pregne di sano spirito agonistico, che oggi pedalano tenendosi ben distanti da granfondo ed eventi analoghi.

 

Già molti organizzatori, a prescindere dalle normative, hanno applicato nei loro regolamenti norme etiche che prevedevano l’inibizione a chi ha avuto a che fare con il doping. Tra questi pionieri sono stati i partecipanti al Consorzio Five Stars League, che raccoglie alcune tra le più importanti granfondo italiane (Maratona delle Dolomiti, Novecolli, Sportful, Pinarello e Gimondi) e Granfondo Campagnolo Roma, assieme ad altri che oggi potranno godere di una normativa che finalmente sarà applicata da tutti.

 

 

 

Fonte  Roberto Sgalla

Gianluca Santilli

Responsabile Settore Amatoriale Nazionale

Federciclismo

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